Ebraismo 2.0: verso un nuovo linguaggio

di Ester Moscati

Un’eredità millenaria di valori, usanze, leggi. Una cultura a tutto campo. Ma libri e oggetti non bastano più a trasmetterne i contenuti. Servono idee coraggiose e strumenti più attuali.

Flash mob, video virali su Facebook, dirette radio on line. E poi i nuovi mezzi di comunicazione integrata, strumenti e linguaggi innovativi; sono tante le declinazioni del tema -Ebraismo 2.0, dal Talmud a Internet-, che quest’anno rappresenta il filo conduttore della Giornata europea della cultura ebraica, in programma per domenica 4 settembre 2011. Insomma, Gutenberg o Google? Carta o e-book? Se la tradizione è importante, saperla preservare e trasmettere è indispensabile; e oggi, per farlo, non ci si può affidare solo ad elementi statici e locali -sinagoghe, scuole, musei, biblioteche-. Vanno “inventati” canali più ampi, capaci di raggiungere soprattutto i giovani, che sappiano parlare il loro linguaggio. Che oggi è digitale, visuale, ipertestuale e veloce.

Il tema, si sa, è caldissimo. Lo dimostra la presenza dei grandi guru del web 2.0 sbarcati a Milano a giugno, alla Fondazione Corriere della Sera: da Frédéric Martel sociologo e esperto di social network a Robert Darnton, artefice della digitalizzazione della biblioteca di Harvard e motore del progetto per creare una biblioteca digitale universale. E poi il filosofo John Searle e l’economista Hernando de Soto. Il mondo ebraico ha raccolto questa sfida e l’ha coniugata con una occasione, la Giornata europea della cultura ebraica, ormai diventata un appuntamento annuale fisso e atteso,  ogni prima domenica di settembre, da migliaia di persone. Sì, perché la cultura ebraica -ma anche gli ebrei in sé-, sono ancora un “oggetto misterioso” che incuriosisce e attrae.

E così la Giornata coinvolge e accomuna i gruppi più diversi, quelli desiderosi di un approfondimento intellettuale ma anche chi vuole solo “sbirciare” dietro il portale di una sinagoga. Nata proprio come evento “porte aperte” per favorire la conoscenza dell’ebraismo, la manifestazione ha invitato in questi anni i cittadini europei ad entrare in sinagoghe e siti ebraici, musei e biblioteche, con appuntamenti nelle piazze e nei teatri, che propongono musica, temi e soggetti di cultura ebraica che non è facile ascoltare nel corso dell’anno. È un momento di diffusione di conoscenza rivolto anche a chi non sa nulla di ebraismo e di ebrei, iniziato ormai dodici anni fa. Un lungo periodo che non mostra però segni di stanchezza visto che, nel corso degli anni, il numero dei Paesi partecipanti è cresciuto fino ad arrivare agli attuali 26. Il numero dei visitatori si mantiene da vari anni sulle 200 mila persone che visitano luoghi ebraici in tutta Europa.

A questi visitatori, ogni anno si propone un argomento diverso da discutere, in contemporanea in tutti i Paesi d’Europa, come un ideale “fil rouge” che li unisce per un giorno. A volte temi semplici, come la cucina o le feste, o più complessi, come quello di quest’anno, “Ebraismo 2.0”, nel quale sarà sviluppato il rapporto tra una cultura antica (quella ebraica) e la tecnologia che oggi occupa ogni momento della nostra esistenza. Una vera sfida. L’Italia, con l’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) ha aderito fin dall’inizio alla proposta europea della Giornata, realizzando eventi in località sparse in tutta la penisola, non solo nelle 21 Comunità ma in biblioteche, musei, teatri, anche in località dove non esistono più nuclei ebraici, come nell’Italia meridionale e insulare. E ogni anno ha scelto una città “capofila” dove si svolge l’inaugurazione ufficiale.

Quest’anno sarà la Comunità ebraica di Siena. “L’Ucei ha dedicato una grande attenzione in questi anni alla Giornata”, ha detto Annie Sacerdoti, consigliere Ucei delegato alla manifestazione e responsabile europeo dell’evento, “perché ha creduto fin dall’inizio al valore della manifestazione come momento di confronto e apertura con la società esterna per far conoscere la propria identità, le proprie tradizioni, la propria storia e, soprattutto, la propria vitalità”. “L’Ucei ritiene infatti che solo la conoscenza e il rapporto diretto possono contribuire ad abbattere pregiudizi e stereotipi”, ha concluso, “e solo con questa conoscenza reciproca possono cadere le barriere di diffidenza e di incomprensione che impediscono la creazione di una società ‘inclusiva’, che non teme l’altro perché diverso”.

La Giornata a Milano, idee ed eventi a tutto campo

Milano vive da sempre con grande coinvolgimento la Giornata della Cultura ebraica; i cittadini accorrono in Sinagoga per le visite guidate e le conferenze, prenotano i concerti, affollano gli stand di libri e gastronomia. C’è una grande sete di sapere, una curiosità vivace e attiva che fa di questo evento un momento imperdibile di confronto. L’assessore alla Cultura della Comunità, Daniele Cohen, sta preparando con i suoi collaboratori il programma per Domenica 4 settembre. Il Bollettino gli ha rivolto qualche domanda.

Ebraismo 2.0, dal Talmud a Internet. Questo è il tema scelto per l’edizione 2011 della Giornata europea della Cultura ebraica, un tema complesso e stimolante. Che cosa ne pensi? Quali sono le prime idee per la programmazione milanese?

Il tema è sicuramente stimolante, anche se devo ammettere che in una prima fase eravamo un po’ preoccupati per il rischio di concentrare l’attenzione più sui “mezzi” che sui “contenuti”.

In realtà crediamo che la vera sfida di questa Giornata sia proprio quella di unire i due fili conduttori suggeriti dal titolo: l’Ebraismo e il Futuro (e quindi le sfide che il nostro Ebraismo si trova ad affrontare in questo nuovo millennio), da un lato, ed il ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione nel diffondere e nel rappresentare la Cultura Ebraica, dall’altro.

Siamo ancora nella fase di ideazione e di programmazione, ma le prime idee vanno proprio in questa direzione cercando di unire riflessioni e incontri, con eventi più legati all’utilizzo dei nuovi media.

Dovrebbe essere un approccio multimediale gradito soprattutto ai giovani: stai pensando ad un coinvolgimento in qualche forma dei ragazzi della Comunità?

Certamente; da subito ho voluto formare un gruppo di lavoro con diversi giovani con l’obiettivo di coinvolgerli più attivamente nella programmazione della Giornata, non solo per le loro “competenze” in materia di comunicazioni multimediali, ma anche e soprattutto come “produttori” di contenuti.

Web 2.0, tecnologia, new media… La Comunità ebraica di Milano si è dotata di un sito internet, Mosaico, recentemente rinnovato e molto cliccato, e di una Web Radio, Jewbox. La Cultura ebraica è un “contenuto” che oggi è possibile conservare e trasmettere in forme nuove e diverse. Pensi che questo possa cambiare la percezione che all’esterno si ha dell’ebraismo? In che modo?

Sito e JewBox saranno al centro delle attività programmate. In particolare uno dei nostri obiettivi sarà quello di porre la nostra WebRadio al centro di una programmazione tesa ad avvicinare sempre più la cittadinanza milanese alla nostra Cultura secondo forme di fruizione innovative e, ci auguriamo, stimolanti. Come diciamo spesso, la conoscenza è la base per combattere ogni forma di pregiudizio e siamo convinti che le nuove forme di comunicazione, se ben utilizzate, non possono che favorire ed accelerare tale processo.