Il deserto, protagonista della Parashat Bamdibar

Parashat Bamidbar

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Parashat Bamidbar inizia il quarto libro della Torah: “Bemidbar”, “Nel deserto” (Numeri).
Il Libro precedente “Vaikrà” (Levitico) è stato dedicato all’insieme delle Leggi sacerdotali, per l’istituzione e l’organizzazione del Tabernacolo, attorno al quale ruota tutta la vita, per i sacerdoti e per il popolo.
Ora l’argomento cambia completamente e tratta dell’organizzazione della vita in un posto ostile e inospitale, il deserto, nel quale i B’né Israel dovranno restare per quaranta anni.
Al’organizzazione del santuario, secondo le Leggi della santità, segue l’organizzazione pratica della marcia nel deserto e della vita quotidiana del popolo, condizione indispensabile, per le difficoltà che si possono presentare oggettivamente, quando degli essere umani, nonostante gli incredibili prodigi ai quali hanno assistito, nonostante la manifesta presenza e l’intervento potente di D-O, possono andare in una condizione di stress, di malcontento, di malumore, di lite e vacillare, come è già successo, nella fede e nell’obbedienza.
Deve trattarsi, necessariamente, di una organizzazione di tipo “militare”, secondo le tribù, con un preciso compito a ciascuna e con un determinato ruolo di ogni Ebreo, nell’ambito della propria tribù.
Che si tratti di una organizzazione precisa, gerarchica e di tipo militare, lo si deduce dalla prima azione comandata da D-O: il censimento dei maschi di età superiore ai venti anni, quindi dei soggetti validi dal punto di vista della forza fisica, della resistenza e dell’obbedienza.
Le dodici tribù, ognuna con un capo, nominalmente designato dalla Torah, erano a loro volta suddivise in sotto – tribù e famiglie, seguivano il Sommo Sacerdote che sul petto portava l’emblema, l’efod, con i simboli delle tribù stesse e ognuna occupava un posto preciso attorno al Tabernacolo, centro della vita del popolo.
Questa era l’organizzazione e la disposizione in un luogo arido e pericoloso, nella lunga e faticosa marcia verso la conquista della terra di Kenaan.

Il Midrash riferisce che quest’ordine di organizzare le tribù fu dato a Moshe che ne restò sgomento.
Egli chiese: “Non è abbastanza che la Nazione dei Figli d’Israel abbia già di che soffrire in condizioni dure e selvagge? Ora vi è qualcosa in più su cui litigare. Le tribù potranno obbiettare che alcune hanno una posizione più favorevole rispetto ad altre”.
Moshe Rabbenu era consapevole che questo sarebbe stato causa di dispute.
HaShem tuttavia rassicurò Moshe dicendogli che le tribù avrebbero trovato un equilibrio e un adattamento, in quanto vi era già un precedente analogo nella Storia d’Israel.
Alla morte di Yaacov, i suoi figli avevano riportato la bara in Eretz Israel, per la sepoltura, disponendosi secondo un determinato ordine, con un posto e un ruolo specifico per ciascuno.
Nella circostanza attuale i B’né Israel non avrebbero levato nessuna protesta in quanto la situazione avrebbe riportato alla loro mente quanto avevano già fatto i loro antenati al funerale di Yaacov Avinu.
L’obiezione di Moshe sembra fuori luogo, perché si tratta di uomini adulti e maturi, non di ragazzi, nei quali il ricordo del funerale di Yaacov, avvenuto due secoli prima, doveva essere ancora molto vivo.
In realtà vi è un problema non trascurabile: l’essere umano, in condizioni di stress, preoccupazione, precarietà e sofferenza, diviene molto più nervoso, suscettibile e incline alla protesta e alla lite.
Nonostante la consapevolezza della presenza, dell’aiuto e della protezione di D-O, essi si trovavano in un luogo altamente inospitale: vi era la manna dal cielo, alla quale si contrapponeva l’ assenza di cibo e di acqua, ci era la protezione di HaShem, ma sempre erano presenti serpenti, scorpioni e animali pericolosi, popolazioni ostili alle quali andavano incontro ecc. Nonostante tutti i prodigi, la situazione era sempre di estrema precarietà per quell’accozzaglia di esseri umani che era divenuta Popolo dopo la rivelazione sinaitica ma che era pur sempre soggetta agli inciampi e agli errori dell’essere umano ed era quanto Moshe sapeva molto bene e che lo spingeva a chiedere che non vi fossero ulteriori motivi di disappunto e di contesa tra gli uomini, inclini come erano a risentire delle condizioni di stress. Lasciarli dunque liberi di disporsi come meglio credevano e facesse loro piacere.
D-O rispose ricordando il comportamento dei figli di Yaacov che seppero mantenere controllo, ordine e dignità in un momento di lutto e di tristezza altissimi: il trasporto delle spoglie del loro padre a Chevron (Hebron). Essi resistettero alla comune tendenza umana di divenire litigiosa nei momenti di difficoltà e di stress e mantennero un comportamento esemplare.
HaShem sapeva che i figli di Yaacov avrebbero lasciato questo comportamento in eredità alla loro discendenza e che non vi doveva essere in Moshe nessuna preoccupazione.
I figli d’Israel avevano ricevuto questo lascito dai loro Padri e lo avrebbero conservato nei millenni, per sempre, anche e soprattutto nei momenti più difficili e nelle peggiori condizioni di stress della loro Storia.
Sono innumerevoli i racconti e le storie in cui gli Ebrei, dall’esilio babilonese, alla cattività romana, alla Shoah, hanno, in 2500 anni, osservato questo comportamento di obbedienza e di dignità, in periodi terribilmente critici, tra roghi e persecuzioni, anche quando era paventata l’estinzione dell’intero popolo.

La parashat Bamidbar viene letta durante lo Shabbat che precede la festa di Shavuot.
Shavuot è la festa del dono della Torah, il Matan Torah.
Il Popolo si organizza in maniera ordinata, ciascun individuo secondo la propria tribù, secondo il proprio compito e ufficio, per apprestarsi a ricevere l’insieme delle mitzvot, del complesso di leggi che determineranno l’ordine di tutta la vita. Per ricevere quindi il codice di leggi che regoleranno in maniera costante e ordinata la vita futura e per sempre, ci si dispone in modo ordinato e ci si appresta ognuno a occupare il posto che nella società è dovuto ed è utile a tutta la comunità.
Da questo momento la presenza del Signore accompagna Israel nel viaggio verso Yerushalaim, dove risiederà.