Rebecca e Eleazaro al pozzo, in un dipinto di Jacopo Vignali

Parashat Chajé Sara. L’esempio di Rivka

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Tipico atteggiamento di un certo mondo ebraico è la ricerca dell’ychus (l’albero genealogico o la condizione sociale) prima di procedere all’eventuale scelta di un partner per la vita. In alcuni mondi in Israele come fuori di esso, le valutazioni di un compagno o di una compagna passano attraverso le origini della famiglia – sefardita, italiana, ashkenazita, curda, marocchina, laica o religiosa – e subito dopo o contemporaneamente si valutano le questioni economiche, le scelte culturali, le parentele eventuali o potenziali. Ovviamente porsi questo tipo di domande o di riflessioni non è per forza una espressione negativa o classista, ma rischia di diventare una ossessione elitaria quando si perdono di vista i valori ebraici che siamo chiamati a diffondere e costruire attraverso il matrimonio.

In questa parashà, ad esempio, la scelta matrimoniale indicata da Avraham ad Eliezer per cercare una sposa per Isacco non passa né per l’ychus, né per valutazioni economiche e sociali. Quando Eliezer sceglie Rivka, Rebecca, non lo fa seguendo i canoni della bellezza (Genesi 24,16) sebbene Rivka fosse bella. Certamente Eliezer non scelse i canoni delle relazioni familiari: Rivka era figlia di Betuel e sorella di Labano, parentele non proprie tra le più elevate spiritualmente e tra le più limpide, sebbene Rivka fosse comunque figlia della famiglia di origine di Abramo e non cananea, prerequisito essenziale per diventare moglie di Isacco. Se da un lato abbiamo la necessità di una scelta “nazionale” per il futuro matrimoniale del nostro popolo, dall’altro la scelta nazionale non deve porsi limiti oltre quelli stabiliti dalla halachà.
Vediamo infatti, che una volta arrivato presso la terra di origine di Abramo, Eliezer pone altre condizioni alla scelta matrimoniale per Isacco. I nuovi criteri per entrare a far parte della famiglia di Abramo erano i valori personali espressi dalla ragazza: la sua compassione, la sua gentilezza, il suo amore per il prossimo. Eliezer prega affermando: “Io mi fermo vicino alla sorgente, dove verranno le ragazze della città per attingere l’acqua. Io dirò ad esse: “Per favore porgimi la tua anfora e fammi bere. Se risponderà: “Bevi, anzi darò da bere anche ai tuoi cammelli, sia lei quella che Tu hai scelto per il tuo servo Isacco.” (Genesi 24,13).

Rivka supera brillantemente la prova, non solo perché risponde ai canoni della preghiera di Eliezer, ma per il modo con il quale lo disseta e disseta anche i suoi cammelli. Educata, gentile, pronta e soprattutto attenta ai bisogni degli altri, Rivka è un esempio morale che supera le spine familiari che ha intorno e trascende i canoni dell’ychus o di ogni altra “esigenza” sociale. Se, infatti, i nostri padri avessero seguito i canoni sociali ed economici divenuti poi importanti per i figli, non avremmo avuto Rivka come una delle nostre madri e non avremmo avuto nel nostro albero genealogico reale e spirituale, i valori di accoglienza, di moralità, di amore e di compassione di quella giovane ragazza, cresciuta, come disse l’ultimo rebbe di Lubavitch, come una rosa in un roveto.

Di Rav Pinhas Punturello 
(Foto: Jacopo Vignali, Rebecca e Eleazaro al pozzo, (1627))