Lo chiediamo a Lady Pesc: nelle relazioni con gli Stati non contano più i valori etici?

Opinioni

di Angelo Pezzana

Federica Mogherini a Gaza
Federica Mogherini a Gaza

Sono state accolte da un generale silenzio le affermazioni di Hassan Nasrallah, il nerovestito leader degli Hezbollah libanesi, durante un comizio ai primi dello scorso mese a Beirut, diffuso via video a decine di migliaia di sostenitori. Eppure il loro contenuto era di una estrema gravità. In caso di guerra con Israele, ha detto – ipotesi più che reale nelle intenzioni del vero uomo forte libanese – i missili di Hezbollah possono raggiungere qualsiasi punto del territorio israeliano, dall’aeroporto Ben Gurion al porto di Haifa. Il confine con Israele, ha aggiunto Nasrallah – che chiama lo Stato ebraico “Palestina occupata” – è oggetto di continua attenzione da parte di Hezbollah, le cui milizie hanno ferito di recente due soldati israeliani. Ma ha anche ricordato che è dovere di ogni musulmano difendere la moschea di al-Aqsa sul Monte del Tempio a Gerusalemme che, secondo lui, è sotto attacco da parte dei “sionisti”. L’attenzione dei nostri media continua invece ad avere, con rare eccezioni, due soli obiettivi:
1. In un Medio Oriente sconvolto da guerre civili islamiche, da centinaia di migliaia di morti, da milioni di rifugiati, pare a questi “esperti” che la causa vada ricercata unicamente nel conflitto israelo-palestinese.
2. Guidati dalla ex ministra degli esteri Emma Bonino e dall’ex ambasciatore Roberto Toscano, si è formata una pattuglia di volonterosi amici dell’Iran che si sta dando da fare per eliminare le sanzioni – l’unica misura intelligente che ha messo in difficoltà il regime dei mullah – per sostituirle con la riapertura del dialogo e la chiusura di entrambi gli occhi sulla costruzione della bomba nucleare. L’Iran, sostengono i due, è un elemento di moderazione nella regione, ignorando la parte giocata nel rifornire di armi tutti i movimenti terroristi, Hezbollah e Hamas inclusi.
Federica Mogherini, che ha sostituito la non rimpianta baronessa Ashton quale responsabile della politica estera della UE, ne continua la politica. Si limita a ripetere che l’unica soluzione per porre fine alle guerre mediorientali è la nascita dello Stato palestinese, confermando la sua ignoranza delle lotte intestine fra sunniti e sciiti; ne attribuisce il ritardo a Israele, colpevole di costruire abitazioni nella propria capitale; ignora che l’Anp si è alleata con Hamas, che ha nel proprio statuto la cancellazione di Israele; in altre parole sta dimostrando da quale parte ha scelto di stare.
Che gli affari abbiano da sempre guidato la politica non è una novità, ma che in un tempo nel quale si credeva che la democrazia fosse un valore irrinunciabile per definire uno Stato moderno, che la difesa dei diritti umani e civili fosse un obbligo morale da non poter essere accantonato nei rapporti fra gli Stati, ci chiediamo, preoccupati, perché queste regole stiano venendo sovvertite, da ex ministri degli esteri, da ex ambasciatori e, ahimè, dalla nostra ex ministra alla Farnesina e ora capo della diplomazia europea.