Hamas e la guerra in casa: clan, retate e controllo armato

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di Davide Cucciati
Secondo la BBC dell’11 ottobre 2025, Hamas ha richiamato circa 7.000 membri delle proprie forze di sicurezza per ristabilire il controllo su aree di Gaza da poco abbandonate dalle truppe israeliane. La mobilitazione è avvenuta tramite chiamate e messaggi di testo, con l’ordine di presentarsi entro 24 ore per “ripulire Gaza da fuorilegge e collaborazionisti con Israele”. Il gruppo palestinese avrebbe anche nominato cinque nuovi governatori, tutti con un passato militare, alcuni dei quali hanno comandato brigate dell’ala militare di Hamas.

 

A pochi giorni dalla cessazione delle ostilità tra Israele e Hamas, nuovi sviluppi innescano il timore di un’escalation interna tanto nella Striscia di Gaza quanto in Giudea e in Samaria, minacciando la fragile tregua e il percorso diplomatico internazionale.

Infatti, secondo la BBC dell’11 ottobre 2025, Hamas ha richiamato circa 7.000 membri delle proprie forze di sicurezza per ristabilire il controllo su aree di Gaza da poco abbandonate dalle truppe israeliane. La mobilitazione è avvenuta tramite chiamate e messaggi di testo, con l’ordine di presentarsi entro 24 ore per “ripulire Gaza da fuorilegge e collaborazionisti con Israele”. Il gruppo palestinese avrebbe anche nominato cinque nuovi governatori, tutti con un passato militare, alcuni dei quali hanno comandato brigate dell’ala militare di Hamas.

A far salire la tensione è stato un agguato nel quartiere Sabra di Gaza City, dove due membri delle forze élite di Hamas sono stati uccisi da uomini del clan Dughmush. I corpi sono stati lasciati in strada, suscitando rabbia e preparando il terreno a una dura rappresaglia: le forze di Hamas hanno poi circondato un’area dove si ritiene si trovassero oltre 300 miliziani del clan, armati di mitragliatrici ed esplosivi artigianali. Almeno un membro del clan è stato ucciso e altri 30 sarebbero stati arrestati da Hamas.

Questa mobilitazione si inserisce in un contesto di crescente incertezza sul futuro governo della Striscia: uno snodo delicato che rischia di compromettere la seconda fase del piano di pace statunitense.

Secondo Asharq al-Awsat, negli ultimi giorni diversi membri di clan rivali, tra cui al-Mujaida, sono stati uccisi da Hamas in una serie di blitz armati nei quartieri di Gaza City e Khan Yunis. In parallelo, decine di persone sarebbero state rapite o arrestate mentre milizie rivali vengono disarmate a forza.

Intanto, anche in Giudea e Samaria la situazione è tesa. Secondo il Times of Israel del 12 ottobre 2025, le autorità israeliane hanno intensificato le misure contro le manifestazioni di sostegno a Hamas. Nel fine settimana, Tzahal e la Polizia di Frontiera hanno condotto operazioni in diversi villaggi della zona di Ramallah, tra cui Silwad e Nil’in, dove si erano radunati sostenitori del gruppo islamista. Otto persone sono state arrestate per aver partecipato a cortei con bandiere e slogan inneggianti al terrorismo. Altri sette sono stati fermati per incitamento all’odio, tra cui Abd al-Aziz Khamayseh, gestore di una popolare pagina social accusata di diffondere contenuti pro-terrorismo. Suo fratello, Islam Khamayseh, considerato responsabile di un attentato mortale, era stato ucciso in un attacco aereo nel maggio 2024.

Il doppio fronte di tensioni (Gaza, Giudea e Samaria) rivela quanto fragile sia la stabilità raggiunta dopo anni di guerra. L’accordo sugli ostaggi e il piano di pace restano appesi a un filo, minacciati tanto dalla presenza di Hamas quanto dalla polveriera sociale che si agita sotto la superficie. Secondo un sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research del maggio 2025, il sostegno popolare al pogrom del 7 ottobre è sceso rispetto ai picchi iniziali ma resta significativo: il 50% dei palestinesi intervistati continua a ritenere “giusta” quella strage, con punte del 59% in Giudea e in Samaria e del 38% a Gaza. Hamas resta il primo partito nelle intenzioni di voto, con il 43% contro il 28% di Fatah. Nelle università della Giudea e della Samaria, il movimento islamista continua a godere di consensi solidi, come dimostrano le ripetute vittorie della sua lista studentesca alla Birzeit University.

Questi numeri, incrociati con l’elevato tasso di alfabetizzazione e accesso all’istruzione registrato nei Territori Palestinesi prima della guerra, mettono in discussione l’idea che l’estremismo prosperi solo nella miseria. Al contrario, Hamas ha saputo radicarsi in profondità anche nei segmenti più istruiti della popolazione, attraverso un sistema capillare di servizi sociali, sindacali ed educativi.