Il caso Livingstone e il Labour: una mossa politica, non una battaglia culturale

Opinioni
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Ken Livingstone, ex sindaco di Londra, sospeso dal partito laburista

“Senza scendere nel merito: non è che da oggi difendere Israele è una priorità del Labour inglese, per Corbyn questo è soltanto un complotto per svilire la sua leadership”. Questa è la conclusione di un interessante articolo pubblicato da Il Foglio il 29 aprile intitolato ‘Una bomba antisemita nel labour’ sulla vicenda che vede in questi giorni il partito Labour britannico prendere misure – tardive – contro suoi esponenti che hanno fatto dichiarazioni apertamente antisemite. Una vicenda, questa, che vede in primo piano il segretario del partito, Jeremy Corbyn – dichiaratamente filopalestinese – al centro delle polemiche per avere sottovalutato le correnti antisemite del suo partito.

Scrive Il Foglio: “Il Labour inglese ieri è stato costretto a dichiarare guerra alla propria corrente antisemita, che in queste settimane si è mostrata in tutta la sua potente bruttezza, e ha sospeso Ken Livingstone, storico sindaco di Londra, custode dei sogni di potere di una buona fetta del partito. Il regolamento di conti, invero tardivo, è iniziato due giorni fa, quando a essere sospesa è stata la parlamentare Naz Shah, che ha rilanciato un post su Facebook di qualche anno fa in cui sosteneva di avere “la soluzione per il conflitto israelo-palestinese: ricollocare Israele negli Stati Uniti. I costi di trasporto sarebbero inferiori a tre anni di spesa per la difesa””.

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Jeremy Corbyn, segretario del partito laburista britannico

A nulla però sono valse le scuse di Shah, seguite dal sostegno di Ken Livingstone, che ha dichiarato “ricordiamoci che quando Hitler vinse le elezioni nel 1932 voleva che gli ebrei andassero in Israele. Sosteneva il sionismo – prima di impazzire e uccidere sei milioni di ebrei”.

“A quel punto il panico nel Labour è diventato palpabile – continua Il Foglio -, e il candidato sindaco di Londra, il musulmano Sadiq Kahn, che si gioca le sue chance il 5 maggio, è stato il primo a capire che era necessario reagire – istinto di sopravvivenza elettorale. Il coro si è allargato e Corbyn è stato costretto, lui che condivide parecchie battaglie ideologiche con l’ex sindaco, a ordinarne la sospensione”.
Attenzione però, avverte Il Foglio: la mossa di Corbyn non è una battaglia culturale all’interno del partito, ma una mossa puramente politica, perché “non è che da oggi difendere Israele è una priorità del Labour inglese, per Corbyn questo è soltanto un complotto per svilire la sua leadership” conclude Il Foglio.