KKL all’Expo: l’ambiente e i valori della Torà al centro di un incontro

di Roberto Zadik

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Da sinistra: Shariel Gun, Sergio Castelbolognesi, Giorgio Tedeschi, Donia Schaumann, Maurizio Fornari, Einat Kramer, Carlo Baroni

Cosa c’entrano fra loro il rispetto per l’ambiente e i valori della Torah e della tradizione ebraica? Questa e altre tematiche sono stati gli argomenti centrali della conferenza che si è tenuta  l’8 luglio dalle 11 presso i locali del Keren Kayemet Leisrael al Padiglione Israele di Expo e che ha coinvolto tre relatori d’eccezione. Protagonisti dell’incontro  Einat Kramer, docente universitaria israeliana e fondatrice della Teva Ivri (Natura ebraica) iniziativa dedicata alle interrelazioni fra patrimonio ecologico e ebraismo, il professor Maurizio Fornari, primario di Neurochirurgia all’Humanitas di Milano e come moderatore il giornalista Carlo Baroni del Corriere Della Sera.

Un confronto serrato e interessante, preceduto dalla premessa di Shariel Gun, Direttore Generale del KKL Italia, che si è definito “molto soddisfatto di come stanno andando queste giornate e questo terzo mese di eventi KKl al Padiglione di Israele. La sala è sempre piena ed è questa la cosa più importante perché significa che il discorso del KKL interessa a tanta gente. Grazie a Silvio Tedeschi, a Sergio Castelbolognesi, appena tornato dall’Islanda, a Donia Schaumann e ai membri del nostro consiglio”.

Subito dopo il breve filmato che mostra sinteticamente le attività del KKL nel mondo e gli enormi benefici ambientali che questo ente ha portato in varie aree del Pianeta, si è entrati nel vivo dell’iniziativa A cominciare dal giornalista Baroni che si è complimentato con Shariel per l’affluenza all’evento “vorrei sapere come fate ad attirare tutto questo pubblico?” e che , dopo aver illustrato brevemente le biografie dei due relatori, Kramer e Fornari, li ha lasciato la parola.  A cominciare la discussione è stato l’approfondimento di Einat Kramer sui tanti collegamenti fra Torah, mitzvot e regole ebraiche e il rispetto per l’ambiente, con una parte dedicata all’anno sabbatico, la shmità, che sta la Kramer e altre persone vorrebbero diventasse un’iniziativa concreta da applicare, in Israele, sia alle coltivazioni che ai singoli lasciando riposare la natura e le persone per un anno intero dove potersi dedicare alla famiglia e ai propri interessi lontani dallo stress della quotidianità.

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Einat Kramer

“Ci sono tanti legami fra ebraismo, religioni, etica e ambiente” ha detto la Kramer e “recentemente sono stata a un summit dove tante autorità religiose non solo ebraiche ma anche cristiane e musulmane si sono interessate alla tematica ecologica che è fondamentale per tutti noi. Dobbiamo prenderci cura della natura e del pianeta e le regole religiose ci insegnano che tutto questo è stato creato da Dio, che non dobbiamo pensare solo a noi stessi e alla nostra felicità ma che abbiamo dei limiti da rispettare non solo verso il prossimo ma anche verso le piante e gli animali” ha sottolineato la Kramer che poi ha citato vari testi ebraici, dalle Massime dei Padri, i Pirkè Avot fino ai Dieci Comandamenti. “Chi è ricco? dicono i nostri Maestri, chi si accontenta della sua parte e per questo dobbiamo essere contenti di quello che abbiamo, evitando l’avidità che è proibita, e seguendo le necessità naturali senza stravolgerle, ma conservandole e mantenendole intatte ” ha continuato la studiosa che aiutandosi con slide e vignette proiettate sullo schermo in sala ha spiegato una serie di concetti.

“Anche lo shabbat è molo importante anche a livello ecologico, infatti uno dei precetti per quel giorno” ha  fatto sapere la Kramer ” è che dobbiamo santificarlo e accanto a tutti i divieti di scrivere, parlare al telefono o usare il computer o far lavorare qualcuno al posto nostro, c’è il divieto di cambiare la natura, nemmeno raccogliendo un fiore o strappando un filo d’erba da un prato recuperando le nostre attitudini sociali e spirituali da dedicare alla famiglia e alla preghiera”. “L’unione fra la tradizione ebraica e l’ecologia per me” ha evidenziato con entusiasmo la studiosa “è stata una scoperta incredibile. Più mi addentravo nello studio dei testi religiosi e più scoprivo segreti e suggestioni che prima non avrei mai pensato che ci fossero”. La studiosa si è soffermata sul concetto di anno sabbatico, la shmità, molto importante per la tradizione ebraica. “Siamo stati un popolo di contadini e di pastori – ha specificato – anche se oggi in Israele poca gente si dedica all’agricoltura. La shmità è il riposo dei campi e delle coltivazioni dopo che per sei anni le abbiamo lavorate e abbiamo beneficiato dei loro frutti. Questo anno ci ricorda che come Dio si è riposato il settimo giorno della creazione del mondo anche noi nel settimo anno dobbiamo lasciar riposare la terra cessando il lavoro agricolo e dedicare del tempo alla nostra famiglia, abbattendo i confini che separano i terreni dei vari campi e condividendo il raccolto coi vicini e coi parenti”. Proprio l’idea della shmità secondo la Kramer dovrebbe essere incoraggiata e applicata anche a livello pratico, con l’occasione di prendersi un anno ogni sette anni di riposo e riflessione per ricaricarsi, come ha mostrato un gustoso filmato che è stato proiettato dopo il suo intervento.

A seguire il giornalista Baroni ha presentato il professor Fornari evidenziando che “all’inizio non sapevo che ci fossero dei collegamenti fra neurochirurgia, che è la sua materia e il rispetto per l’ambiente, ma stiamo sempre parlando di salute, benessere e di quanto sia fondamentale star bene con sè stessi e in mezzo alla natura”. In tema di natura, il primario dell’Humanitas, ha ribadito che “il legame fra uomo e ecologia, è da sempre di importanza primaria, da quando le civiltà sono diventate da nomadiche a stanziali, anche se sempre di più da quando abbiamo cominciato a vivere nelle grandi città, la natura spesso ci appare come un qualcosa di lontano, diversamente da come era un tempo e io che vengo da una famiglia di agricoltori piacentini posso confermarvelo. ” Ma come mai il rapporto fra uomo e natura è così stretto? “Le ragioni sono molteplici”, ha spiegato Fornari “esse discendono dalla religione, da ragioni economiche e biologiche” e su questo argomento egli ha fornito vari esempi. “Ho fatto varie ricerche testuali sull’argomento e nel libro “Le Massime dei Padri” ci sono due frasi che mi hanno colpito particolarmente che sono l’una il corollario dell’altra. Nella prima frase il testo dice che “Dio dà all’uomo la natura e la terra ed egli deve mantenerle e custodirle” mentre l’altra dice “non sprecare”.

Il professore ha evidenziato la modernità della tradizione ebraica e quanto a parte questi due principi scarseggino altri riferimenti all’ecologia, anche nell’Halakhà, forse perché “a quei tempi” come ha chiarito “non era necessario soffermarsi troppo sulla natura che aveva un dominio totale sull’uomo”. Successivamente egli ha analizzato il rapporto fra natura e uomo mettendo in luce la centralità delle scienze biologiche nel trattare questo argomento anche se “l’uomo contemporaneo sta cercando di stravolgere questi equilibri anche in maniera positiva.”  ” Lo Stato d’Israele in questo è molto bravo e come si vede in questo Padiglione ha messo a punto le coltivazioni a goccia e altri metodi rivoluzionari nel campo agricolo e tecnologico. Dobbiamo imparare a conservare la natura sempre nel rispetto della salvaguardia dell’ecologia e del benessere per l’uomo, tenendo fede al principio del non sprecare.”.

L’iniziativa si è conclusa col ringraziamento del giornalista Baroni a entrambi i relatori, complimentandosi con Fornari che è “restato in equilibrio fra realismo e utopia senza diventare un pasdaran ecologico” e con la consegna da parte del presidente del KKL, Silvio Tedeschi di due bossoli “che sono gli accessori che hanno permesso al popolo ebraico di creare lo Stato d’Israele”.