Crisi Israele-Spagna: sanzioni incrociate e accuse di antisemitismo

Mondo

di Davide Cucciati

L’8 settembre 2025 ha segnato un punto di rottura drammatico nelle relazioni tra Israele e Spagna. In una durissima dichiarazione rilanciata ufficialmente dall’ambasciata israeliana a Madrid, il ministro degli Esteri Gidon Sa’ar ha accusato il governo guidato da Pedro Sanchez di antisemitismo istituzionale, annunciando sanzioni personali contro due ministre spagnole: Yolanda Diaz, vicepresidente del governo e ministra del Lavoro, e Sira Rego, ministra dell’Infanzia e della Gioventù, entrambe esponenti del partito di sinistra radicale Sumar.

Secondo l’inchiesta di El Pais, Diaz è accusata di aver invocato il boicottaggio di Israele, definito lo Stato ebraico “genocida” e rilanciato lo slogan “dal fiume al mare”, considerato da Israele come un invito alla sua cancellazione. Rego, riferisce Israel National News, avrebbe invece giustificato pubblicamente la strage del 7 ottobre 2023, e sostenuto la rottura totale delle relazioni con Israele. Entrambe sono ora ufficialmente bandite dal territorio israeliano e non potranno più intrattenere rapporti con le autorità dello Stato ebraico. A sua volta, Yolanda Díaz ha dichiarato di essere “orgogliosa” di essere stata esclusa da “uno Stato che perpetra un genocidio”.

Il contesto è segnato da un’escalation diplomatica e ideologica. Da un lato, Israele denuncia una “carica d’odio” da parte dell’esecutivo spagnolo; dall’altro, Madrid ha annunciato lo stesso giorno un pacchetto di nove misure che include il varo di un embargo totale di armi verso Israele nonché restrizioni all’uso di porti e spazio aereo spagnoli per movimenti collegati a materiale bellico diretto a Israele.

Un precedente concreto aveva già dato forma a questa linea d’azione: nel novembre 2024, la Spagna ha negato l’accesso al porto di Algeciras alla nave Maersk Denver e, successivamente, anche alla Maersk Seletar, poiché sospettate di trasportare armamenti statunitensi destinati a Israele. Secondo El Pais, entrambe le navi furono dirottate verso Tangeri, in Marocco. Pur avendo negato la presenza di carichi militari, Maersk non riuscì a ottenere l’autorizzazione allo scalo spagnolo. L’episodio portò gli Stati Uniti ad aprire un’indagine formale attraverso la Federal Maritime Commission, segnalando che le restrizioni spagnole non erano semplici prese di posizione simboliche, ma azioni operative con impatto internazionale.

La linea del governo Sanchez non nasce oggi. Infatti, dopo aver riconosciuto formalmente la Palestina nel mese di maggio 2024, il 28 giugno dello stesso anno la Spagna è diventata il primo Paese dell’Unione Europea a schierarsi apertamente contro Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, aderendo al procedimento avviato dal Sudafrica con l’accusa di genocidio. Nei mesi successivi, solo l’Irlanda ha seguito lo stesso percorso. Nessun altro Stato membro dell’UE ha, finora, deciso di unirsi.

La risposta israeliana è arrivata con tempismo e toni durissimi. Gidon Sa’ar ha dichiarato che il governo Sanchez sfrutta l’attacco a Israele per distogliere l’attenzione da scandali di corruzione interna e ha accusato i suoi ministri di essersi schierati con Hamas. Secondo quanto riportato da Israel National News, il ministro ha sottolineato la coincidenza tra le accuse di genocidio mosse da Sanchez e l’attentato terroristico avvenuto a Gerusalemme proprio l’8 settembre, in cui sono stati uccisi sei civili israeliani. Tra le vittime, riferisce il Jerusalem Post, c’era anche Yaakov Pinto, un oleh chadash, cioè un nuovo immigrato in Israele, originario della Spagna.

Nel medesimo comunicato, Sa’ar ha annunciato l’intenzione di portare la questione dell’antisemitismo istituzionale del governo spagnolo all’assemblea plenaria dell’IHRA, l’organismo internazionale che definisce i criteri per riconoscere l’antisemitismo contemporaneo. Sa’ar sostiene che le dichiarazioni e le politiche dell’esecutivo spagnolo rientrano a pieno titolo nella definizione dell’IHRA, per via della delegittimazione sistematica e dei doppi standard applicati a Israele.

La tensione si è ulteriormente aggravata. Il 9 settembre, riferisce Ynet, il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha annunciato che la Spagna proibirà l’ingresso nel proprio territorio al ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir e al ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, inserendoli nella lista delle personalità sanzionate da Madrid.

La Spagna si sta così trasformando, suo malgrado, da Paese guidato da un amico di Israele come il popolare José Maria Aznar a terreno d’avanguardia per la nuova postura ideologica della sinistra europea incarnata dal governo Sanchez.

 

Foto in alto: Pedro Sánchez (wikicommons)