La morte del cardinale Lustiger

È morto a Parigi, a 80 anni, il cardinale Lustiger. Ha stupito vedere al suo funerale il nipote, con la kippà, spargere sulla bara la terra di Israele. È stato anche recitato il Kaddish durante il rito funebre, sul sagrato di Notre Dame de Paris. Si riaccende così anche la polemica sulla proclamazione di una duplice identità ebraica e cristiana. Un’opinione di Sergio Minerbi.

La morte del Cardinal Lustiger riaccende una polemica di alcuni anni fa quando il Cardinale dichiarò di essere nello stesso tempo ebreo e cristiano, sulla quale Raphaël Draï scrisse il suo bellissimo libro “Lettre ouverte au Cardinale Lustiger”. Se questa fosse la sua posizione personale potremmo affermare semplicemente che non è possibile essere una cosa e il suo contrario simultaneamente. Ma questa è una nuova posizione della Chiesa cattolica e quindi dobbiamo respingerla con vigore e cercare di capirne i motivi reconditi. Che sia una posizione della Chiesa è chiaro non solo dal fatto che un Cardinale non può esprimersi su questioni di dottrina senza un previo “imprimatur” dei più alti ranghi della Chiesa. Ma c’è di più. Nel 1962 Fratello Daniele Rufensein, Carnelita di Stella Maris a Haifa, chiese di essere riconosciuto ebreo e cittadino israeliano in base alla Legge del Ritorno. Poichè il Ministero dell’Interno gli rispose negando la sua qualità di ebreo, Daniele intentò processo allo Stato di fronte all’Alta Corte di Giuistizia di Gerusalemme. Il Giudice Silberg nel respingere il ricorso spiegò che gli ebrei che immigrano in Israele hanno una storia comune della quale si assumono i pericoli, mentre Fratello Daniele ha ormai dei legami più forti e più vicini che non gli permettono di identificarsi col popolo ebraico. Egli aggiunse:”Come può identificarsi coi discendenti degli Ebrei espulsi dalla Spagna dall’Inquisizione, mentre abbraccia la fede alla quale appartenevano gli inquisitori?” Il tentativo fallì ma sembra evidente che Fratello Daniele agisse con l’autorizzazione (se non ingiunzione) delle autorità ecclesiastiche. Infatti Papa Giovanni Paolo II nella sua Omelia in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia il 1 Maggio 1987 il Papa disse che Edith Stein era come “Ester che col sacrificio della sua propria vita, contribuì alla salvezza del suo popolo”. In seguito Giovanni Paolo II disse:”E’ morta come una figlia d’Israele ‘per la glorificazione del santo nome di Dio’ e nello stesso tempo come Suora Benedetta della Croce. ” L’uso della formula ebraica “per la glorificazione del santo nome di Dio” (al kiddush hashem) con la quale tanti ebrei preferirono andare alla morte piuttosto che abiurare la loro fede, è un’offesa grave agli Ebrei. Sulle orme del suo predecessore Benedetto XVI ha ricordato Edith Stein dicendo che “come Cristiana e Ebrea, ella accettò di morire insieme al suo popolo”.
In questo caso i due Papi vogliono far avanzare il concetto della cristianizzazione della Shoah.
Vediamo dunque che la posizione del Cardinale Lustiger non era solo personale ma esprimeva l’atteggiamento della Chiesa odierna. Quando egli afferma che il suo “Ebraismo si compie nel Cristianesimo” egli invita gli Ebrei a convertirsi al Cristianesimo. Così anche quando egli afferma che gli Ebrei hanno la missione di portare la luce agli altri popoli e ciò possono realizzare col Cristianesimo. Sorge il sospetto che la Chiesa voglia usare il metodo della fagocitosi, utilizzato dalle amebe. Esse abbracciano la preda con amore e poi la mangiano dall’interno. Grazie, ne facciamo a meno.