Segni di vita dall’ostaggio Alon Ohel: il terrorismo psicologico di Hamas 

Israele

di Anna Balestrieri
La madre ha dichiarato che è ormai evidente che Alon abbia perso la vista da un occhio e che vi sia “estrema preoccupazione anche per il secondo”, denunciando un peggioramento dovuto a maltrattamenti e dure condizioni di prigionia, che dura da 720 giorni.

“Non sono gli occhi di Alon. Nostro figlio è ormai cieco da un occhio”. Con queste parole la famiglia di Alon Ohel, 24 anni, rapito da Hamas il 7 ottobre 2023, ha annunciato mercoledì di aver concesso la diffusione di un singolo fermo immagine tratto dal video di propaganda diffuso dal gruppo terroristico poco prima di Rosh Hashanah.

La sofferenza dei genitori

Idit e Kobi Ohel hanno spiegato di aver analizzato “ogni singolo fotogramma” del filmato nella speranza di trarre indizi sulle condizioni del figlio. La madre ha dichiarato che è ormai evidente che Alon abbia perso la vista da un occhio e che vi sia “estrema preoccupazione anche per il secondo”, denunciando un peggioramento dovuto a maltrattamenti e dure condizioni di prigionia.

Appello a Netanyahu

Durante la festività, il premier Benjamin Netanyahu ha telefonato ai genitori, insieme all’inviato per gli ostaggi Gal Hirsch. Netanyahu ha illustrato le “manovre militari e diplomatiche per sconfiggere Hamas e riportare a casa i rapiti”, ricevendo dai genitori un ringraziamento, ma anche una richiesta chiara: “Ci aspettiamo che torni dagli Stati Uniti con buone notizie”.

“Terrorismo psicologico”

La famiglia ha ribadito l’appello ai media a non diffondere il video nella sua interezza, definendolo “terrorismo psicologico mirato a colpirci”. Hanno concesso solo un fermo immagine, rifiutando che il resto delle immagini venga usato per la propaganda di Hamas.

Reazioni internazionali

La pubblicazione del video ha suscitato reazioni anche fuori da Israele. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha definito le immagini “disumanizzanti e insopportabili”, chiedendo la liberazione immediata di tutti gli ostaggi. Il ministro degli Esteri serbo Marko Đurić ha espresso “dolore e solidarietà” per la famiglia Ohel, condannando la scelta di Hamas di diffondere il filmato durante Rosh Hashanah.

Dall’attacco al Nova festival alla prigionia

Alon Ohel, pianista talentuoso, era al Nova festival di Re’im quando Hamas lanciò il pogrom del 7 ottobre, che causò 1.200 morti e 251 rapimenti. Assieme a lui furono sequestrati anche Hersh Goldberg-Polin, Eliya Cohen e Or Levy. Solo gli ultimi due sono stati liberati; Goldberg-Polin è stato ucciso in cattività.

720 giorni di prigionia

Ohel è prigioniero a Gaza da 720 giorni. Secondo i dati ufficiali, nelle mani delle milizie restano ancora 48 ostaggi, di cui almeno 26 risultano uccisi. La famiglia continua a chiedere cure mediche immediate per il figlio, avvertendo che il suo stato di salute “si è gravemente deteriorato”.