Il violino torna a Birkenau. Per vincere

Libri

di Odelia Hakimian

Il violino di Auschwitz, di Anna Lavatelli, è un libro per bambini che vede come protagonista un violino Collin-Mèzin e che racconta la storia della famiglia Levy di Torino durante la Shoah

“Il violino di Auschwitz” è un libro scritto dall’autrice Anna Lavatelli e dove i destinatari sono i bambini. Il protagonista è un violino che parla (è l’unico sopravvissuto della famiglia, quindi custode della sua memoria e voce narrante) e si presenta come Collin-Mèzin (dal nome del liutaio che lo ha costruito); senza sconti, ma con mano delicata (com’è giusto fare con i bambini quando si tratta della Shoah), racconta le vicende della famiglia Levy a Torino durante la Seconda guerra mondiale.

Tutto è cominciato quando, quattro anni fa, l’ingegnere milanese Carlo Alberto Carutti, presso un antiquario del capoluogo piemontese, per caso ha trovato un prezioso violino. Fin da subito,  capì che non era un violino qualsiasi, ma si trattava di un pezzo speciale; infatti sul retro della cassa c’era incisa in madreperla la stella di David e dentro c’era un cartiglio musicale scritto in tedesco: “musik macht frei” e il numero 168007. Quel numero era il primo indizio perché era appunto il numero di matricola tatuato sul braccio di Enzo (il figlio della famiglia Levy) quando fece la sua entrata ad Auschwitz. Tramite una ricerca all’archivio del Centro di Documentazione Ebraica di Milano, si accumularono altre informazioni e pian piano si ricostruì la vita della famiglia Levy: quando si precipitarono nella villa di amici a Tradate (che si trova vicino al confine svizzero) pensando di salvarsi, l’arresto a San Vittore e la deportazione al campo di sterminio.

Eva Maria (la figlia della famiglia Levy) era la proprietaria di quel violino; era un talento musicale e anche durante il suo viaggio verso la Polonia non si è mai separata dal suo violino. Arrivata ad Auschwitz, fu inserita nell’orchestra femminile diretta da Alma Rosè (famosa violinista austriaca). Eva Maria dovette poi abbandonare l’orchestra perché il suo violino si era rotto. Quando i Russi liberarono il campo, Enzo ritrovò il violino di sua sorella in un deposito abbandonato, lo portò a Torino e lo diede ad un liutaio che lo potesse riparare.

Oggi il violino si trova nel Museo di Cremona e grazie all’ingegner Carutti ha ripreso a suonare. Infatti l’anno scorso il violino è stato suonato nel cortile di Birkenau per dimostrare la vittoria della musica sulla brutalità degli uomini.

Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Editore Interlinea, pp. 88, euro 6,80