Milano Ebraica / Servizi comunitari

I servizi per gli iscritti

La Comunità ebraica di Milano è formata da tutti gli ebrei che qui vivono o lavorano, indipendentemente dalla loro origine geografica o tradizionale. Gli ebrei milanesi seguono infatti diversi riti, italiano, sefardita o ashkenazita e provengono da numerosi Paesi. Da oltre duemila anni esistono in Italia organismi centrali, creati per fornire servizi comuni al singolo e alla collettività, ovunque vivano ebrei.
Far parte della Comunità è un diritto-dovere: la tradizione ebraica insegna, infatti, che tutti devono collaborare al bene comune. In molti momenti della vita si può aver bisogno dei servizi collettivi o individuali della Comunità. Questi consistono nella kasherùt, cioè nel controllo e nella fornitura di alimenti preparati secondo le norme religiose ebraiche, tutto l’anno e particolarmente per Pésach, nell’assistenza ai poveri, agli ammalati, ai disagiati sociali, agli anziani; nella tutela dei diritti per i militari ebrei, per singoli che vogliano godere dei benefici che la legge italiana accorda a tutti gli ebrei o a determinate categorie di cittadini; nell’istruzione ebraica a qualunque livello; nelle attività culturali, nell’informazione e nel culto. La Comunità è anche in grado di essere a fianco di ogni ebreo nei “momenti chiave” della vita, con una presenza rassicurante.
L’ebreo che prende la residenza in una città italiana provenendo da un’altra, può iscriversi alla Comunità locale. L’iscrizione è individuale e non comprende l’intero nucleo familiare né parenti giunti successivamente. L’iscrizione è gratuita. Sarà un’apposita commissione a concordare col nuovo iscritto l’entità del contributo annuo. Chi non ha possibilità economiche verserà annualmente, se maggiorenne, un contributo simbolico. Con l’iscrizione si ha diritto di godere di tutti i servizi della Comunità: funzioni religiose, educazione e scuola ebraica, servizi sociali, ricovero presso la casa di riposo della Comunità, servizi amministrativi.

La scuola ebraica

Le origini

Fin dal momento della sua costituzione, la Comunità di Milano, seguendo l’insegnamento biblico che indica nell’educazione il perno della vita ebraica, creò una piccola scuola in via Disciplini. Si trattava inizialmente di un semplice asilo al quale, nel 1920, furono aggiunte le classi elementari. La sede, utilizzata anche dalle organizzazioni ebraiche, rimase in funzione fino al 1928. Fu Aldo Jarach a comprare due villette ai numeri 6 e 8 di via Eupili, rispettivamente nel 1928 e 1931, per farne una scuola che qui rimase per trent’anni. Queste villette, durante gli anni della discriminazione razziale e della persecuzione (1938-1943), divennero sede di tutti i corsi di studio, dalle elementari all’università, per i ragazzi ebrei espulsi dalle scuole pubbliche. Dopo il Regio decreto del 5 settembre 1938 che escludeva alunni ed insegnanti ebrei dalle scuole pubbliche, grazie all’impegno forte e costante di uomini come Federico Jarach, Yoseph Colombo, già preside a Ferrara, rese possibile l’apertura della scuola in soli due mesi, garantendo ai ragazzi il diritto all’istruzione che lo Stato in cui vivevano aveva loro tolto. Vi approdarono centinaia di ragazzi e decine di insegnanti, tutti quelli che erano stati espulsi dalle scuole pubbliche. Nonostante gli evidenti problemi pratici, nonostante il clima di insicurezza in cui si viveva, la scuola riuscì a trasmettere serenità ai ragazzi. La cosa che la rendeva unica e miracolosa era l’atmosfera che si respirava. Era l’unione, l’umanità, il comune sentire che legava alunni e insegnanti, bambini e ragazzi di età diverse. La scuola fu costretta a chiudere nel 1943 e riaprì nell’ottobre 1945; l’Italia era libera e gli ebrei lo erano di riprendere il loro lavoro e di frequentare le scuole pubbliche. La scuola ebraica però non cessò di esistere. Le scuole di via Eupili, rinate dopo la guerra soprattutto per volontà di Sally Mayer, videro negli anni Cinquanta la popolazione scolastica crescere e quasi triplicare fino alla quota di ottocentocinquanta alunni. Di qui la necessità di provvedere ad una scuola modernamente attrezzata, dotata di palestre, biblioteche, mense, campo sportivo, centro di ricreazione, oltre che di materiale didattico e di ogni sussidio pedagogico. Le villette di via Eupili rimasero così sede della scuola ebraica fino al 1964, quando fu inaugurato il nuovo edificio in via Sally Mayer. Principali animatori e coordinatori dell’opera furono il presidente della Comunità Astorre Mayer e il vicepresidente Vittorio Levi.

La scuola ebraica oggi

La Scuola della Comunità ebraica, in via Sally Mayer, è oggi un moderno e funzionale complesso scolastico che ospita circa 600 alunni, dall’asilo nido alle scuole superiori. Dopo le primarie e le secondarie di primo grado, i ragazzi possono scegliere tra liceo scientifico o linguistico e istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Tutti gli ordini di scuola sono stati riconosciuti dallo Stato italiano come Scuole Paritarie, seguono i programmi ministeriali con l’aggiunta dello studio della lingua ebraica e dell’ebraismo, materie scelte nell’ambito dell’autonomia scolastica e che fanno parte integrante del curriculum formativo degli studenti. Queste materie sono arricchite da seminari, giornate di studio, conferenze, collettivi, recite, commemorazioni e manifestazioni, momenti significativi della vita ebraica che si respira a scuola. Si segue la tradizione dell’ebraismo; si rispettano il Sabato e il calendario ebraico, la kasherùt (norme alimentari) della mensa. La scuola non è né religiosa né laica, ma pluralista. Al suo interno vivono gran parte della giornata ragazzi di famiglie molto diverse. Tutti, però, studiano, vivono, giocano e mangiano insieme. Fin dalla sua fondazione, la scuola ebraica ha accolto, educato e formato ragazzi provenienti da varie ondate migratorie, dalle origini geografiche e culturali più diverse: Europa orientale, Egitto, Iran, Libia, Libano. A queste, si sono aggiunte numerose famiglie trasferitesi a Milano da altre città italiane e da Israele. La scuola è dotata di moderni laboratori di informatica, chimica, lingue straniere con supporti multimediali d’avanguardia, un’importante biblioteca con postazioni internet, palestre, mensa. Tutte queste realizzazioni sono state, in gran parte, rese possibili da donazioni di privati e aziende, che sul modello anglosassone scelgono di investire in cultura e formazione. I ragazzi rispondono con brillanti risultati conseguiti in tutti gli ordini di studio; non è raro che superino l’esame di Stato con il punteggio di 100/100, a volte gratificati dall’encomio, a dimostrazione che l’attività della scuola risponde molto bene alle richieste della società e agli obiettivi stessi della Comunità. Lo scopo finale, infatti, è che gli alunni, una volta lasciata la scuola, siano in grado di essere uomini e donne liberi e consapevoli, anche della propria identità, ovunque si trovino, in Italia, in Europa, in Israele e nel mondo. La Comunità mantiene e gestisce la scuola e ne stabilisce l’indirizzo educativo. In particolare alla Comunità compete l’organizzazione dell’apparato amministrativo, economico e finanziario; alla scuola il compito didattico ed educativo. Il rabbino capo della Comunità, attraverso i responsabili da lui nominati, sovrintende all’indirizzo educativo ebraico.

Il servizio sociale

Assistenza sul campo

Il servizio sociale della Comunità ebraica si occupa attualmente di tre tipologie di intervento sul territorio. Anziani: (circa 70 assistiti) con assistenza domiciliare, erogazione di sussidi, pagamento bollette e integrazione affitti, assegnazione badanti, assistenza per aiuto nei contatti con enti comunali e statali quali Cma, Cps, Asl, Ufficio Invalidi, disbrigo pratiche burocratiche e attivazione delle domande per gli assegni di benemerenza o assegni di accompagnamento, richieste di integrazione affitto del Comune per gli aventi diritto. Svolge inoltre un servizio di assistenza psicosociale alle persone bisognose di sostegno, e di supporto morale alle persone sole, con visite mirate a domicilio, in stretta collaborazione con la Fondazione Biazzi. In occasione delle festività ebraiche, il servizio organizza una distribuzione di pacchi a domicilio, con l’aiuto di volontari dell’organizzazione ebraica del Bené Berith e della Fondazione Biazzi.
I pacchi dono vengono distribuiti a tutta la popolazione assistita, non solo agli anziani. Il servizio sociale, inoltre, si occupa di trovare medici in caso di urgenze. Alcuni degli assistiti sul territorio frequentano la Nuova Residenza per Anziani di giorno, per le terapie occupazionali e l’animazione, e alcuni mangiano presso la Nra a mezzogiorno, portati con il pulmino e poi riaccompagnati. Inoltre d’estate il servizio sociale della Comunità organizza un soggiorno al mare per gli anziani.

Famiglie: (circa 45 nuclei famigliari). Il servizio sociale segue famiglie con problemi di tipo sia economico sia sociale, con difficoltà ambientali e di convivenza, o con disagi psicologici. Inoltre sostiene alcuni disabili psichici in età ancora giovane. Quando le strutture pubbliche sono carenti, ci si avvale della collaborazione di alcuni medici e psicologi dell’Ame (Associazione medica ebraica). Un’altra tipologia d’intervento nelle famiglie è la ricerca, anche solo temporanea, di un lavoro per i disoccupati, che oggi costituiscono un problema drammatico, soprattutto se con figli a carico: la disoccupazione oltre al grave disagio economico, genera quasi sempre anche grandi squilibri nei rapporti interpersonali che possono arrivare a forme di disadattamento a volte anche grave e a frequenti casi di depressione. La maggior parte dei colloqui sono condotti prima in sede, con un “servizio di ascolto”, a cui segue la visita domiciliare e la valutazione del caso nel suo complesso, soprattutto laddove ci siano minori a carico. Un problema grave, di cui si fa carico il servizio sociale della Comunità, è quello vissuto da persone malate sotto i 60 anni, che non hanno alcun aiuto economico da parte dello Stato. Un altro problema è rappresentato dagli handicappati psichiatrici, che non hanno strutture pubbliche riabilitative o terapie occupazionali in grado di riempire le loro giornate e per i quali vanno previsti e organizzati interventi ad hoc.

Giovani: si intendono i ragazzi in età scolare che frequentano la Scuola ebraica o giovani universitari ai primi anni di studio. Attualmente il servizio sociale della Comunità si occupa di circa quindici ragazzi, in parte con assistenza psicosociale, in parte con contributi materiali e borse di studio. È attivo il “servizio di ascolto” presso la scuola ebraica, in collaborazione con la dirigenza scolastica. L’assistente sociale si occupa dei casi di disadattamento scolastico, spesso rilevatore di gravi problematiche all’interno della famiglia, parlando con insegnanti, alunni e medico scolastico. È in corso una campagna di sensibilizzazione sugli insegnanti affinché informino il servizio, a scopo preventivo, sugli alunni a rischio.

Il servizio sociale della Comunità si avvale di alcuni educatori, che seguono a domicilio gli alunni in difficoltà, e di terapeuti dell’età evolutiva, sempre in stretta collaborazione con il Comune di Milano a cui vengono segnalati i casi di competenza. Gli educatori sono tutti a carico della Comunità nei casi di famiglie disagiate, i terapeuti in gran parte a carico del Comune. Il budget a disposizione per le famiglie e i giovani è in totale di 84.000 euro, insufficiente a coprire le spese effettive del servizio sociale.

La residenza per anziani

Protezione e servizio

La Comunità ebraica di Milano si è dotata di una casa di riposo sin dal 1937, in modo da poter accogliere i propri anziani in una residenza protetta, dove è possibile essere assistiti e continuare a seguire le tradizioni ebraiche, le funzioni religiose e rispettare la kasherùt (regole alimentari). La sede, in via Ippolito Nievo, fu bombardata durante la seconda guerra mondiale, ma al momento era vuota perché, fin dal novembre del 1942, gli anziani erano stati trasferiti nella casa di riposo di Mantova (pensando che quella città fosse più sicura. Non fu così. Anche gli anziani milanesi furono deportati e solo tre di loro riuscirono a tornare). Nel 1952 la casa di riposo fu spostata in via Jommelli, in una palazzina donata alla Comunità da Mino Battino, al quale fu poi intitolata.
Nel 1973 fu edificata la Nuova Residenza per Anziani in via Leone XIII, dagli architetti Yonathan De Paz e Donato D’Urbino, secondo i più moderni criteri architettonici del momento. Tali criteri sono stati, negli anni, adattati alle normative statali e regionali in materia di sicurezza, igiene, barriere architettoniche, richiedendo frequenti aggiornamenti nell’impiantistica e nella manutenzione, fino a vere ristrutturazioni. La Nra è oggi una struttura protetta (residenza sanitario-assistenziale), autorizzata al funzionamento dalla Provincia di Milano e accreditata con codice 26180 presso la Regione Lombardia, che dedica la propria attività ad assicurare il benessere degli anziani ospiti. In quest’ottica si impegna a prestare ad ogni ospite, nel rispetto della dignità umana, la migliore assistenza socio-sanitaria possibile, sia attraverso la cura di disturbi esistenti sia attraverso la prevenzione e la stimolazione della vita di relazione secondo i bisogni individuali. La Nra è in grado di ospitare fino ad un massimo di 90 residenti, in stanze singole o doppie con servizi annessi. Dispone di spazi residenziali, sanitario-terapeutici e di socializzazione secondo gli standard regionali. Ha una direzione operativa incaricata della gestione generale della Residenza, cui fanno direttamente capo i servizi sociali e generali, l’animazione, la ristorazione, le relazioni con gli ospiti, familiari, fornitori, personale non sanitario ed enti pubblici. La direzione sanitaria, invece, rappresentata da uno specialista geriatra, dà l’indirizzo al personale medico-infermieristico, che risponde direttamente ad essa. Il responsabile operativo e la direzione sanitaria coordinano la propria attività al fine di soddisfare al meglio le esigenze degli ospiti. Presso la Nra sono regolarmente presenti tre medici, una caposala, personale infermieristico abilitato, ausiliari e fisioterapisti, oltre ad un assistente sociale e a personale incaricato dell’animazione. Sono attivi diversi laboratori di attività creative.

La nuova sede

Nel 2005 è iniziata la costruzione della nuova residenza sanitario-assistenziale della Comunità ebraica di Milano, ultimata nel 2008. La nuova sede della Nra èin via Arzaga, edificata usufruendo di un terreno di proprietà della Comunità, in prossimità di altre istituzioni come la scuola e la sede gestionale, in un quartiere residenziale della città ricco di servizi comunitari e per questo altamente frequentato dalle famiglie degli ospiti.

La nuova residenza haun lay out che rispetta e supera tutti i requisiti delle leggi nazionali e regionali in tema di qualità e sicurezza delle case di riposo per anziani. Conta 110 posti letto distribuiti su dieci piani (sei residenziali, due piani di spazi comuni, due piani per servizi) con camere singole, doppie e anche quattro mini-alloggi protetti.

La struttura è andata a sostituire la casa di riposo per anziani di via Leone XIII attualmente gestita dalla Comunità, migliorandone gli spazi individuali e comuni e adeguandone la struttura alle mutate esigenze degli anziani del secolo XXI, con età medie in crescita e forme di decadimento psichico-fisico tipiche dei “grandi vecchi” (Parkinson, Alzeimer, varie forme di demenza e di depressione senile).

Attraverso questo progetto, finanziariamente e organizzativamente impegnativo e coraggioso, la Comunità ebraica di Milano lancia un ulteriore ponte verso il futuro nel rispetto doveroso verso quella parte più fragile della sua popolazione e nel contempo patrimonio e testimone della nostra memoria, filo conduttore di ogni sopravvivenza.

Il volontariato

Il valore della solidarietà

Il volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” è operativo dal 2001 ed è nato per alleviare la solitudine e le sofferenze di chi, iscritto alla Comunità ebraica di Milano, ne ha bisogno. Il volontariato svolge attività di assistenza sociale e socio-sanitaria, sia domiciliare sia presso ospedali e case di riposo, a persone – segnalate dalla Comunità ebraica o da altri enti – che si trovino in una condizione di bisogno fisico, sociale, familiare.
I volontari sono suddivisi in gruppi secondo il tipo di intervento, coordinati dal capogruppo responsabile. Ogni volontario, oltre ad operare secondo linee guida stabilite, deve seguire un decalogo di comportamento e riservatezza. I volontari sono circa 70, di cui alcuni giovani liceali e universitari, tutti motivati da grande entusiasmo, anche perché gratificati dall’apprezzamento che viene loro riconosciuto sia da chi assistono, sia dalle istituzioni comunitarie.
I volontari, presso la Nuova Residenza per Anziani della Comunità, offrono l’assistenza ai pasti ai residenti non autosufficienti, la compagnia, l’aiuto per l’accensione delle candele di Shabbat.
A domicilio, i volontari danno assistenza a persone sole, in difficoltà, con interventi settimanali di compagnia, lettura, spesa, accompagnamento per visite mediche e pratiche burocratiche.
Presso gli ospedali, un gruppo è disponibile all’assistenza per chi, ricoverato, necessiti di supporto.
I volontari sono impegnati anche con bambini in difficoltà scolastica che non possono permettersi lezioni private.
Il volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” ha attivato poi un “telefono d’ascolto”, utile anche per avere segnalazioni di casi su cui intervenire.

Progetti futuri: raggiungere un numero maggiore di persone in condizione di bisogno e ampliare il servizio di assistenza; organizzare momenti di aggregazione, con iniziative volte a migliorare la qualità della vita degli assistiti, soprattutto in termini di relazioni (molti dei più anziani, in particolare donne, vivono in una condizione di solitudine che tende a diventare un tratto dominante, marcando in modo profondo la loro condizione esistenziale); programmare attività di svago, conferenze, concerti, cinema, momenti di lettura, uscite, sia per gli assistiti a domicilio sia per i residenti in casa di riposo.

I servizi per gli iscritti

La Comunità ebraica di Milano è formata da tutti gli ebrei che qui vivono o lavorano, indipendentemente dalla loro origine geografica o tradizionale. Gli ebrei milanesi seguono infatti diversi riti, italiano, sefardita o ashkenazita e provengono da numerosi Paesi. Da oltre duemila anni esistono in Italia organismi centrali, creati per fornire servizi comuni al singolo e alla collettività, ovunque vivano ebrei.
Far parte della Comunità è un diritto-dovere: la tradizione ebraica insegna, infatti, che tutti devono collaborare al bene comune. In molti momenti della vita si può aver bisogno dei servizi collettivi o individuali della Comunità. Questi consistono nella kasherùt, cioè nel controllo e nella fornitura di alimenti preparati secondo le norme religiose ebraiche, tutto l’anno e particolarmente per Pésach, nell’assistenza ai poveri, agli ammalati, ai disagiati sociali, agli anziani; nella tutela dei diritti per i militari ebrei, per singoli che vogliano godere dei benefici che la legge italiana accorda a tutti gli ebrei o a determinate categorie di cittadini; nell’istruzione ebraica a qualunque livello; nelle attività culturali, nell’informazione e nel culto. La Comunità è anche in grado di essere a fianco di ogni ebreo nei “momenti chiave” della vita, con una presenza rassicurante.
L’ebreo che prende la residenza in una città italiana provenendo da un’altra, può iscriversi alla Comunità locale. L’iscrizione è individuale e non comprende l’intero nucleo familiare né parenti giunti successivamente. L’iscrizione è gratuita. Sarà un’apposita commissione a concordare col nuovo iscritto l’entità del contributo annuo. Chi non ha possibilità economiche verserà annualmente, se maggiorenne, un contributo simbolico. Con l’iscrizione si ha diritto di godere di tutti i servizi della Comunità: funzioni religiose, educazione e scuola ebraica, servizi sociali, ricovero presso la casa di riposo della Comunità, servizi amministrativi.

La scuola ebraica

Le origini

Fin dal momento della sua costituzione, la Comunità di Milano, seguendo l’insegnamento biblico che indica nell’educazione il perno della vita ebraica, creò una piccola scuola in via Disciplini. Si trattava inizialmente di un semplice asilo al quale, nel 1920, furono aggiunte le classi elementari. La sede, utilizzata anche dalle organizzazioni ebraiche, rimase in funzione fino al 1928. Fu Aldo Jarach a comprare due villette ai numeri 6 e 8 di via Eupili, rispettivamente nel 1928 e 1931, per farne una scuola che qui rimase per trent’anni. Queste villette, durante gli anni della discriminazione razziale e della persecuzione (1938-1943), divennero sede di tutti i corsi di studio, dalle elementari all’università, per i ragazzi ebrei espulsi dalle scuole pubbliche. Dopo il Regio decreto del 5 settembre 1938 che escludeva alunni ed insegnanti ebrei dalle scuole pubbliche, grazie all’impegno forte e costante di uomini come Federico Jarach, Yoseph Colombo, già preside a Ferrara, rese possibile l’apertura della scuola in soli due mesi, garantendo ai ragazzi il diritto all’istruzione che lo Stato in cui vivevano aveva loro tolto. Vi approdarono centinaia di ragazzi e decine di insegnanti, tutti quelli che erano stati espulsi dalle scuole pubbliche. Nonostante gli evidenti problemi pratici, nonostante il clima di insicurezza in cui si viveva, la scuola riuscì a trasmettere serenità ai ragazzi. La cosa che la rendeva unica e miracolosa era l’atmosfera che si respirava. Era l’unione, l’umanità, il comune sentire che legava alunni e insegnanti, bambini e ragazzi di età diverse. La scuola fu costretta a chiudere nel 1943 e riaprì nell’ottobre 1945; l’Italia era libera e gli ebrei lo erano di riprendere il loro lavoro e di frequentare le scuole pubbliche. La scuola ebraica però non cessò di esistere. Le scuole di via Eupili, rinate dopo la guerra soprattutto per volontà di Sally Mayer, videro negli anni Cinquanta la popolazione scolastica crescere e quasi triplicare fino alla quota di ottocentocinquanta alunni. Di qui la necessità di provvedere ad una scuola modernamente attrezzata, dotata di palestre, biblioteche, mense, campo sportivo, centro di ricreazione, oltre che di materiale didattico e di ogni sussidio pedagogico. Le villette di via Eupili rimasero così sede della scuola ebraica fino al 1964, quando fu inaugurato il nuovo edificio in via Sally Mayer. Principali animatori e coordinatori dell’opera furono il presidente della Comunità Astorre Mayer e il vicepresidente Vittorio Levi.

La scuola ebraica oggi

La Scuola della Comunità ebraica, in via Sally Mayer, è oggi un moderno e funzionale complesso scolastico che ospita circa 600 alunni, dall’asilo nido alle scuole superiori. Dopo le primarie e le secondarie di primo grado, i ragazzi possono scegliere tra liceo scientifico o linguistico e istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Tutti gli ordini di scuola sono stati riconosciuti dallo Stato italiano come Scuole Paritarie, seguono i programmi ministeriali con l’aggiunta dello studio della lingua ebraica e dell’ebraismo, materie scelte nell’ambito dell’autonomia scolastica e che fanno parte integrante del curriculum formativo degli studenti. Queste materie sono arricchite da seminari, giornate di studio, conferenze, collettivi, recite, commemorazioni e manifestazioni, momenti significativi della vita ebraica che si respira a scuola. Si segue la tradizione dell’ebraismo; si rispettano il Sabato e il calendario ebraico, la kasherùt (norme alimentari) della mensa. La scuola non è né religiosa né laica, ma pluralista. Al suo interno vivono gran parte della giornata ragazzi di famiglie molto diverse. Tutti, però, studiano, vivono, giocano e mangiano insieme. Fin dalla sua fondazione, la scuola ebraica ha accolto, educato e formato ragazzi provenienti da varie ondate migratorie, dalle origini geografiche e culturali più diverse: Europa orientale, Egitto, Iran, Libia, Libano. A queste, si sono aggiunte numerose famiglie trasferitesi a Milano da altre città italiane e da Israele. La scuola è dotata di moderni laboratori di informatica, chimica, lingue straniere con supporti multimediali d’avanguardia, un’importante biblioteca con postazioni internet, palestre, mensa. Tutte queste realizzazioni sono state, in gran parte, rese possibili da donazioni di privati e aziende, che sul modello anglosassone scelgono di investire in cultura e formazione. I ragazzi rispondono con brillanti risultati conseguiti in tutti gli ordini di studio; non è raro che superino l’esame di Stato con il punteggio di 100/100, a volte gratificati dall’encomio, a dimostrazione che l’attività della scuola risponde molto bene alle richieste della società e agli obiettivi stessi della Comunità. Lo scopo finale, infatti, è che gli alunni, una volta lasciata la scuola, siano in grado di essere uomini e donne liberi e consapevoli, anche della propria identità, ovunque si trovino, in Italia, in Europa, in Israele e nel mondo. La Comunità mantiene e gestisce la scuola e ne stabilisce l’indirizzo educativo. In particolare alla Comunità compete l’organizzazione dell’apparato amministrativo, economico e finanziario; alla scuola il compito didattico ed educativo. Il rabbino capo della Comunità, attraverso i responsabili da lui nominati, sovrintende all’indirizzo educativo ebraico.

Il servizio sociale

Assistenza sul campo

Il servizio sociale della Comunità ebraica si occupa attualmente di tre tipologie di intervento sul territorio. Anziani: (circa 70 assistiti) con assistenza domiciliare, erogazione di sussidi, pagamento bollette e integrazione affitti, assegnazione badanti, assistenza per aiuto nei contatti con enti comunali e statali quali Cma, Cps, Asl, Ufficio Invalidi, disbrigo pratiche burocratiche e attivazione delle domande per gli assegni di benemerenza o assegni di accompagnamento, richieste di integrazione affitto del Comune per gli aventi diritto. Svolge inoltre un servizio di assistenza psicosociale alle persone bisognose di sostegno, e di supporto morale alle persone sole, con visite mirate a domicilio, in stretta collaborazione con la Fondazione Biazzi. In occasione delle festività ebraiche, il servizio organizza una distribuzione di pacchi a domicilio, con l’aiuto di volontari dell’organizzazione ebraica del Bené Berith e della Fondazione Biazzi.
I pacchi dono vengono distribuiti a tutta la popolazione assistita, non solo agli anziani. Il servizio sociale, inoltre, si occupa di trovare medici in caso di urgenze. Alcuni degli assistiti sul territorio frequentano la Nuova Residenza per Anziani di giorno, per le terapie occupazionali e l’animazione, e alcuni mangiano presso la Nra a mezzogiorno, portati con il pulmino e poi riaccompagnati. Inoltre d’estate il servizio sociale della Comunità organizza un soggiorno al mare per gli anziani.

Famiglie: (circa 45 nuclei famigliari). Il servizio sociale segue famiglie con problemi di tipo sia economico sia sociale, con difficoltà ambientali e di convivenza, o con disagi psicologici. Inoltre sostiene alcuni disabili psichici in età ancora giovane. Quando le strutture pubbliche sono carenti, ci si avvale della collaborazione di alcuni medici e psicologi dell’Ame (Associazione medica ebraica). Un’altra tipologia d’intervento nelle famiglie è la ricerca, anche solo temporanea, di un lavoro per i disoccupati, che oggi costituiscono un problema drammatico, soprattutto se con figli a carico: la disoccupazione oltre al grave disagio economico, genera quasi sempre anche grandi squilibri nei rapporti interpersonali che possono arrivare a forme di disadattamento a volte anche grave e a frequenti casi di depressione. La maggior parte dei colloqui sono condotti prima in sede, con un “servizio di ascolto”, a cui segue la visita domiciliare e la valutazione del caso nel suo complesso, soprattutto laddove ci siano minori a carico. Un problema grave, di cui si fa carico il servizio sociale della Comunità, è quello vissuto da persone malate sotto i 60 anni, che non hanno alcun aiuto economico da parte dello Stato. Un altro problema è rappresentato dagli handicappati psichiatrici, che non hanno strutture pubbliche riabilitative o terapie occupazionali in grado di riempire le loro giornate e per i quali vanno previsti e organizzati interventi ad hoc.

Giovani: si intendono i ragazzi in età scolare che frequentano la Scuola ebraica o giovani universitari ai primi anni di studio. Attualmente il servizio sociale della Comunità si occupa di circa quindici ragazzi, in parte con assistenza psicosociale, in parte con contributi materiali e borse di studio. È attivo il “servizio di ascolto” presso la scuola ebraica, in collaborazione con la dirigenza scolastica. L’assistente sociale si occupa dei casi di disadattamento scolastico, spesso rilevatore di gravi problematiche all’interno della famiglia, parlando con insegnanti, alunni e medico scolastico. È in corso una campagna di sensibilizzazione sugli insegnanti affinché informino il servizio, a scopo preventivo, sugli alunni a rischio.

Il servizio sociale della Comunità si avvale di alcuni educatori, che seguono a domicilio gli alunni in difficoltà, e di terapeuti dell’età evolutiva, sempre in stretta collaborazione con il Comune di Milano a cui vengono segnalati i casi di competenza. Gli educatori sono tutti a carico della Comunità nei casi di famiglie disagiate, i terapeuti in gran parte a carico del Comune. Il budget a disposizione per le famiglie e i giovani è in totale di 84.000 euro, insufficiente a coprire le spese effettive del servizio sociale.

La residenza per anziani

Protezione e servizio

La Comunità ebraica di Milano si è dotata di una casa di riposo sin dal 1937, in modo da poter accogliere i propri anziani in una residenza protetta, dove è possibile essere assistiti e continuare a seguire le tradizioni ebraiche, le funzioni religiose e rispettare la kasherùt (regole alimentari). La sede, in via Ippolito Nievo, fu bombardata durante la seconda guerra mondiale, ma al momento era vuota perché, fin dal novembre del 1942, gli anziani erano stati trasferiti nella casa di riposo di Mantova (pensando che quella città fosse più sicura. Non fu così. Anche gli anziani milanesi furono deportati e solo tre di loro riuscirono a tornare). Nel 1952 la casa di riposo fu spostata in via Jommelli, in una palazzina donata alla Comunità da Mino Battino, al quale fu poi intitolata.
Nel 1973 fu edificata la Nuova Residenza per Anziani in via Leone XIII, dagli architetti Yonathan De Paz e Donato D’Urbino, secondo i più moderni criteri architettonici del momento. Tali criteri sono stati, negli anni, adattati alle normative statali e regionali in materia di sicurezza, igiene, barriere architettoniche, richiedendo frequenti aggiornamenti nell’impiantistica e nella manutenzione, fino a vere ristrutturazioni. La Nra è oggi una struttura protetta (residenza sanitario-assistenziale), autorizzata al funzionamento dalla Provincia di Milano e accreditata con codice 26180 presso la Regione Lombardia, che dedica la propria attività ad assicurare il benessere degli anziani ospiti. In quest’ottica si impegna a prestare ad ogni ospite, nel rispetto della dignità umana, la migliore assistenza socio-sanitaria possibile, sia attraverso la cura di disturbi esistenti sia attraverso la prevenzione e la stimolazione della vita di relazione secondo i bisogni individuali. La Nra è in grado di ospitare fino ad un massimo di 90 residenti, in stanze singole o doppie con servizi annessi. Dispone di spazi residenziali, sanitario-terapeutici e di socializzazione secondo gli standard regionali. Ha una direzione operativa incaricata della gestione generale della Residenza, cui fanno direttamente capo i servizi sociali e generali, l’animazione, la ristorazione, le relazioni con gli ospiti, familiari, fornitori, personale non sanitario ed enti pubblici. La direzione sanitaria, invece, rappresentata da uno specialista geriatra, dà l’indirizzo al personale medico-infermieristico, che risponde direttamente ad essa. Il responsabile operativo e la direzione sanitaria coordinano la propria attività al fine di soddisfare al meglio le esigenze degli ospiti. Presso la Nra sono regolarmente presenti tre medici, una caposala, personale infermieristico abilitato, ausiliari e fisioterapisti, oltre ad un assistente sociale e a personale incaricato dell’animazione. Sono attivi diversi laboratori di attività creative.

La nuova sede

Nel 2005 è iniziata la costruzione della nuova residenza sanitario-assistenziale della Comunità ebraica di Milano, ultimata nel 2008. La nuova sede della Nra èin via Arzaga, edificata usufruendo di un terreno di proprietà della Comunità, in prossimità di altre istituzioni come la scuola e la sede gestionale, in un quartiere residenziale della città ricco di servizi comunitari e per questo altamente frequentato dalle famiglie degli ospiti.

La nuova residenza haun lay out che rispetta e supera tutti i requisiti delle leggi nazionali e regionali in tema di qualità e sicurezza delle case di riposo per anziani. Conta 110 posti letto distribuiti su dieci piani (sei residenziali, due piani di spazi comuni, due piani per servizi) con camere singole, doppie e anche quattro mini-alloggi protetti.

La struttura è andata a sostituire la casa di riposo per anziani di via Leone XIII attualmente gestita dalla Comunità, migliorandone gli spazi individuali e comuni e adeguandone la struttura alle mutate esigenze degli anziani del secolo XXI, con età medie in crescita e forme di decadimento psichico-fisico tipiche dei “grandi vecchi” (Parkinson, Alzeimer, varie forme di demenza e di depressione senile).

Attraverso questo progetto, finanziariamente e organizzativamente impegnativo e coraggioso, la Comunità ebraica di Milano lancia un ulteriore ponte verso il futuro nel rispetto doveroso verso quella parte più fragile della sua popolazione e nel contempo patrimonio e testimone della nostra memoria, filo conduttore di ogni sopravvivenza.

Il volontariato

Il valore della solidarietà

Il volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” è operativo dal 2001 ed è nato per alleviare la solitudine e le sofferenze di chi, iscritto alla Comunità ebraica di Milano, ne ha bisogno. Il volontariato svolge attività di assistenza sociale e socio-sanitaria, sia domiciliare sia presso ospedali e case di riposo, a persone – segnalate dalla Comunità ebraica o da altri enti – che si trovino in una condizione di bisogno fisico, sociale, familiare.
I volontari sono suddivisi in gruppi secondo il tipo di intervento, coordinati dal capogruppo responsabile. Ogni volontario, oltre ad operare secondo linee guida stabilite, deve seguire un decalogo di comportamento e riservatezza. I volontari sono circa 70, di cui alcuni giovani liceali e universitari, tutti motivati da grande entusiasmo, anche perché gratificati dall’apprezzamento che viene loro riconosciuto sia da chi assistono, sia dalle istituzioni comunitarie.
I volontari, presso la Nuova Residenza per Anziani della Comunità, offrono l’assistenza ai pasti ai residenti non autosufficienti, la compagnia, l’aiuto per l’accensione delle candele di Shabbat.
A domicilio, i volontari danno assistenza a persone sole, in difficoltà, con interventi settimanali di compagnia, lettura, spesa, accompagnamento per visite mediche e pratiche burocratiche.
Presso gli ospedali, un gruppo è disponibile all’assistenza per chi, ricoverato, necessiti di supporto.
I volontari sono impegnati anche con bambini in difficoltà scolastica che non possono permettersi lezioni private.
Il volontariato “Federica Sharon Biazzi Onlus” ha attivato poi un “telefono d’ascolto”, utile anche per avere segnalazioni di casi su cui intervenire.

Progetti futuri: raggiungere un numero maggiore di persone in condizione di bisogno e ampliare il servizio di assistenza; organizzare momenti di aggregazione, con iniziative volte a migliorare la qualità della vita degli assistiti, soprattutto in termini di relazioni (molti dei più anziani, in particolare donne, vivono in una condizione di solitudine che tende a diventare un tratto dominante, marcando in modo profondo la loro condizione esistenziale); programmare attività di svago, conferenze, concerti, cinema, momenti di lettura, uscite, sia per gli assistiti a domicilio sia per i residenti in casa di riposo.