Rendez-vous à Atlit (La casa delle estati lontane): un film per la speranza

di Nathan Greppi

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Le tre protagoniste di Rendez-vous à Atlit, in uscita in Italia il 16 giugno con il titolo La casa delle estati lontane

Quando pensiamo a un qualsiasi evento storico, raramente pensiamo a come le persone comuni lo abbiano vissuto in quel preciso momento; è quello che invece si cerca di fare nel film Rendez-vouz à Atlit (che uscirà nelle sale italiane il 16 Giugno con il titolo La casa delle estati lontane), una coproduzione franco-israeliana della regista Shirel Amitay presentata in anteprima al Festival dei Diritti Umani per ricordare uno degli eventi più dolorosi nella storia di Israele: l’omicidio di Ytzhak Rabin.

Darel (Yael Abecassis), Cali (Geraldine Nakache) e Asia (Judith Chemla) sono tre sorelle che negli anni hanno intrapreso strade diverse: la prima è emigrata in Canada, la seconda si è trasferita a Parigi e la terza ha girato per il mondo. Tuttavia, proprio in quel 1995 in cui la pace sembra a portata di mano, tutte e tre si ritrovano nella città di Atlit per vendere la casa dei loro defunti genitori. Nelle settimane precedenti a quel 4 Novembre che sconvolse Israele e il mondo, le tre sorelle cercano di riavvicinarsi nonostante i vecchi rancori, e nel frattempo ricevono la visita di alcuni fantasmi del passato, tra cui quelli dei loro genitori, Zack (Pippo Delbono) e Mona (Arsinée Khanjian).

Probabilmente non è un caso che, in un periodo in cui molti ebrei francesi stanno emigrando in Israele, sia uscito un film parlato prevalentemente in francese; infatti, delle tre sorelle solo Darel parla un buon ebraico, mentre le altre due hanno lasciato il paese natale prima di averlo imparato bene. Da notare inoltre che Cali sembra avere un rapporto conflittuale con le proprie origini, in quanto pensa che quella terra sia stata rubata agli arabi che ci vivevano in passato. Solo dopo la morte di Rabin comincia a sentirsi veramente israeliana, come si deduce da un suo dialogo con il vecchio amico di famiglia Mafous (Makram Khoury).

Yael Abecassis, conosciuta soprattutto per le sue collaborazioni con il regista Amos Gitai, riconferma la propria bravura nei panni della sorella maggiore che cerca di tenere unita la famiglia. Stesso dicasi per Geraldine Nakache, il cui fratello Olivier ha diretto cinque anni fa il capolavoro Quasi amici. Una sorpresa interessante è la presenza di Pippo Delbono, attore italiano noto soprattutto agli amanti del teatro. La sceneggiatura è molto curata, e riesce ad alternare momenti sia comici che drammatici senza farci dimenticare l’importanza del tema trattato.

A differenza del film di Gitai Rabin, the Last Day, anch’esso sull’uccisione del primo ministro israeliano, Rendez-vouz à Atlit non è solo un film politico: è anche un film sulla famiglia e sull’amore. Ma soprattutto è un film sulla speranza; infatti, nonostante l’odio e il fanatismo presenti da entrambe le parti, le tre sorelle non perdono mai la speranza in un futuro migliore, in cui ebrei e arabi possano davvero vivere in pace, e anche difronte agli eventi di quel tragico 4 Novembre continuano ad andare avanti.