Melech Rawitch (secondo da destra) con membri del gruppo letterario e artistico "Di Chaliastre" a Varsavia (1922)

Eretz Australia. La Visione di Melech Rawitch

di Marina Gersony
Dopo la presa di potere dei nazisti, lo scrittore ebreo polacco Melech Rawitch pensò a come aiutare gli ebrei europei a fuggire e dare loro una nuova patria: individuò un luogo potenzialmente ideale a Kimberley, una delle nove regioni dell’Australia Occidentale, situata nella parte più settentrionale dello Stato.

«Da nessuna parte mi sono sentito così sicuro come in questo luogo incontaminato e deserto», scrisse nel suo diario. Correva l’anno 1933, annus horribilis in cui il presidente della Repubblica di Weimar, Paul von Hindenburg, nominò Adolf Hitler cancelliere tedesco che formò il suo governo con il placet del Parlamento che gli diede pieni poteri (Ermächtigungsgesetz).

Rawitch, profondamente colpito da quello che si stava verificando nella Germania hitleriana, si mise alla ricerca di un rifugio per tutti gli ebrei in pericolo. Decise di emigrare il più lontano possibile da un’Europa sempre più minacciosa e sinistra. Pensò all’Australia, quella parte di mondo remota e poco popolata lassù a nord del Continente australiano: là, lontano da tutto e da tutti, una nuova «patria ebraica» avrebbe potuto accogliere tutti gli ebrei in fuga dall’Europa.

Ma chi era Melech Rawitch?

E cosa lo portò a immaginare una nuova patria ebraica quando lo Stato d’Israele non era ancora nato? Contemporaneo e amico dello scrittore e in seguito Premio Nobel Isaac Bashevis Singer, Rawitch è stato dimenticato o ignorato a torto della Storia. Un articolo pubblicato in questi giorni sulla Jüdische Allgemeine a firma di Jim Tobias, ne ripercorre in parte il pensiero, gli ideali e la vita.

Rawitch (scritto anche Rawitsch) nacque nel 1893 con il nome di Sacharja-Chana Bergner nello shtetl galiziano di Radymno, città polacca del distretto di Jarosław nel voivodato della Precarpazia, dove una volta gli uomini portavano lo shtrejmel, le sinagoghe erano affollate non solo di Shabbat e i ragazzi erano impegnati a tempo pieno nello studio del Talmud e della Torah. Tuttavia, secondo alcune fonti storiche, il giovane Sacharja-Chana non ebbe un’educazione prettamente tradizionale.

Dopo aver frequentato la scuola elementare, a soli 14 anni lasciò il villaggio di Radymno ansioso di conoscere il mondo. Prese il nome di Melech Rawitch e iniziò a scrivere in yiddish. Uno dei suoi primi testi apparve nel 1910 in una rivista yiddish-galiziana e presto si avvicinò alla filosofia di Baruch Spinoza.

Dopo aver vissuto e lavorato come impiegato di banca prima a Leopoli e poi a Vienna, il giovane prestò servizio militare nell’esercito austro-ungarico durante la Prima guerra mondiale. Quindi – nel frattempo diventato padre – si trasferì a Varsavia, all’epoca uno dei centri più importanti della letteratura yiddish. Qui incontrò altri scrittori yiddish tra cui Peretz Markish, Uri Zvi Greenberg e Isaac Bashevis Singer.

Nel suo testo autobiografico Un ragazzo in cerca di Dio (in originale A Little Boy in Search of God), l’allora sconosciuto Isaac Bashevis Singer lo descrisse così: «Rawitch era convinto che un mondo di giustizia sarebbe arrivato dall’oggi al domani; un mondo popolato da fratelli, dove non ci sarebbero stati né ebrei né cristiani, bensì una sola umanità unita. Era certo che la letteratura avrebbe accelerato l’avvento di questa epoca idilliaca». Singer, che fu per un breve periodo inquilino di Melech Rawitch, ne apprezzò certamente il talento e il cosmopolitismo rimanendo tuttavia «stupito dalla sua ingenuità».

Nel frattempo Rawitch aveva pubblicato le sue prime poesie e i suoi primi testi sul giornale yiddish Di fir Sejtn fun majne Welt. Dal 1924 assunse la carica di amministratore delegato del Farejn fun Jidize Literatn un Tsurnalistn in Warszhe. Non solo: si adoperò per creare delle scuole yiddish in Polonia viaggiando attraverso il Paese in lungo e in largo visitando almeno duecento cittadine e shtetl. Purtroppo in quell’occasione si rese conto che gli ebrei non erano affatto i benvenuti da quelle parti, sebbene avessero vissuto lì per secoli. «Se soltanto fosse possibile trovare un pezzo di terra su questo pianeta per un paio di milioni di ebrei, non ci sarebbe più nessun “problema ebraico” nel mondo -, scriveva speranzoso -. Il problema si scioglierebbe come neve in primavera».

La zona di Kimberly in Australia

Dalla Polonia all’Australia

Il nazismo e il crescente antisemitismo in Polonia rafforzarono in Rawitch la convinzione della necessità di un’alternativa per la popolazione ebraica.  Con l’aiuto di alcuni facoltosi mercanti ebrei e di intellettuali si mise in viaggio per l’Australia: «Mio padre ha attraversato la Russia e la Cina , voleva arrivare  a Kimberley» -, ha raccontato il figlio Yosl Bergner in una preziosa intervista-testimonianza realizzata in yiddish e in inglese per il  Yiddish Book Center. (Yosl Bergner, pittore, è nato nel 1920 a Vienna ed è morto nel 2017, ndr) .

Per dare un’idea, Kimberley è una regione remota e assai difficile da raggiungere. Fu colonizzata dagli europei alla fine del XIX secolo. Nella stagione delle piogge, tra ottobre e marzo, prevale il clima monsonico tropicale con temperature calde e umide oltre i 40 gradi; nella stagione secca le temperature scendono da 25 a 30 gradi. Oggi, in un’area che si estende per oltre 420.000 chilometri quadrati, vivono circa 41mila abitanti, di cui un terzo di origine aborigena.

Tornando a Rawitch, lo scrittore tenne delle conferenze a Melbourne, Sydney e Brisbane e sollecitò delle donazioni per le scuole yiddish in Polonia come previsto dal suo incarico ufficiale. In seguito prese il treno e attraversò l’Australia da Adelaide ad Alice Springs, «in un viaggio selvaggio attraverso una terra selvaggia», come annotò lo stesso Rawitch nel suo taccuino.

«Era una strada lunga, non c’erano strade vere e proprie», ha ricordato il figlio Yosl Bergner nell’intervista al Yiddish Book Center -. Viaggiava con un camion, un autista italiano e una giovane guida aborigena. Viaggiarono, viaggiarono e ancora viaggiarono. Sulla strada mio padre notò un grande edificio con una stella di Davide sul tetto, almeno sembrava una stella di David. E gridò: “Guardate, la costruzione dello Stato ebraico è già iniziata”.  Ma non era una stella di Davide» –, ha precisato il figlio con un sorriso.

Rawitch documentò il suo viaggio soltanto fino alla città costiera di Darwin attraverso delle fotografie scattate con la sua Kodak, immagini che accompagnavano un testo in yiddish per l’Auistralisz-Jidiszer Almanac di Melbourne. A suo avviso «il territorio situato a Nord offriva delle eccellenti opportunità per l’insediamento di profughi ebrei provenienti dalla Germania», opinione condivisa dall’amministrazione australiana che riteneva «le risorse minerarie e agricole esistenti sufficienti per l’insediamento di circa un milione di persone».

Sebbene avesse iniziato il suo viaggio di ricognizione con l’approvazione del governo australiano, Rawitch era consapevole dell’ostilità della politica autoctona strettamente basata su un’immigrazione britannica e bianca. Inoltre c’erano forti resistenze da parte della popolazione sugli ebrei. Il giornale The Bulletin, ad esempio, commentò il viaggio di ricognizione dello scrittore con una caricatura antisemita. Sotto il titolo «Importanti cittadini australiani assicurano il loro sostegno per l’insediamento programmato di una colonia ebraica a Kimberley», spiccava la vignetta di un aborigeno che riceveva in offerta una lancia da parte di un mercante ebreo di nome Isaacson: «Non puoi ottenere una lancia migliore per i soldi a Sydney», diceva l’ebreo raffigurato con un naso adunco e con uno spiccato accento tedesco.

In breve, «la fortuna non era dalla sua parte», scriveva il Tweed Daily a proposito di Rawitch. Il governo australiano non voleva sostenere il suo progetto. Il giornale sottolineò il fatto che la disoccupazione nel Paese, gli impegni internazionali e le buone relazioni con il Regno Unito non sarebbero state favorevoli ad aprire le porte ai profughi ebrei. Nonostante l’insuccesso, Rawitch si stabilì per diversi anni a Melbourne prima di trasferirsi prima a Buenos Aires, poi a New York e infine a Montreal. La città canadese divenne la sua nuova patria e grazie alle sue capacità divenne punto di riferimento della letteratura yiddish. Tuttavia non abbandonò mai l’idea di un insediamento ebraico a Kimberley. Morì nel 1976 a Montreal.

Rawitch non è stato tuttavia l’unico ad avere una visione. Di fronte all’incombente genocidio nazista, Isaac Nachman Steinberg, ex ministro del governo rivoluzionario russo sotto Lenin, fondò la Freeland League per la colonizzazione territoriale ebraica negli Stati Uniti nel 1935. Questa organizzazione tentò, senza successo, di perseguire l’autonomia ebraica ottenendo un vasto territorio in aree scarsamente popolate in Ecuador, Australia o Suriname. Uno dei progetti più noti era il piano di Kimberley. Steinberg si recò in Australia nel 1939 e parlò all’allora primo ministro dell’Australia occidentale, John Collings Willcock. Il politico approvò anche se con cautela il progetto, a condizione che gli ebrei «garantissero di non lasciare l’area degli insediamenti ebraici, di svilupparla e di non trasferirsi nelle città». Ma Steinberg non riuscì a conquistare ulteriori sostenitori. Anche le comunità ebraiche di Melbourne e di Sydney erano critiche nei confronti di questa iniziativa. Temevano un aumento dell’antisemitismo e una corruzione dell’idea sionista che portò alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina.

Così lo sforzo noto come Kimberley Plan, o Kimberley Scheme, il progetto sionistico alternativo a Kimberley in Australia, non rimase altro che una fantasia – o meglio una grande visione – di due ebrei dell’Europa dell’Est: uno scrittore polacco e un politico russo.

 

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