Un falò per Lag Ba'omer

Oggi si festeggia Lag Ba’omer

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La festa ha origine al tempo di Rabbi Akiva. Il Talmud (Yebamoth 62:2) racconta che 24.000 allievi di Rabbi Akiva morirono per una misteriosa malattia mandata da Dio. Il Talmud in seguito giustifica l’evento perché costoro non “dimostravano rispetto l’uno per l’altro”. Lag Ba’omer celebra il giorno in cui questa malattia cessò.
Altri indicano come causa della morte di così tanti studenti alla rivolta di Bar Kokhba (nella quale Rabbi Akiva ebbe un ruolo di primo piano). Da questo punto di vista, assume un senso la stessa accensione dei falò, tradizionale di questa festa, in quanto i falò erano utilizzati come segnali durante le guerre.
In questo stesso giorno ricorre l’anniversario della morte del famoso Rabbino Shimon bar Yochai, il cabalista, conosciuto quale autore dello Zohar.
Durante il medioevo, divenne anche un momento di festa per gli studenti delle scuole rabbiniche.
Usanza (ripeto usanza e NON Mitzva) che  caratteristica  questa ricorrenza è l’accensione di faló in tutta Israele in onore e ricordo di Rabbi Shimon Bar Yochai (tannaita del secondo sec. dopo l’Era Volgare) nell’anniversario  della Sua morte. Shimon Bar Yochai, durante l’occupazione romana, trascorse 13 anni in una grotta a studiare Torà. Grandi e molteciplici sono i Suoi insegnamenti, basti considerare che è il quarto maestro più citato nel Talmud.
Moshe ben Shem-Tov (משה בן שם-טוב די-ליאון in italiano Moses De Leon. 1240 – 1305), considerato il redattore dello Zohar, lo indica come ispiratore dell’Opera.
A Bar Yochai si ispira il famoso Piut (Inno) “Bar Yochai Nimshachta Asherecha” recitato dai Kabbalisti in tutto il mondo Sefardita ed Ashkenazita all’entrata dello Shabbat e dagli ebrei romani durante la Mishmarà (studio che si recita alla vigilia di lieti avvenimenti famigliari).
Il Piut fu composto nel sedicesimo secolo da Rabbi Shimon Lavi (1486-1585), Hacham Sefardita, Medico, Astronomo e Poeta. Egli nacque in Spagna che fu costretto a lasciare a causa dell’editto di espulsione trasferendosi a Fez in Marocco. Nel 1549, mentre tentava di emigrare in Israele ,fu rapito da banditi arabi, riscattato arrivò a Tripoli, in Libia dove fondò e guidò una importante Comunità risvegliando lo studio della Torà e dando responsa, e scrivendo il commento allo Zohar “Ketem Paz”.

“Mi fa piacere pensare  quanto la storia di tutti gli ebrei, in tutti i tempi , in tutte le regioni, si intrecci e sviluppi per fare un tutt’uno del popolo ebraico. Invasioni romane, persecuzioni spagnole, vessazioni di ogni tipo, origini differenti, minaghim variegati, persecuzioni in Europa, cacciata dai paesi arabi, non hanno spento, neanche affievolito la voglia degli ebrei di essere popolo unito, concentrato intorno ai valori che uniscono, lontani da ciò che divide i fratelli. Bar Yochai ha fatto bene il suo lavoro se ancora oggi i figli del popolo ebraico, in quella Roma che tanto ha provato senza riuscirci ad annientarci come popolo e come cultura, festeggiano le ricorrenze famigliari cantando un inno scritto in suo onore, da un hacham sefardita tripolino”.

Am Israel hai, Am Israel Echad

Fonti Wikipedia e commento di Vito Anav
(Sabina Faynberg, Lag Ba’omer in Jerusalem, 2012)