Schnabel, fra genio, sregolatezza e polemiche esce il documentario sulla sua vita

Taccuino

di Roberto Zadik

Come avete ben visto, il mio blog è pieno di tipi strani e il controverso artista Julian Schnabel è uno di loro. Pittore, regista e sceneggiatore, ha vissuto una vita piena di trionfi, per i suoi quadri giganti che l’hanno reso celebre e affermato nella sua New York fra anni ’80 e il decennio successivo. Ma anche per le  polemiche, come nel caso del film “Miral” sulla vita di una ragazza palestinese, girato ai tempi della sua chiacchierata relazione con la giornalista arabo-israeliana Rula Jebreal,  durata quattro anni dal 2007 al 2011. E sì che doveva essere una collaborazione lavorativa per la trasposizione cinematografica di questo suo romanzo Miral ma si è trasformata in una storia d’amore e in una pellicola che ha creato non pochi problemi a Schnabel.

Ebbene a 66 anni, compiuti lo scorso 26 ottobre, questo ebreo newyorchese di origini cecoslovacche è davvero un vulcano di idee e di intuizioni e ora è protagonista del documentario “L’arte viva di Julian Schnabel” diretto dal bravo regista napoletano Pappi Corsicato,  già uscito dai cinema dopo esservi stato per appena due giorni, il 12 e 13 dicembre. In Italia pochi lo conoscono, nonostante i fiumi di inchiostro scritti su di lui, ma in America e nel mondo questo autore descritto nel filmato come “Generoso, coraggioso e pieno di vita” è una star. E infatti questa sua vitalità straboccante e le sue umili origini hanno rappresentato per Corsicato e per altri un modello di ispirazione e di tenacia e l’applicazione perfetta del cosiddetto “Sogno americano”. Ma con la sua identità ebraica e con Israele l’artista, come tanti ebrei americani o israeliani, da Noam Chomsky, a Eran Riklis, a Noa, Amos Gitai o Assaf Avidan, non sembra avere un rapporto sereno, tutt’altro. Questo per chi parla a sproposito di “lobby ebraica” dicendo che siamo tutti uguali e molto uniti… invece è pieno di divisioni, contrasti, posizioni ideologiche o religiose confliggenti. Personaggi trasgressivi e scomodi come Schnabel o il bassista dei Kiss Gene Simmons, o il poeta Allen Ginsberg convertitosi al buddismo e molti altri lo dimostrano ampiamente.

Laico, liberale, figlio di una madre sionista, già acclamato pittore in giovane età non aveva mai parlato né del suo ebraismo (aveva dichiarato che “l’arte era la sua unica religione”) né del suo rapporto con Israele, fino all’esplosivo “Miral” e al suo incontro con la Jebreal. Il film aveva scatenato una sorta di Inferno facendo infuriare le Comunità ebraiche americane, anche se in varie interviste Schnabel si era giustificato dicendo che “voleva solo mostrare il punto di vista su Israele dall’altra parte”. “Il mio messaggio” aveva dichiarato al New York Times “è che dobbiamo aprire i nostri cuore e considerare queste persone come esseri umani. Seguo l’utopia democratica e pacifista di mia madre”. La pellicola interpretata da un buon cast di attori come Willem Dafoe e Vanessa Redgrave, nota per le sue posizioni filo palestinesi, è tratto dal libro della Jebreal e in quanto putiferi e notorietà ha fatto il giro del mondo finendo sotto gli occhi perfino del sindaco di Gerusalemme.

Personaggio scomodo, spavaldo e apparentemente lontano da remore e timidezze, Schnabel ha ottenuto riconoscimenti in campo artistico, conosciuto molte celebrità, da Bono degli U2, ad Al Pacino a tantissimi altri che parlano con entusiasmo e ammirazione di lui. Amico stretto del produttore finito nell’occhio del ciclone Harvey Weinstein e del compianto cantautore Lou Reed, suoi concittadini e correligionari, Schnabel anche come regista ha ottenuto grandi successi con solo cinque film. Dal suo esordio, tiepido, “Basquiat” che a me non era piaciuto un granché e in cui compariva nientemeno che il grande David Bowie nei panni di Andy Warhol, fino al complesso e emozionante “Lo scafandro e la farfalla” che raccontava le vicissitudini di un uomo paralizzato capace di muovere solo l’occhio. Impetuoso, eccentrico, ha rilasciato autografi vestito in pigiama, obeso e loquace, buongustaio e godereccio, Schnabel ha attirato gossip e l’attenzione dei media per le sue tante donne. Due matrimoni, con la disegnatrice di moda Jacqueline Beaurang e con la top model spagnola Olaz Lopez Garmendia e sei figli, e le sue storie con la danese May Andersen e la giornalista Rula Jebreal molto più giovane di lui, di ben 22 anni. Una vita degna di un romanzo e un documentario decisamente sopra le righe, spiazzante e coinvolgente come questo personaggio ribelle che scatena entusiasmi o mal di pancia.