L’ultima risoluzione Onu e il “regalo” avvelenato di Obama: tutte le conseguenze e i danni di una diplomazia delle anime belle. E della loro ipocrisia

Opinioni

di Paolo Salom

Benjamin Netanyahu e Barack Obama
Benjamin Netanyahu e Barack Obama

La Storia corre in fretta, nel lontano Occidente. Ma, in apparenza, solo quando c’è Israele di mezzo. Le sorprese di fine anno alle Nazioni Unite – difficili da digerire – sono state preparate e messe al voto nello spazio di pochi giorni. Il riferimento è alla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza che, per la prima volta, definisce “illegali” gli insediamenti nei Territori, compresi quelli a Gerusalemme Est. In poche parole, la Comunità internazionale ritiene che il Muro Occidentale (non solo il Monte del Tempio), e il Quartiere ebraico della Città Vecchia siano zone “occupate”, territorio straniero e non afferente allo Stato Ebraico. Il tutto con l’imprimatur degli Stati Uniti del presidente (ormai non più) Barack Obama che ha ordinato l’astensione al momento del voto.

Dov’è la logica in tutto questo? Perché l’America ha promosso un testo che ignora volutamente lo scopo in sé della nascita di Israele, e cioè il ritorno alla terra degli avi, liberi di fronte al mondo, in pieno possesso dei luoghi che hanno nutrito l’anima del popolo ebraico nei millenni?
Intanto, così facendo, Obama ha esercitato la sua vendetta personale contro Netanyahu, l’unico leader che abbia osato sfidarlo ripetutamente nel corso dei suoi otto anni alla Casa Bianca (e ora capiamo perché lo abbia fatto). E, poi, ha anche impresso il suo “marchio” sulla politica dell’attuale presidente Usa, Donald Trump, al potere dal 20 gennaio. Perché una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, per quanto abborracciata e contraddittoria, difficilmente può essere cancellata: il diritto di veto è esercitato con grande cura e su basi di real-politik dagli altri Stati che ne beneficiano (oltre agli Usa: Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), ragion per cui, per esempio, il regime siriano di Assad è stato accuratamente protetto da Mosca, nonostante stragi e orrori di una guerra civile durata sei anni, secondo il principio che gli “alleati non si tradiscono”. Perciò difficile immaginare l’approvazione di una nuova risoluzione che cancelli le follie di quest’ultima.
Almeno l’Amministrazione Trump sarà, nelle future avversità, una sincera amica di Israele? Forse. Ma anche lui, Trump, dovrà considerare gli equilibri mondiali. Perciò è realistico non farsi troppe illusioni. Come è purtroppo un dato di fatto che l’ultima carta giocata da Obama allontanerà la pace invece che avvicinarla, come ha stoltamente affermato il suo segretario di Stato, John Kerry. Perché? Che fareste voi, dovendo trattare per avere qualcosa che vi viene assicurata ancor prima di sedervi al tavolo? Ecco: i palestinesi non hanno mai mostrato una seria propensione ad accettare compromessi: ora che hanno vinto una battaglia senza colpo ferire, saranno ancora più determinati a vincere la guerra a modo loro. Queste sono le conseguenze della diplomazia delle anime belle nel lontano Occidente.