L'attore Peter Sellers ne 'La pantera rosa'

Mi sento totalmente ebreo”: così diceva Peter Sellers, passato alla storia come l’Ispettore Clouseau e grande sostenitore di Israele

Personaggi e Storie

di Roberto Zadik

Molte volte la comicità nasconde inquietudini e tormenti molto seri e questo è certamente il caso dell’esilarante e imprevedibile attore comico britannico Peter Sellers. Trasformista e imitatore sullo schermo e personalità schiva e tormentata nel privato, dopo l’esordio nel cinema settant’anni fa, nel 1955, e vari anni come intrattenitore radiofonico, egli entrò nella leggenda col fortunato ciclo di film La Pantera Rosa.

Per più di quindici anni recitò mirabilmente il ruolo dell’imbranato, nei panni del maldestro Ispettore francese Jacques Clouseau, facendo sbellicare dal ridere il pubblico, fino all’ultimo, con un episodio postumo dal titolo Sulle orme della Pantera Rosa.

Infaticabile nel lavoro e complicato e imprevedibile nella vita privata, visse un’esistenza breve e tormentata,  prima di morire, in seguito all’ultimo di una serie di  infarti di cui fu vittima,  il 24 luglio 1980, a nemmeno cinquantacinque anni; infatti, fra poco, il prossimo 8 settembre, si celebrerà il centenario della  sua nascita.

Uno dei tanti misteri della sua turbolenta personalità era la sua identità ebraica e l’attaccamento a Israele che visitò varie volte. A questo proposito il sito www.billgladstone.ca cita un’interessante articolo-intervista uscito poco dopo la morte dell’attore, il  7 agosto di quell’anno, sulla testata Canadian Jewish News. In quell’occasione Sellers rivelò una serie di dettagli inediti quali il fatto di essere  stato molto legato alla madre, ebrea, anche lei attrice, di origini ashkenazite e portoghesi e imparentata con il pugile Daniel Mendoza ed affermò che, malgrado suo padre fosse un membro della Chiesa d’Inghilterra, egli si sentisse totalmente ebreo perché “l’ebraismo si trasmette per via materna”.

Rievocandone la scomparsa che lo afflisse molto duramente,  nel 1971, aggiunse, alludendo ironicamente alla sua burrascosa vita sentimentale, che “è proprio vero che noi ebrei siamo molto mammoni e ciò molte volte rende difficili i nostri matrimoni”. Malgrado tali dichiarazioni l’attore non fu mai praticante, non fece nemmeno il bar mitzvà né frequentò nessuna sinagoga, vivendo un’infanzia vagabonda con due genitori artisti che erano sempre in giro.

Fin da bambino si sentiva diverso ed estraneo, rispetto alla maggioranza dei suoi coetanei, e il fatto di studiare in una scuola cattolica, essendo l’unico ebreo dell’istituto, accentuò in lui  la curiosità verso le proprie origini materne anche se si definiva un “ebreo di sentimento, molto attaccato a certe tradizioni e pietanze”. Estremamente legato a Israele, anche se era molto riservato, è noto che vi si recò, in molteplici occasioni, dedicandosi a varie iniziative ebraiche di beneficenza tra le quali  l’aiuto economico per gli ebrei dell’Unione Sovietica.

Nonostante non abbia mai interpretato ruoli ebraici e fosse molto schivo, dietro la scintillante verve, restano indimenticabili le sue interpretazioni ne Il dottor Stranamore, dell’amico e correligionario Kubrick, e  Hollywood Party del bravo Blake Edwards che lo diresse in tutti i film de La Pantera Rosa.

Questo artista aveva anche un suo humor ebraico,  dolente e venato da profonde incertezze, che mostrò anche nel ruolo di Clouseau. Sellers fu dipendente dall’alcol e dalla cocaina, responsabili del suoi vari infarti, marito infedele, si sposò quattro volte e non fu certo un padre premuroso, come rivelano varie biografie; nel cinema cercò sempre di divertire, temendo costantemente di non essere all’altezza. Come rivelò una delle sue mogli, l’attrice svedese Britt Ekland “Peter era un anima molto tormentata” svelando un carattere fortemente bipolare e irrequieto, una infelicità che trovò conforto nel pubblico e nei suoi mille personaggi in cui sapeva trasformarsi imitandone perfettamente accenti e atteggiamenti.