L’orchestra della pace

Spettacolo

La chiamano “orchestra della pace”, altri, più pessimisti, “orchestra dell’utopia”. E’ l’orchestra sinfonica West-Eastern Divan diretta dall’israeliano Daniel Barenboim, che ne è stato anche l’ideatore insieme all’intellettuale palestinese Edward Said, scomparso nel 2003. L’orchestra è nata nel 1999 da un sogno, quello di far suonare insieme musicisti israeliani e mediorientali, provenienti dal Libano e Gerusalemme, da Ramallah e dalla Siria, dalla Giordania e dalla Turchia.
Al momento della nascita sembrava un’impresa impossibile poi, poco a poco, giovani musicisti di tutte le provenienze hanno iniziato ad avvicinarsi e a suonare insieme e oggi sono la prova vivente che nella musica non esistono differenze di credo o di politica ma che proprio la musica può diventare strumento di comprensione e pace.
L’orchestra conta oggi un centinaio di musicisti, di cui una quarantina sono israeliani, una trentina vengono dai paesi arabi e il resto dalla Spagna.
Il progetto è oggi finanziato dalla Junta de Andalucia, che ha voluto così render omaggio a quella cultura mediorientale fiorita nel Sud della Spagna.
Quest’anno la Divan per la prima volta suona alla Scala di Milano (1° settembre ore 20, info 0272003744), dopo un pomeriggio sempre milanese dedicato al dialogo e all’informazione (ridotto dei palchi ore 16.30, film documentario “Concerto a Ramallah”, ingresso libero) e una prova-incontro ore 18 (info 02 85960721).

La tappa milanese è parte di un lungo tour che ha portato quest’anno l’orchestra da Siviglia a Istanbul a Parigi per terminare, dopo Milano, alla Philharmonie di Berlino. La guerra israelo-libanese non ha fermato l’orchestra, ha solo assottigliato le sue file perché alcuni componenti sono stati richiamati alle armi.
“Non si può fare musica senza ascoltare gli altri, una lezione che ho cercato di trasferire fuori dalle prove” usa dire Daniel Barenboim. “Alla Divan si suona molto, ma si parla anche molto. Si discute, si litiga. A volte, soprattutto quando gli eventi ‘fuori’ incombono, l’atmosfera si fa pesante. Ma a quel punto interviene la prima regola di questa nostra ‘famiglia’, il rispetto per l’ altro”.