di Ilaria Myr
Oggi l’antibiotico è il rimedio più usato per combattere infiammazioni o infezioni, ma fino all’introduzione della penicillina si moriva anche per semplici raffreddori o febbri. Forse però non tutti sanno che fra gli scopritori della penicillina c’era un farmacologo ebreo tedesco…. Scoperta da Alexander Fleming nel 1928, la penicillina fu infatti isolata e purificata dal farmacologo e biochimico tedesco naturalizzato britannico Ernst Boris Chain insieme all’anatomopatologo australiano Howard Walter Florey.
Tedesco di nascita, Chain nacque in una famiglia ebraica di imprenditori attivi nel campo della chimica industriale. Laureatosi in chimica nel 1930 lavorò prima a Berlino, ma nel 1933, con l’ascesa al potere del nazismo, emigrò in Gran Bretagna – la madre e la sorella rimasero invece in Germania e morirono nei campi di concentramento -. Fu in quegli anni che scoprì alcune sostanze naturali con efficace funzione antibatterica, riuscendo a produrre penicillina in forma pura, applicandola con successo in ambito medico.
Nel 1948 Chain accettò l’offerta di dirigere un nuovo laboratorio di ricerca microbiologica presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma. Nello stesso anno si sposò con la chimica correligionaria Anne Beloff ed ebbero tre figli, ai quali diedero un’educazione ebraica. Non solo: diede un contributo importante alle istituzioni del neonato Stato di Israele, in particolare al Weizmann Institute of Science, di cui diventa membro onorario, e rimane coinvolto nelle istituzioni israeliane fino alla sua morte, avvenuta il 12 agosto 1979, all’età di 73 anni.
Ironia della storia? Nel 1945, anno in cui finì la seconda guerra mondiale, lasciandosi dietro milioni morti e la tragedia della Shoah, il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia andò proprio a Fleming, Florey e Chain: un ebreo, quest’ultimo, che aveva dovuto lasciare la sua Germania per le persecuzioni antisemite, che diede un contributo fondamentale all’umanità.