Caso Goracci. La Comunità ebraica: “Disinformazione in contrasto con servizio pubblico”. Gasparri: “Negazionista”

Italia

di Pietro Baragiola

Lunedì 29 settembre la giornalista del Tg3 Lucia Goracci ha sostenuto durante il suo collegamento televisivo che la notizia dei bambini israeliani bruciati vivi nell’attacco di Hamas del 7 ottobre è stata “più volte dimostrata essere una fake news”.

Un’affermazione sconvolgente che ha immediatamente acceso il dibattito pubblico, sollevando accuse di negazionismo e richieste di chiarimento sia sul piano politico che giornalistico.

La risposta della Comunità Ebraica di Milano

Il primo a farsi sentire in merito alla vicenda è stato Davide Blei, delegato alla comunicazione dal Consiglio della Comunità Ebraica di Milano. Nella sua nota stampa, Blei ha definito la situazione “una presa di posizione non degna di una giornalista del servizio pubblico.”

Il portavoce della Comunità Ebraica si è poi soffermato sull’esclusione della Goracci da Gaza affermando che questo veto è stato imposto a “tutti i giornalisti” e quindi non può essere usato come prova di un presunto accanimento personale.

“Esistono conferme accertate che i bambini israeliani sono stati bruciati da Hamas, anche se lei afferma siano fake news” ha aggiunto Blei, definendo “sorprendente e inaccettabile” che la Rai diventi “un contenitore di fake news”.

Le parole della giornalista, dunque, non sarebbero soltanto un’opinione personale, ma un vero e proprio atto di disinformazione in contrasto con il dovere del servizio pubblico.

La posizione di Goracci e Damilano

La frase di Goracci ha provocato una frattura immediata tra chi chiede prudenza nella diffusione delle immagini e testimonianze e chi invece denuncia il rischio di negare crimini efferati.

Marco Damilano

Ad alimentare la polemica si è inserito anche Marco Damilano nella sua trasmissione Il cavallo e la torre in onda su Rai3. In una delle ultime puntate il conduttore ha liquidato come un “pataccone” il QR code indossato dal premier Benjamin Netanyahu durante il suo discorso all’ONU per rimandare ad un sito dove sono presenti immagini e documentazioni del massacro del 7 ottobre.

Il giudizio di Damilano ha fatto molto discutere gli spettatori del programma che su X hanno definito “inaccettabile ridicolizzare uno strumento pensato per ricordare le atrocità ancora vive nella memoria delle vittime”.

Le affermazioni della Goracci e di Damilano hanno rafforzato l’idea di una tendenza interna del servizio pubblico a minimizzare la portata delle violenze di Hamas.

La critica di Gasparri

Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha colto la questione e l’ha portata al centro del dibattito politico. In diretta a Re Start su Rai3, Gasparri ha accusato Goracci di essere “una negazionista del 7 ottobre”, mostrando sul proprio tablet una fotografia di due cadaveri carbonizzati, la stessa che in passato il premier Netanyahu ha mostrato all’ex segretario di Stato americano Antony Blinken.

“Dire che la notizia dei bambini bruciati è una fake news è gravissimo” ha affermato Gasparri. “Il 7 ottobre sono state massacrate migliaia di persone, tra cui donne e bambini. Negare queste atrocità significa rifiutare la verità e offendere la memoria delle vittime.”

Anche il deputato alla Camera Alessandro Cattaneo ha definito “inaccettabili” le affermazioni della giornalista, ricordando di essere stato presente in studio durante il suo servizio.

“Non si può confondere la libertà di stampa con la libertà di dire falsità” ha aggiunto il senatore Adriano Paroli.

Queste dichiarazioni hanno aperto un fronte politico trasversale: dal partito democratico sono arrivate accuse di “intimidazione politica contro una giornalista del servizio pubblico”; il Movimento 5 Stelle ha parlato di “gesto miserabile e indegno”; Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, ha espresso solidarietà a Goracci, definendo le accuse di negazionismo “ingiustificate”.

Gasparri, però, non ha fatto passi indietro, anzi: ha esteso l’accusa allo stesso Bartoli, sorpreso che il presidente dell’Ordine si fosse “associato al coro negazionista”.

“Il 7 ottobre furono anche bruciati dei bambini. Negare questa evidenza è grave” ha ribadito il senatore. “Porterò avanti la verità anche come iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1985.”

Un caso che diventa politico

Il caso Goracci ha quindi travalicato i confini del dibattito giornalistico, diventando terreno di scontro politico. Se da una parte si invoca il diritto di cronaca e la prudenza nel riportare notizie non verificate da fonti indipendenti, dall’altra si sottolinea che le testimonianze, le immagini e i racconti dei sopravvissuti confermano le atrocità commesse da Hamas.

Il dibattito intanto resta acceso e la vicenda dimostra ancora una volta quanto fragile sia il confine tra informazione, opinione e disinformazione, soprattutto quando in gioco ci sono tragedie che segnano la nostra storia contemporanea.