Israele, fucina di idee e tecnologie bio-mediche

di Ilaria Ester Ramazzotti

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L’ospedale Hadassah di Gerusalemme

“Israele è un Paese che non solo sa fare scienza e sa fare tecnologia, ma sa usare la scienza e la tecnologia per la vita di tutti i giorni” e conta “un elevato numero di ingegneri e di start-up”. Queste le parole di Paolo Barbanti, advisor del settore delle biotecnologie, alla conferenza proposta da AME, Associazione medica ebraica, nell’ambito degli eventi e dei festeggiamenti di Yom Ha’atzmaut che domenica 15 maggio hanno animato gli spazi della Società Umanitaria a Milano.

Una conferenza che ha documentato e descritto Israele come la culla dell’hight tech e dell’innovazione tecnologia applicata alla medicina, in particolare nei campi dell’oncologia, della neurologia, della cardiologia, della genetica, “campi in cui esiste da molti anni e può ancora svilupparsi una proficua collaborazione con l’Italia” – ha aggiunto -, avendo bisogno di sinergie fra i due Paesi”. Esempi pratici delle applicazioni dell’high tech israeliano e dei prodotti di alcune aziende sono stati mostrati in video a spiegati al pubblico, fra questi, per esempio, la gestione e l’invio delle ambulanze del Maghen David Adom con sistemi gps ‘intelligenti’.

“Un Paese iper-tecnologico, quindi, dove lo standard della formazione medica è molto elevato, come nella biotecnologia, dove esistono i migliori protocolli per quanto riguarda l’oncologia pediatrica, dove il 5% del prodotto interno lordo è investito nella ricerca, ma anche un Paese che non dimentica qual è l’essenza della medicina” e dove “un paziente è un paziente, indipendentemente da quale sia la sia religione o nazionalità”. Risposte terapeutiche e servizi di qualità sono oggi proposti per “spingere in avanti le frontiere della conoscenza”, ragione per cui intraprendere e ottimizzare le collaborazioni internazionali con aziende e istituzioni israeliane anche nello studio di nuove terapie. All’ospedale Hadassah di Gerusalemme, vengono per esempio utilizzate le cellule staminali per lo studio di nuove cure contro la malattia genetica Sla.

A sostegno del made in Israel si è anche accennato alla tecnologia più in generale, dall’irrigazione a goccia in agricoltura, ai prodotti informatici, all’utilizzo dell’energia solare e del riciclo dell’acqua a Tel Aviv, una “città verde anche se l’acqua non c’è”. Ricerche e proposte che sono anche una risposta contro il movimento BDS, votatosi al boicottaggio di Israele. “Una risposta al BDS può essere anche un workshop che si terrà a Tel Aviv il prossimo primo di giugno, che vedrà la collaborazione fra Italia e Israele sul tema delle malattie rare e dello studio dei geni”, ha concluso.