Addio a Gualtiero Morpurgo

di Ester Moscati

Domenica 30 settembre, la Comunità di Milano ha dato l’ultimo saluto a Gualtiero Morpurgo, un uomo il cui nome è legato alla storia dell’Alyà Beth e della ricostruzione della comunità dopo la guerra.

Un uomo che ha percorso un secolo di vita con coraggio, forza, integrità morale, altruismo e passione. Ingegnere, musicista, giornalista, scrittore, negli ultimi anni aveva scritto la storia della sua vita in tre libri appassionanti: Il violino rifugiato, Il violino liberato, La busta gialla. Per ricordare quegli anni in cui, a partire dal 1938, la vita di un giovane ebreo italiano di 25 anni (era nato in Ancona nel 1913), appena laureato in Ingegneria, venne sconvolta dalle Leggi razziali. E poi la fuga in Svizzera, con gli sci attraverso le montagne, nello zaino il suo violino che sarà compagno e sostegno nell’esilio. E dopo, il ritorno e l’impegno con Ada Sereni per allestire le navi per i profughi, gli scampati alla Shoah in fuga verso Erez Israel. Gualtiero Morpurgo inventò un sistema per beffare gli Inglesi che avevano imposto il blocco all’immigrazione ebraica nella Palestina Mandataria: un carico innocuo di tubi si trasformava all’occorrenza, assemblato a regola d’arte, in cuccette per i “clandestini del mare”.

“Si è spento a Milano – ha dichiarato il sindaco della Spezia Massimo Federici – Gualtiero Morpurgo che, insieme a Mario Pavia, è stato ingegnere, costruttore delle navi “Fede” e “Fenice”, salpate dal molo della Spezia per la Palestina l’8 maggio 1946. Un uomo che con il suo coraggio, con la sua dignità e professionalità ha salvato e dato nuova speranza di vita a migliaia di profughi dei lager. Fu premiato, insieme a Pavia, nel 1992 dal Primo Ministro israeliano Rabin con la Medaglia d’Oro per l’aiuto prestato all’immigrazione ebraica. Nel 2008 ricevette il Premio Exodus alla carriera, sempre insieme a Pavia. La città della Spezia vuole ricordarlo e rendere omaggio alla sua straordinaria esperienza umana e professionale che ha contribuito a fare della Spezia la Porta di Sion, portatrice di un sempre vivo messaggio di speranza”.

Tornato a Milano dalla Svizzera, in via Unione dove la Comunità tornava alla vita, Gualtiero fondò il Bollettino della Comunità ebraica di Milano, all’inizio solo un foglio ciclostilato per permettere di riallacciare i rapporti, dare le notizie e gli elenchi degli scampati dai campi, le informazioni indispensabili a ricostruire un tessuto sociale. Ideò e disegnò la testata, si dedicò a servire la sua comunità e i sopravvissuti con quella passione, con il coraggio e la volontà che saranno la cifra di tutta la sua vita, benedetta da lunghi anni, dall’amore per la sua sposa e per la sua famiglia.
Sia la sua memoria benedizione per tutti noi.