di Nina Prenda
Una condanna a un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, per aver diffuso contenuti antisemiti e diffamatori attraverso un video pubblicato su Instagram: è quanto ha stabilito il giudice dell’udienza preliminare, Luca Milani, per l’attivista Cecilia Parodi, al termine di un processo con rito abbreviato, avviato a seguito di una denuncia presentata dalla senatrice a vita Liliana Segre.
Al centro della vicenda, un video scioccante in cui Parodi ha pronunciato gravi insulti, tra cui la frase “odio tutti gli ebrei”, diretta anche alla senatrice Segre, sopravvissuta alla Shoah e figura emblematica della memoria in Italia.
La sospensione della pena è subordinata a un provvedimento particolare: Parodi dovrà pubblicare, a proprie spese, il testo integrale della sentenza sul sito ufficiale del Ministero della Giustizia, dove dovrà restare visibile per 20 giorni. Questa misura ha lo scopo di rendere pubblica la condanna e rimarcare la gravità delle dichiarazioni da lei rilasciate. Il giudice ha inoltre stabilito un risarcimento provvisorio per le parti civili: 10.000 euro a Liliana Segre, 5.000 euro all’International Association of Jewish Lawyers and Jurists, 500 euro al suo presidente e 5.000 euro all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Leonardo Lesti, hanno ricostruito l’accaduto: Parodi avrebbe inizialmente rivolto offese antisemite contro la senatrice, aggravando poi il contenuto del video con una risposta a un commento in cui affermava: “Odio tutti gli ebrei, odio tutti gli israeliani, dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono. Se un giorno dovrò vedervi tutti appesi per i piedi – e non basta piazzale Loreto, serve piazza Tienanmen – io vi giuro che sarò la prima a sputarvi addosso”. Il caso ha suscitato un’ondata di indignazione nel mondo politico e culturale, rilanciando il dibattito sul ruolo dei social media nella diffusione dell’odio e sull’importanza della conservazione della memoria storica.