Alla scoperta di un ebraismo autentico: la comunità ebraica di Sana’a

Ebraismo

di Davide Foa

yemen1Hermann Burchardt aveva appena compiuto trent’anni quando, agli inizi del XX secolo, entrò in contatto con la più antica comunità ebraica mai conosciuta. Il giovane ebreo tedesco, fotografo per passione, incarnava a tutti gli effetti un sentimento piuttosto diffuso all’epoca. In un mondo sempre più interconnesso, dove i limiti geografici si assottigliavano rapidamente grazie a nuovi mezzi di comunicazione e trasporto, il sogno di qualsiasi avventuriero non poteva che essere la scoperta di terre incontaminate, dove l’uomo ‘civilizzato’ ancora non avesse messo piede.

Tale sentimento trovava spazio anche tra le comunità ebraiche europee dell’epoca; la ricerca di un ebraismo autentico, risparmiato da assimilazioni e dispersioni, costituiva un tema dominante all’interno degli ambienti ebraici.

Dopo aver lasciato da parte le attività commerciali della famiglia e aver studiato l’arabo e il turco, Burchardt si mise in viaggio. Investì la sua eredità per comprare una casa a Damasco, come base per le sue spedizioni.

Come racconta un interessante articolo pubblicato su Haaretz, la svolta per Burchardt avvenne nel 1901. Dopo aver peregrinato per terre desertiche, il giovane fotografo capitò nella città yemenita di Sana’a.

Lì, entrò in contatto con un gruppo di ebrei privi di alcun legame non solo con le altre comunità ebraiche sparse per il mondo, ma anche con popolazioni straniere. Questo loro isolamento, li rendeva assolutamente affascinanti agli occhi dell’ ebreo europeo alla ricerca dei caratteri originari dell’ebraismo. Non a caso, Burchardt decise di fermarsi per circa un anno a Sana’a, allo scopo di studiare da vicino quella comunità che si pensava essere la più fedele discendente dell’ebraismo più autentico, antecedente la distruzione del Secondo Tempio.

Burchardt entrò a stretto contatto con la comunità ebraica di Sana’a, studiandone i costumi e i riti religiosi. Ciò che più affascinò le comunità ebraiche occidentali, furono le foto scattate da Burchardt. Grazie a quelle uniche quanto straordinarie fotografie, gli ebrei di tutto il mondo poterono ammirare momenti di vita quotidiana della comunità yemenita. Le foto, pubblicate all’epoca sul giornale Ost und West, fornivano la prova tangibile dell’esistenza di un ebraismo autentico, incontaminato. Queste riscossero talmente tanto interesse che furono presto vendute sotto forma di cartoline tra tutti gli ebrei occidentali.

Sfortunatamente, pochi anni dopo, Burchardt rimase vittima di quel suo stesso spirito avventuriero che lo aveva condotto a Sana’a.

Nel 1909, di ritorno da Sana’a insieme al console italiano, egli decise di percorrere una strada fino ad allora mai intrapresa da alcun viaggiatore europeo. Il convoglio fu però fermato da alcuni ladri del deserto, che uccisero Burchardt e il console.