Devar Torà / Le Halakhòt di Pèsach

di Ufficio Rabbinico

Acharè Mot  – Shabbat Haggadòl

12 aprile 2014 – 12 nissàn 5774

Devar Torà
La matzà che mangiamo durante il Seder di Pèsach ha vari significati simbolici. Rappresenta la libertà ma anche la povertà (si divide la matzà in due come simbolo di povertà). Secondo alcuni ha anche un altro significato. La matzà ricorda la manna che gli ebrei hanno mangiato durante i 40 anni nel deserto. La manna che scendeva dal cielo ogni giorno rappresenta la vicinanza di D. nella vita quotidiana ma anche la capacità del popolo ebraico di affidarsi completamente a D. Un grande Maestro contemporaneo il Chafetz Chayim si pone una domanda a proposito della manna. Secondo il midràsh questo cibo assumeva il sapore di ciò a cui si pensava in quel momento. Il Chafètz Chayim si chiede che sapore avesse la manna se non si pensava a niente e risponde che senza pensiero niente ha sapore. Il Seder di Pèsach è anche un momento di riflessione su quale sia il significato ebraico dell’uscita verso la libertà, su quale sapore vogliamo attribuire alla nostra vita ebraica (in ebraico la parola “tà’am” vuol dire sia significato sia sapore).

Halakhòt di Pèsach

Introduzione
La festa di Pèsach ricorda l’uscita degli ebrei dall’Egitto, evento che viene ricordato non solo con le parole e il pensiero ma anche attraverso l’osservanza di una serie di regole pratiche. Nell’ebraismo, infatti, anche gli ideali più elevati non rimangono concetti astratti ma si riflettono nelle azioni pratiche e ciò è particolarmente vero per la festa di Pèsach che ricorda il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Riteniamo perciò utile e importante fornire una guida sintetica alle regole di Pèsach.
Ricerca del chamètz
La ricerca deve essere eseguita la sera del 14 di Nissàn, dopo lo spuntare delle stelle, a lume di candela, distribuendo nella casa alcuni pezzetti di pane. Entro la stessa ora è necessario aver terminato le pulizie in tutti gli ambienti che durante l’anno possono aver contenuto chamètz.
Prima della ricerca si pronuncia la benedizione consueta “‘al bi’ur chamètz” e, una volta terminata, si dice la prima formula di annullamento “kol chamirà” che significa “ogni cibo lievitato che si trovi in mio possesso e non sia riuscito a trovare e ad eliminare sia considerato nullo come la polvere della terra” come risulta nelle prime pagine di ogni Haggadà.
È necessario porre molta attenzione nel mettere da parte quanto rimane del chamètz per il giorno dopo affinché non si disperda. Tutto il chamètz trovato va eliminato la mattina successiva entro le 11.20. Entro questa stessa ora si devono ultimare le procedure della “bollita” di pentole e stoviglie e si deve procedere alla vendita del chamètz delegando l’Ufficio Rabbinico o un rabbino esperto nelle norme della vendita.

Chamètz
La Torà vieta di mangiare chamètz, di possederlo o di trarne vantaggio. Per chamètz s’intende ogni sostanza derivata da: frumento, orzo, avena, segale, spelta mescolati ad acqua. Gli ashkenaziti usano estendere il divieto ad altre specie, come riso, legumi, granoturco.
Sono quindi vietati i farinacei e ogni altro cibo mescolato anche in minima parte con farina, birra, whisky e qualsiasi cibo la cui preparazione non sia stata sorvegliata da un’autorità rabbinica competente, onde eliminare qualsiasi dubbio in proposito.
Frutta e verdura fresche (esclusi i cereali di cui sopra, nonché riso e legumi per gli ashkenaziti), uova e pesce fresco non richiedono alcun controllo.
Il riso deve essere acquistato in pacchi sigillati prima di Pèsach e pulito da eventuali chicchi di grano o altri cereali.
I medicinali possono contenere sostanze proibite. È pertanto vietato l’uso di medicinali per via orale salvo casi di provata necessità.

“Kasherizzazione” dei recipienti
Durante la festività di Pesach non si possono usare le stesse stoviglie del resto dell’anno. È pertanto consigliabile servirsi di piatti, pentole, stoviglie nuovi o Kasher le-Pesach. Qualora sia necessario, si possono tuttavia adattare all’uso alcuni utensili adoperati durante l’anno mediante un processo speciale di kasherizzazione.
Utensili di metallo usati direttamente sul fuoco in assenza di liquidi, come girarrosti, spiedini ecc., si possono kasherizzare solo ponendoli a contatto diretto con il fuoco finché sprizzano scintille.
Utensili di metallo, nei quali gli alimenti non sono a contatto diretto col fuoco (es.: pentole per bollire o cucinare sostanze liquide o solide), si possono kasherizzare con la hag’alà (bollitura) nel seguente modo: a) Non devono essere usati con sostanze chamètz nelle 24 ore precedenti; b) Devono essere meticolosamente puliti e grattati e, dopo, immersi interamente in un recipiente già kasher le-Pesach pieno d’acqua in ebollizione: lo stato di ebollizione deve essere mantenuto per tutto il tempo in cui avviene la sterilizzazione.
Bicchieri e recipienti di vetro, secondo l’uso sefardita, si devono lavare accuratamente. Secondo un uso più rigoroso, si lasciano a bagno in acqua per 72 ore cambiando l’acqua ogni 24 ore. Per gli ashkenaziti invece non sono kasherizzabili.
Utensili di Pyrex e Duralex. Secondo l’uso sefardita si possono kasherizzare con la hag’alà o secondo un’idea più facilitante con il lavaggio con acqua fredda. Secondo l’uso ashkenazita, non si possono usare, se non kasher lepèsach.
I fornelli della cucina a gas possono essere resi kasher nel seguente modo. Dopo averli prima sgrassati e puliti, si tengono accesi per più di un’ora. È bene anche rivestire il piano con carta d’alluminio non sottile, tagliandola in corrispondenza dei fornelli. È preferibile non usare il forno durante tutta la festa. Se si vuole usare il forno si procede come segue: si sgrassa in profondità con detergente da forno e se ne evita l’uso per 24 ore. Trascorso tale periodo si accende il forno alla massima temperatura per almeno due ore. Le teglie da forno sono molto difficili da kasherizzare ed è quindi preferibile averne di nuove.
I tavoli si devono pulire meticolosamente e coprire con della tela cerata. Il lavandino può essere kasherizzato prima lavandolo e poi versandovi acqua bollente. Il frigorifero va pulito con cura con acqua fredda.
In linea di principio utensili di legno che non presentino fenditure possono essere kasherizzati: tuttavia oggi è usanza comune non adoperarli anche se kasherizzati.

I seguenti utensili non si possono kasherizzare per Pesach:
Porcellana, ceramica e utensili porosi.
Coltelli con manici incollati e tutti gli oggetti che abbiano parti incollate.
Utensili che non si possono pulire perfettamente.
Recipienti usati per farina e pane.
Tutti gli utensili che non si possono adattare per Pesach si lavano e si chiudono in un armadio ove non siano visibili.
La plata di Shabbàt deve essere lavata con acqua e detersivo; si deve versare poi acqua bollente e lasciarla accesa per alcune ore. È necessario poi ricoprire di stagnola la plata per tutta la festa.