Interrogativi non sterili

Opinioni

Potrebbe sembrare l’allestimento di una sit-com: 20 rabbini che si aggirano nelle sale di una clinica della fertilità. Ma è accaduto davvero. A Brooklyn, un gruppo di giovani in kippà affollavano i locali del Genesis Fertility Center con gli occhi incollati a uno schermo dove campeggiava una macchia tondeggiante, tutti intenti ad ascoltare una lezione sulle nozioni delle tecniche di riproduzione.

“Questo è l’ovulo, diceva il direttore del laboratorio del Centro. Questi sono gli zigoti, questo è l’ovulo fecondato”. Poi le cose si sono fatte più complicate, quando è passato a spiegare tutto quanto c’è da sapere, dalla durata di sopravvivenza dello spermatozoo, alla dinamica di fecondazione artificiale, agli aspetti etici della diagnosi genetica pre-impianto.

Per quanto arcana possa sembrare questa materia, i rabbini, tutti laureati della Yeshiva University, devono pur conoscerla, e non solo per il corso che stanno seguendo su sterilità e legge ebraica.

Di mano in mano che scienza della procreazione diventa futuristica, ci si va a scontrare sempre più spesso non solo con le leggi di natura ma anche con le leggi di Dio, o almeno come esse vengono interpretate dalla gente. Enigmi dottrinali su importanti questioni – nascita, morte, identità, famiglia – che fino a poco tempo fa sarebbero sembrati giochi di società ora vengono riproposti da perplessi partecipanti.

Poniamo il caso che una donna abbia l’utero pienamente funzionale ma gli ovuli non vitali. Sua sorella le offre alcuni dei suoi ovuli. Chi è la zia e chi è la madre? Oppure, qual è il rapporto fra figlio e padre ove il concepimento è stato postumo? Il figlio deve recitare il Kaddish per il padre?

E poi, se una coppia ha sei figlie femmine e ricorre a un trattamento di fecondazione nella speranza di concepire un maschio, è lecito distruggere l’ovulo del sesso non voluto? O un marito in causa di divorzio può distruggere unilateralmente la scorta di ovuli congelati fecondati della coppia?

“Questa non è fantascienza”, dice Rabbi Brander, preside della Yeshiva, direttore del corso. “Questa è materia che incontriamo tutti i giorni. E se un rabbino non conosce le tecniche di riproduzione non può rispondere efficacemente alle domande che gli vengono poste: e non può rispondere neppure se non conosce la legge ebraica.”

Il Centro Genesis ha al suo servizio un rabbino ortodosso perché le cose si svolgano secondo la legge ebraica. I rabbini naturalmente non sono gli unici religiosi chiamati a far quadrare la medicina della riproduzione con la teologia. Al centro si rivolgono anche esponenti di religione islamica per avere risposte sui problemi più insidiosi, nonché seminari cattolici.

Dopo la lezione in video, i partecipanti al corso passano a visitare il laboratorio di andrologia, dove il seme, conservato in contenitori di azoto liquido, può essere fornito a una coppia kasher solo sotto la supervisione di un rabbino.

I rabbini sono impressionati. “E’ stupefacente la capacità della tecnica di aiutare la gente”. Anche se ci sono sempre domande che sfuggono a facili risposte. Ad esempio cosa succede se una donna single nel fiore dei suoi vent’anni desidera rimandare la maternità per non rinunciare alla carriera e ricorre al congelamento di suoi ovuli per un uso futuro? La legge prescrive agli ebrei di moltiplicarsi: e allora un rabbino manderebbe un messaggio erroneo assolvendo il rinvio della formazione di una famiglia? E se poi insorgono complicazioni?

Ci sono quattro volumi nel codice della legge ebraica che trattano questo argomento, dice Brander. Tutto questo è contenuto nel quinto volume.