I luoghi della memoria ebraica di Milano

Libri

di Odelia Hakimian

 

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Questo libro è diviso in dieci capitoli e in ognuno di essi vengono raccontati i “luoghi della memoria” di Milano che hanno fatto da scenario alle vicende degli ebrei, durante la Seconda Guerra Mondiale; ad esempio la scuola di via Eupili. Per ogni luogo c’è la descrizione del prima, durante e dopo la guerra. Per quanto riguarda “prima della guerra” viene segnalato l’anno di fondazione, chi l’ha fondato, dove si trovava e a cosa serviva agli Ebrei quel posto, come e perché veniva utilizzato. Per quanto riguarda invece “il durante”, c’è la descrizione di come i nazifascisti usavano quei luoghi per perseguitare gli ebrei e come sono stati poi utilizzati una volta che gli ebrei erano stati presi e mandati via. Per ultimo, viene descritto come quei luoghi sono rinati dopo la guerra, dove (nel caso fossero stati distrutti o bombardati durante la guerra) e per cosa vengono usati adesso.

Ci sono luoghi della memoria dove non restano tracce del fatto che siano tali; ad esempio, nel carcere di San Vittore, non ci sono tracce del fatto che durante la guerra gli ebrei siano stati rinchiusi lì dentro. In altri luoghi, invece, c’è la testimonianza del fatto che è stato coinvolto durante la guerra; ad esempio il Memoriale della Shoah sorge esattamente sul luogo dal quale gli ebrei vennero deportati. Solo pochi anni fa è stato restaurato ed è oggi diventato un luogo molto visitato.

In ogni capitolo, dopo aver raccontato che ruolo ha avuto quel luogo durante la guerra, ci sono delle immagini in bianco e nero riguardanti quel periodo. Per alcuni luoghi ci sono poche righe dove è riportata la testimonianza di alcuni sopravvissuti, ad esempio cosa hanno subito in quel luogo, che ricordi hanno di quei posti, con chi erano, l’atmosfera di paura e angoscia che regnava tra le persone. Tra queste memorie, c’è quella di Liliana Segre che racconta i suoi ricordi riguardo al carcere di San Vittore e poi, al Memoriale, i vagoni che portavano gli ebrei verso i campi di concentramento. A quei tempi, aveva solo tredici anni ed era sola con suo padre.

 

Nel libro sono nominati altri “luoghi della memoria” meno noti; ad esempio la mensa dei bambini creata da  Israel Kalk (ebreo che dalla Lettonia venne in Italia); questa mensa aveva lo scopo di dare un pasto ai bambini ebrei stranieri presenti a Milano, pian piano però divenne più di questo. In questa mensa, i bambini facevano anche attività, gite didattiche, festeggiamenti… Siccome la mensa si rivelò troppo piccola, venne trasferita in una trattoria in via Guicciardini 10 e infine a Lucino, un paese in provincia di Como che si trovava vicino al confine svizzero. Israel Kalk ne approfittò, durante l’occupazione tedesca, per mandare in Svizzera alcuni dei suoi assistiti mentre lui stesso andò in Svizzera dal 1943 al 1945 per poi tornare in Italia dai suoi famigliari, una volta che la guerra finì.

Siccome dal 1938 con le Leggi razziali gli ebrei non potevano più esercitare la loro professione, Gino Neppi, medico di reparto del comune di Milano, e Marcello Cantoni, medico ebreo che è stato accanto a Neppi, aprirono uno studio in via Panfilo Castaldi 27. Grazie alle specializzazioni che avevano, lì c’era tutto il necessario; tanti ebrei e anche ebrei stranieri che stavano a Milano andarono a farsi visitare e curare da Neppi e Cantoni. Nel 1943, a causa di un bombardamento che colpì la zona attorno alla Stazione Centrale e rase al suolo lo stabile di Panfilo Castaldi, lo studio venne riaperto poco dopo in uno dei due Caselli del Dazio di Porta Venezia. Neppi continuò il suo lavoro nel suo studio privato, ma un giorno, mentre stava visitando una sua paziente, venne preso, portato al carcere di San Vittore e infine deportato ad Auschwitz dove morì. Più tardi, invece, Marcello Cantoni  riprese la sua attività a favore degli ebrei milanesi e di quelli reduci dai campi.

 

Nel 1892 venne costruito il Tempio centrale di via Guastalla 19 per accogliere la grande comunità ebraica che si stava sviluppando in quei anni; questo tempio rappresentava l’emancipazione degli ebrei di quei tempi e rappresentava anche il loro “non aver nulla da nascondere”. Durante l’occupazione nazista, gli ebrei sia di Milano sia delle piccole comunità usarono il tempio come rifugio. Più tardi venne bombardato, ma dopo la guerra, il Guastalla tornò ad essere la sinagoga centrale della comunità ebraica di Milano che con i nuovi arrivi si trasformò in una comunità cosmopolita.

Le case minime di Baggio sono state costruite negli anni ’30 e durante la Seconda Guerra Mondiale era il luogo dove lavorava la dodicesima brigata Sap Garibaldi. Quando poi sono state distrutte, vennero costruiti dei palazzi in via Forze Armate 179. In questi palazzi venne dopo la guerra collocata una lapide dove c’è scritto che “ricorda coloro che in questo palazzo sono caduti per la libertà” e ricorda la famiglia Varon che viveva lì ed è stata deportata.

 

Francesca Costantini, I luoghi della memoria ebraica di Milano, Editore Mimesis, pp. 118, euro 12,00