Il musicista Mario Castelnuovo-Tedesco

A 50 anni dalla morte, esce la prima biografia del compositore Mario Castelnuovo-Tedesco

Venerdì 16 marzo è il giorno esatto del 50° anniversario della morte di Mario Castelnuovo-Tedesco. Per rendere omaggio al compositore (Firenze, 3 aprile 1895 – Beverly Hills, California 16 marzo 1968) le Edizioni Curci hanno dato vita a un vasto progetto editoriale che prevede la pubblicazione di tutti gli inediti e comprende la prima biografia: Mario Castelnuovo-Tedesco. Un fiorentino a Beverly Hills di Angelo Gilardino, in collaborazione con CIDIM-Comitato Nazionale Italiano Musica. La presentazione della biografia si è svolta alla Camera dei Deputati alla presenza della nipote Diana Castelnuovo-Tedesco e ha ricevuto il Premio del Presidente della Repubblica.

La copertina della biografia di Mario Castelnuovo TedescoDa Firenze a Hollywood

Di origini ebraiche, Castelnuovo-Tedesco è costretto nel 1939 a lasciare l’Italia a seguito della sciagurata adozione delle vergognose leggi razziali. Si trasferisce negli Stati Uniti, in California, dove il suo immenso talento viene messo a frutto dalla nascente industria cinematografica di Hollywood. Scrive musica da film e forma decine di musicisti tra cui celebri autori di colonne sonore quali John Williams ed Henry Mancini. Questo impegno non lo distoglie però dal comporre la musica che più ama:  in tutto oltre 200 numeri d’opera, tra musica per il teatro, sinfonica, vocale e da camera. Tra gli interpreti, alcuni leggendari virtuosi che si annoverano tra i suoi amici e ammiratori, come Andrés Segovia, Jasha Heifetz, Arturo Toscanini, Walter Gieseking e Gregor Piatigorsky.

La sua vicenda umana e artistica è palpitante materia da romanzo – se non per una sceneggiatura cinematografica – e mantiene intatta la sua freschezza in questa sua prima biografia. L’autore è Angelo Gilardino, insigne musicologo, oltre che acclamato compositore, legato a Castelnuovo-Tedesco da un profondo legame di stima e di amicizia. Sul filo di una prosa garbatamente divulgativa, Gilardino delinea un ritratto vivido del musicista (e nel contempo getta una luce, spesso impietosa, sulla politica musicale italiana dell’epoca). Di grande interesse anche i capitoli che presentano le sue principali composizioni: alcune ben note, altre purtroppo finite nel cassetto. Un invito a scoprire, o riscoprire, la generosa eredità morale e musicale di un indimenticato maestro.