Israele, la valle dell’innovazione

Libri

di Ilaria Myr

Una perfetta sinergia fra quattro pilastri fondamentali – università, capitale umano, industria ed esercito -: è questo il segreto del successo tecnologico e ingegneristico di Israele secondo il nuovo libro Israël valley. Lo scudo tecnologico dell’innovazione, di Edouard Cukierman e Daniel Rouach, edito in Italia da Scuola di Palo Alto. Nato nel solco di Start-Up Nation di Dan Senor e Saul Singer – di fatto la prima analisi approfondita sul segreto di questo piccolissimo Stato, ai primissimi posti per innovazione al mondo – il nuovo libro si basa sulla convinzione che Israele sia oggi a tutti gli effetti una valley di innovazione, comparabile in tutto e per tutto alla Silicon Valley americana. Appunto, come dice il titolo, la Israël valley.

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Il primo fondamentale elemento che caratterizza Israele è senza dubbio la costante insicurezza di fronte all’ostilità dei Paesi confinanti: una minaccia continua, che ha plasmato la sua economia e le sue imprese, oltre al temperamento dei suoi leader economici. In questo quadro l’esercito svolge un ruolo di enzima chiave dell’integrazione sociale e ideologica dello Stato di Israele. È infatti dal mondo militare che viene la costante spinta all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo di Israele, che si estende poi a molti altri ambiti: tecnologico, medico, informatico, biotecnologico, energie rinnovabili, e molti altri. Adattandosi a un contesto particolare di incertezza e pericolo, gli israeliani hanno saputo fare di necessità virtù, diventando di fatto il laboratorio tecnologico del Medio Oriente.
Ma cosa li rende così brillanti nella tecnologia? A rispondere è P. Lavie nell’intervista raccolta nel secondo capitolo del libro: “Non esiste un unico fattore ma ve ne sono molteplici: la chutzpah (sfrontatezza), l’assenza di formalismo e talvolta anche una mancanza di rispetto per l’autorità (…), il servizio militare che forgia la personalità”. È questo mix esplosivo che viene analizzato nei dettagli nei 12 capitoli del libro, in cui vengono presi in esame molteplici aspetti dell’argomento: la crescita economica di Israele, il fenomeno della “clusterizzazione” – un centro di eccellenza e formazione intorno a cui gravitano molte piccole società – molto radicato nello Stato ebraico, la presenza di un capitale umano caratterizzato da una capacità di resilienza senza precedenti, insieme a una reattività e spirito pioneristico inediti.

E poi, certamente, l’esercito che ha sia un forte impatto sulla popolazione – un melting pot straordinario di culture e nazionalità diverse unite in un’unica esperienza – sia sulla creazione di innovazione, che viene trasferita dall’ambito militare a quello civile. Un capitolo a parte è dedicato anche allo spirito d’impresa, su cui ha un’influenza anche la tipologia specifica della mamma ebrea (ebbene sì!), che con il suo orgoglio gongolante per i successi del figlio ne stimola la volontà di riuscire; e ancora, la lunga storia dell’antisemitismo, che nella Diaspora ha sempre costretto gli ebrei a doversi reinventare, dando prova di forte senso di imprenditorialità. Il risultato di questa analisi è il decalogo finale dell’innovazione di Israele: 10 regole che gli autori hanno identificato come pilastri portanti del laboratorio del Medioriente:

1. Avrai uno spirito imprenditoriale
2. Ti farai carico delle tue responsabilità
3. Tesserai la tua rete
4. Vivrai a stretto contatto con il tuo prossimo
5. Sarai un innovatore
6. Saprai rialzarti
7. Accoglierai il tuo prossimo immigrato
8. Trasferirai le tecnologie
9. Privatizzerai la tua economia
10. Spezzerai le spade per farne dei vomeri
e le lance per farne falci
Alla luce di tutto ciò, quale sarà il futuro di Israele? Manterrà un ruolo di primo piano? Sicuramente le criticità non mancano, sia sul fronte interno sia su quello esterno. “Sul piano socioeconomico – scrivono gli autori nel capitolo 11 – le principali minacce interne concernono la pauperizzazione della società israeliana, esito di un’economia a più velocità, lo status delle minoranze e la spinosa questione dell’indispensabile riforma elettorale. Mentre sul piano esterno le minacce vengono principalmente dal boicottaggio dei prodotti israeliani e dalla dipendenza americana”.
Ma, nonostante tutto, “la continuità dello scudo tecnologico di Israele dipenderà dalla capacità dei suoi ricercatori di orientarsi verso settori ad alto potenziale di sviluppo”. Uno scenario, questo, che si sta già concretizzando nella transizione da start up Nation a +R&D Nation.

La start-up nation è sempre più rosa
Di questo scenario, ben descritto nel testo Israël valley, vale la pena analizzare un dato, riportato da La Stampa in gennaio, che riguarda l’universo  femminile: in Israele, delle persone impiegate nella tecnologia è donna più di una su tre, il 35%, contro il circa 30% della Silicon Valley. Di più: quasi una start-up su quattro nasce dall’iniziativa di un’imprenditrice. Una ragione di questo è che in Israele tutti, indistintamente dal sesso, fanno il servizio militare e in molte, durante i due anni nell’esercito, lavorano proprio nella programmazione. Ma soprattutto, sono sempre di più le donne ortodosse nel mondo dell’hi-tech, la cui partecipazione al mercato del lavoro è aumentata del 30% dal 2000 ad oggi.

Fede e tecnologia: le App
Infine, se parliamo di tecnologia e Israele non possiamo non parlare delle start up ebraiche: un fenomeno, questo di grande successo, in cui una tradizione millenaria come quella ebraica e una modernità tecnologica ad alta velocità si fondono in modo unico. Esempi di successo? Omer Counter, che serve a contare i giorni tra Pesach e Shavuot, segnalando quali preghiere vanno recitate a seconda dei giorni; Kaddish Assistant, che aiuta a calcolare, secondo il Lunario, l’anniversario della morte di una certa persona e insegna a recitare il Kaddish con più varianti e livelli di difficoltà a disposizione, scegliendo ad esempio se fare la versione “chabad”, “askenazita” o “sefardita”. E poi c’è Let’s Bake Challah!, sulla quale vengono mostrate le varie procedure per preparare il pane di Shabbat e delle feste, incluse le preghiere a essa legate e le informazioni di base sulla sua origine.
(Ha collaborato Nathan Greppi)