Tanti auguri al mio blog e al grande Woody Allen. A metà dicembre arriva il suo nuovo film assieme a Steven Spielberg

Taccuino

di Roberto Zadik

Come le persone anche i blog compiono gli anni e questo mio canale di musica, cinema e spettacolo del mondo ebraico contemporaneo che ho intitolato, autoironicamente, “Zadikshow” compie un anno di vita, notizie e novità. Ringraziando tutti quelli che mi seguono mi preparo ai mesi che verranno e al mio secondo libro di racconti prossimamente in uscita e celebro queste ricorrenze assieme alla gioiosa festa di Chanukkà. In concomitanza con tutto questo, un’icona  della cultura ebraica del Novecento, il geniale e inquieto Woody Allen, martedi 1 dicembre compie 80 anni e fra due settimane arriva nei cinema italiani il suo nuovo lavoro “Irrational Man” la cui uscita è prevista per il prossimo 17 dicembre.

Stuart Allen Konigsberg,  vero nome di Allen, è un personaggio stravagante e complesso, di capitale importanza a livello cinematografico e culturale non solo nella sua New York, città della quale è stato il più grande narratore assieme al cantautore Lou Reed e allo scrittore Philip Roth ma nel mondo e nell’amata Europa. Su questo regista, famoso anche per i suoi scandali, come la love story con la figlia adottiva Soon Yi,  si sono scritte quintali di pagine e questo complicato e analitico Sagittario ascendente Vergine, nonostante la sua età continua a stupire, a creare, a produrre sceneggiature e trame interessanti e ricche di spunti di riflessione. Lavoratore instancabile, lettore onnivoro e clarinettista, con diversi matrimoni alle spalle e diversi legami, celebri le sue unioni con le attrici Diane Keaton Mia Farrow ex di Frank Sinatra, da cui ha avuto un figlio, Satchel, Woody Allen è un uomo in apparenza timido, modesto, grande osservatore capace di scatenare una fantasia illimitata e una carica umoristica e vitale invidiabile e insospettabile.

Questo personaggio geniale e prolifico ha una lunga carriera cinematografica  alle spalle e una burrascosa vita sentimentale e tutto sempre recitando la parte del perdente, del solitario e dell’intellettuale imbranato e sornione coi suoi occhialoni a fondo di bottiglia, il cappotto e i capelli arruffati a metà fra Charlot e l’ispettor Closeau.  Cineasta, attore e sceneggiatore, un mix raro tipico di autori come Chaplin, Truffaut o Hitchcock, Allen che è la risposta contemporanea all’umorismo ebraico di Billy Wilder, di Lubitsch e di Groucho Marx,  ha  cominciato negli anni ’60 scrivendo battute fulminanti, gag e monologhi esilaranti, improvvisandosi prestigiatore, per poi cominciare a muoversi con tenacia e determinazione nel mondo del cinema seguendo la sua passione per Ingmar Bergman e i film d’autore. Dal 1968 ha esordito sul grande schermo nella parte dell’imbranato con commedie come “Ciao Pussycat” diretta dall’amico Herbert Ross che l’ha voluto anche per “Provaci ancora Sam” del 1972 uno dei suoi capolavori come attore brillante e campione d’incassi. Da lì, Allen non si è più fermato e ha continuato a farci ridere e riflettere con un umorismo cerebrale, colto, molto europeo quasi all’inglese e lontanissimo dalla comicità fracassona, demenziale e molto più americana del collega e correligionario Mel Brooks, vero nome Melvin Kaminski, Cancro ascendente Vergine.

Poi dopo successi divertentissimi come “Il dittatore di Bananas”, del 1971 diretto da Paul Mazursky, “Amore e Guerra” satira del romanzo russo “Guerra e Pace” scritto assieme a Diane Keaton, la svolta impegnata, seria e esistenziale fra gli anni ’80, indimenticabile “Zelig” argutissima satira della psicanalisi del 1983  e gli anni ’90, capolavori come “Crimini e Misfatti” lo confermano. E fra commedie brillanti, musical un po’ sgonfi come “Tutti dicono i love you” e opere d’arte raffinate e piene di citazioni culturali, da Freud a Bergman, come” Ombre e Nebbia” . Dalla fine degli anni ’90 a oggi il successo commerciale di Allen sembra aumentato notevolmente ma secondo me, visto che sono a casa mia nel mio blog, lo dico apertamente, la creatività del passato si è commercializzata e un po’ appiattita. Lo dimostrano bei film, ma nulla di più, come “Matchpoint”, “Scoop” con la sua nuova musa la bella Scarlett Johansson e “Midnight in Paris” omaggio agli scrittori e ai talenti vissuti nella Parigi della Belle epoque da Hemingway a Fitzgerald. E ora riassumendo qualsiasi prolissità, arriva questo “Irrational Man” con la media di quasi un film all’anno. Prolifico e quasi irrefrenabile, Allen, confeziona questo nuovo lavoro che ha come protagonista il magnetico Joaquin Phoneix, fratello del compianto River, morto a 23 anni di overdose fuori dal locale dell’amico Johnny Depp, attore di madre ebrea e con una vita famigliare movimentata e in stile hippie, che a 41 anni ha lavorato con registi importanti da Ridley Scott, quello di “Blade Runner”, ne “Il Gladiatore” fino a Woody Allen. Proprio Phoenix vestirà i panni di Abe Lucas un cinico e deluso professore di filosofia “sull’orlo di una crisi di nervi” (giusto per citare un bel film di Almodovar) sospeso fra due donne, la collega Jil e una sua giovane studentessa. Woody Allen dunque torna alla carica con questa commedia amara sul mondo dei sentimenti, che è sempre stato un suo tema ricorrente, si pensi a film come “Io e Annie” o “Manhattan” seguendo la sua passione per la cultura, i libri, le discussioni esistenziali che hanno sempre contraddistinto il suo cinema e la sua affascinante e tormentata personalità.

Passando a un altro grande del cinema ebraico americano, il  giorno dopo tocca al versatile e intenso Steven Spielberg, Sagittario ascendente Cancro. Capace di saltellare da un genere all’altro, come il suo amico e correligionario, Stanley Kubrick, anche se con meno profondità, Spielberg ora sta per sbarcare nei cinema nostrani con un movimentato action movie che si intitola “Il ponte delle spie” in uscita il prossimo 18 dicembre. Il giorno dopo Allen. Avvalendosi della prestigiosa sceneggiatura dei bravissimi fratelli Cohen, questo film tutto “Jewish” (ebraico al cento percento) tratta però di una storia vera in cui un certo Jason Donovan, interpretato dal bravo Tom Hanks, è un importante avvocato americano divenuto membro della Cia durante la Guerra Fredda e implicato in un intricato intrigo internazionale dovendo negoziare con la Russia comunista la liberazione di un pilota americano catturato dalle truppe sovietiche. Un tuffo nel passato, secondo la vena nostalgica di Spielberg già vista in altre sue pellicole, come “1941 allarme a Hollywood” o “Il colore viola”, dove fra a colpi di scena, avventure e biografia di Donovan, il grande Spielberg ne racconta le vicende con la consueta abilità tecnica e narrativa. Cambio di genere, dunque, per il regista 68enne che in passato è diventato famoso per  pellicole ritmate come “Lo squalo” uno dei suoi più grandi successi di pubblico, i “Predatori dell’arca perduta” e in “Salvate in soldato Ryan” e film intimisti e profondi che ne rivelano il lato riflessivo e umano come “La lista di Schindler” che a mio avviso è il suo capolavoro.