Un simbolo pret a porter, buono per qualsiasi causa

di Paolo Castellano

Il volto sereno e pulito  di una ragazzina di 15 anni  diventa sui social network pretesto per comunicare qualunque cosa: appartenenza politica, musicale, ideologica…
Nel bene e nel male, Anne Frank è oggetto di continue e irrefrenabili strumentalizzazioni

Anche Anne Frank è una dei tanti personaggi storici caduti nella rete deformante dei social network. La giovane ebrea, che trovò la morte in un lager nazista dopo la deportazione nei campi di concentramento di Auschwitz e Bergen Belsen, è divenuta il simbolo della Shoah per le giovani generazioni, grazie anche alla diffusione capillare del suo Diario: uno dei testi più letti nel Web secondo le stime della piattaforma di recensioni letterarie Goodreads (2.340.636 valutazioni). Nonostante il riconosciuto valore di testimonianza, con l’avvento dei social si è però assistito alla strumentalizzazione dell’immagine della Frank. Lo dimostra un recente post di Twitter che ha fatto indignare parecchi utenti: una foto di Anne Frank con la didascalia “Anna Frank oggi voterebbe il Movimento 5 Stelle”. Il contenuto è stato pubblicato il 27 gennaio, data in cui si svolgono le commemorazioni delle vittime della Shoah, che ha raggiunto in poco tempo 286 ricondivisioni e 1238 like. Troppi consensi per un’immagine che sfrutta il volto della Frank e che circola dal 2013.

Come ha spiegato Giornalettismo, nel 2013 il 47enne Tonino Silvestri, un militante del movimento politico fondato dal comico Beppe Grillo, pensò bene di comporre un messaggio di propaganda, camuffato da ricordo educativo, in riferimento agli ebrei uccisi dal progetto di morte nazista. Dopo le pesanti critiche, il supporter pentastellato si cosparse il capo di cenere, pentendosi del gesto e definendo la propria condotta “una cavolata del momento”. Inoltre, Silvestri affermò di non conoscere il potenziale di Facebook che “amplifica tutto”.
Di conseguenza l’immagine della Frank con il simbolo del Movimento 5 Stelle sarebbe dovuto scomparire dalla rete. Questo non è avvenuto. Il fotomontaggio è stato ripubblicato nel 2019 ottenendo numerose reazioni positive da utenti probabilmente ignari della storia della genesi dell’immagine ritoccata. Il Web ha davvero la memoria così corta?

Altri fotomontaggi, a fin di bene questa volta, si sono propagati nella Rete attraverso Facebook dopo la scoperta degli adesivi antisemiti degli ultrà laziali che avevano ritratto Anne Frank con la maglietta della Roma. Nell’ottobre del 2017, gli utenti delle più importanti piattaforme social pubblicarono infatti diverse foto ritoccate in cui Anne Frank indossava le magliette di altri club calcistici come Lazio, Milan, Inter, Juventus e Napoli, rivendicando orgogliosamente un simile accostamento. Tale operazione suscitò tuttavia alcune critiche. Dalle colonne de Il Foglio, il polemista Filippo Facci si chiese infatti se indossare una maglietta con il volto della ragazzina uccisa dai nazisti servisse davvero a sensibilizzare il pubblico sui temi della Shoah. Seguendo il ragionamento del giornalista, i fotomontaggi con le maglie da calcio servirebbero solo a lavarsi la coscienza e potrebbero essere accostate alle figurine da collezionare. Un gioco insomma. «L’effetto finale di declassare tutto a tema da tifoserie, divisivo, da dibattito su Facebook o da talk del pomeriggio: senza istruire davvero…», scrisse Facci.

Il meccanismo della “tifoseria” su Anne Frank si è poi diffuso anche fuori dai confini del pallone e degli stadi, approdando alla Giostra del Saracino, una secolare competizione cavalleresca che si svolge ogni anno nella città di Arezzo. Infatti la ragazzina fu ritratta in sella a un cavallo, tenendo le redini e indossando la casacca del quartiere di Porta Sant’Andrea. Come ha riportato Arezzo Notizie, il celebre giostratore Stefano Cherici accolse positivamente il fotomontaggio: «Ringrazio vivamente chi ha fatto questa foto! Personalmente è un onore!». Una parte di appassionati della giostra definì l’icona di pessimo gusto. Anche in questo caso non mancò la bufera di polemiche su un gesto concepito per scopi pacifici.

Un altro esempio di manipolazione dell’immagine di Anne Frank sui social coinvolse invece il cantante statunitense Justin Bieber. Nel 2013, la 19enne pop-star visitò l’alloggio segreto dei Frank ad Amsterdam, divenuto oggi un museo della Shoah. Chi visita l’appartamento descritto nel diario dell’autrice ebrea ha inoltre la possibilità di scrivere un pensiero sul libro dei visitatori. Bieber scrisse queste frasi: «Essere venuto qui mi ha davvero ispirato. Anne è stata una grande ragazza, magari sarebbe stata una belieber»; belieber è un termine per indicare le fan del cantante americano. Come riporta il Corriere della Sera, il commento provocò poi diverse reazioni. Da una parte, lo sconcerto di coloro che conoscevano il rilievo storico della Frank; dall’altra, il fastidio dei giovanissimi sostenitori che non sapendo chi fosse Anne Frank chiesero sui social se la ragazza ebrea fosse la nuova fiamma del loro idolo. A tutto ciò si sono aggiunti anche dei fotomontaggi ironici e satirici: numerose le foto della Frank con la maglietta di Bieber oppure appoggiata alle transenne, in attesa di entrare a un concerto.
Potremmo citare altri esempi, dal tweet per Giulio Regeni nel giorno della nascita della Frank fino alle immagini commerciali su Amazon dei vestiti di carnevale ispirati a quelli che la vittima della Shoah indossa nelle foto. Certamente la sfida di domani sarà quella di conservare l’autenticità della testimonianza di Anne, difendendola dal giochino sporco dei fotomontaggi che tendono più a banalizzare che a valorizzare la sua entità storica.