di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda]
Israele è accusato di genocidio. Ma attenzione a tutta la disinformazione a reti unificate, con in testa anche i media più importanti quali La Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera. Bisogna selezionare anche l’umorismo: il Corriere attacca tutti i giorni Israele con il suo vignettista. Evviva Ciro Principe youtuber napoletano, ospite fisso di Informazione Corretta, che con un’ironia pulita spiega la realtà del Medio Oriente.
Fuor di disinformazione, vediamo che nelle operazioni a Gaza City l’IDF ha eliminato il terrorista che si vantava con i suoi genitori di aver assassinato “dieci ebrei” con le sue mani e diceva con orgoglio “vostro figlio è un eroe”. Ecco il tenore autenticamente genocida dei discorsi di quei palestinesi che sono, invece, spacciati come “vittime”.
Israele critica fortemente l’Ue che vuole a tutti i costi riconoscere la Palestina, per la solita invenzione della propaganda palestinese: “fermare il genocidio”. E nessuno difende chi viene ostracizzato e aggredito perché considerato “complice di genocidio” come Marco Carrai, console onorario di Israele a Firenze. Il governatore della Toscana, Giano, ha chiesto a Carrai di dimettersi dalla fondazione dell’ospedale Meyer, solo perché puzza di Israele.
Francesca Albanese è la prima a parlare di “genocidio”, la relatrice speciale dell’Onu per i Territori è stata accolta in Senato dall’entusiasmo di tutti i partiti di sinistra.
Sono gli organismi internazionali non governativi che sfruttano la loro posizione di prestigio per etichettare Israele di “genocidio”. Non ci sono prove? Si inventano. Anzi: si cambia la definizione stessa di genocidio per adattarla al caso di Gaza. L’indice IPC (sicurezza alimentare), usato dall’ONU, cambia i parametri solo per “certificare” che a Gaza c’è “carestia”, quando invece non c’è.
A due anni esatti dal 7 ottobre 2023, l’atto realmente genocida di Hamas che ha stuprato, torturato, ucciso 1200 ebrei innocenti, assassinati nelle loro case, l’accusa viene ribaltata sulle vittime. Nell’estate in cui si sono verificati episodi vergognosi di caccia al turista israeliano, alla Mostra del Cinema di Venezia, l’associazione pro-Pal Venice for Palestine ha raccolto firme di fior di registi e attori per mettere al bando l’attrice Gal Gadot (solo perché israeliana) e l’attore Gerard Butler, “colpevole” di aver partecipato ad una raccolta fondi nel 2018 per l’organizzazione no profit Friends of the Israel Defense Forces.
Negli stessi giorni del festival veneziano, salpava l’ennesima Fottiglia (la “Sumud”) guidata dalla solita Greta Thunberg, passata dall’ecologismo al palestinismo, con a bordo non solo attivisti, ma parlamentari ed europarlamentari italiani di sinistra: tutti pronti a violare il blocco navale di Israele per portare aiuti direttamente ai terroristi di Hamas.
Il pesce puzza dalla testa: il problema parte dall’Onu. Inutile girarci attorno. Sono le democrazie che non hanno il coraggio di uscire dalle Nazioni Unite e rifondare una nuova organizzazione, veramente rispettosa dei diritti umani. Tutto il contrario di quel che sinora è stato l’Onu.