Sefer-torà-

Parashat Vayelech

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La parashà di questa settimana contiene l’ultima delle 613 mitzvot della Torà. D-o comandò a Moshè (Vayelech 31:19): “Ora scrivete per voi questa shirà, cantica, (riferendosi alla Torà) e insegnatela ai figli di Israele in modo che l’imparino, così questa shirà sarà da testimone per loro”.

Ogni ebreo deve scrivere un Sefer Torà o averne uno scritto per lui. Anche se ne possiede già uno, ad esempio l’ha ricevuto in eredità, deve comunque scrivere il proprio. Il motivo è che ogni ebreo deve averne sempre uno a disposizione per consultarlo, studiarlo, temere D-o e comprendere le Sue preziose mitzvot. Di conseguenza il Rosh scrive che al giorno d’oggi, dal momento che la mitzvà consiste nell’apprendere il timore di D-o e mettere in pratica le Sue parole, è sufficiente acquistare dei libri di Torà stampati.
Per quale motivo bisogna scrivere il proprio Sefer Torà anche se ne se eredita uno? Il Sefer HaChinuch (mitzvà 613) spiega che più sefarim, libri ebraici, esistono, meglio è: sarà possibile imprestarli a coloro che non possono permettersi di acquistarli e si assisterà, così, a un aumento dello studio della Torà e della Sua osservanza nel mondo. Inoltre, i nuovi sefarim sono di più piacevole lettura rispetto ai vecchi.
Possiamo suggerire un altro motivo. La Mishnà (Avot 2:17) ci insegna che la Torà non può essere data in eredità. Anche se D-o ci ha promesso che la Torà e la nostra osservanza non verranno mai dimenticate, si riferisce alla nostra nazione nel suo insieme. Nessuno, però, può essere certo che, visto che suo padre era un Saggio di Torà, anche lui stesso lo sarà. Ognuno di noi deve gettare le fondamenta del proprio studio, ricevere la propria parte di Torà e fungere da anello della catena delle generazioni.
Lo stesso si applica per ogni aspetto del servizio a D-o: nessuno deve fare  affidamento sui propri antenati, ma deve costruire il proprio legame con D-o. Per questo motivo ognuno deve scrivere il proprio Sefer Torà anche se ne eredita uno.
Questo concetto è valido sia a livello nazionale sia individuale. Ogni comunità che è parte della nostra nazione deve contribuire alla diffusione della Torà e alla sua continuità. Bisogna assicurarsi che ogni generazione costruisca il proprio legame con gli ideali della Torà a modo suo. La yeshivà o la sinagoga della generazione precedente dev’essere “ricostruita”dalla generazione presente. Il Chafetz Chaim prestava attenzione che una persona non fosse l’unico donatore di una nuova yeshivà. Ogni ebreo ha il diritto e il merito di prendere parte allo studio, insegnamento e diffusione della Torà. Quando il re Shlomò costruì il Bet Hamikdash, utilizzò legno di beroshim, legno che si sarebbe disintegrato con il tempo, per assicurarsi che la generazione seguente l’avrebbe ricostruito. Nello stesso modo le yeshivot di oggi assomigliano al Bet Hamikdash di allora.
Assicuriamoci che tutti noi svolgiamo la nostra parte, a livello individuale, comunitario o nazionale, contribuendo alla continuità della Torà e del nostro olam habà.
Di Yehonatan Salem