Onore alla Brigata ebraica: una serata dell’Adi ne ricorda il coraggio

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di Roberto Zadik

serata AdiPer lungo tempo dimenticata e riservata agli “addetti ai lavori” da  quindici anni a questa parte, la Brigata ebraica è protagonista, anche di aspre contestazioni da parte dei Centri sociali e di altri simpatizzanti filo palestinesi. Ma com’è nata e quali sono state le sue peculiarità che ne hanno caratterizzato l’eroico contributo nei cupi anni della Seconda Guerra Mondiale? Questo e molti altri argomenti, sono stati trattati durante la serata dello scorso 24 aprile organizzata da Associazione Amici di Israele, Adi e dai suoi presidenti, Eyal Misrahi e Davide Romano, presso il Circolo Pallacorda e a cui hanno partecipato varie personalità di spicco come Maryam Ismail ex membro della Segreteria milanese del Partito Democratico. Durante l’evento hanno preso la parola oltre a Romano, assessore comunitario e moderatore, il segretario del Circolo Achille Saletti che ha introdotto l’incontro, fino al Deputato del Partito Democratico Lia Quartapelle (che ha sostituito Emanuele Fiano), lo storico e saggista Carlo Saletti, che ha analizzato il percorso storico della Brigata ebraica. Fra gli interventi da notare anche quelli di Donato Parete, figlio del valoroso Sottufficiale della Guardia di Finanza Ermando Parete sopravvissuto al lager di Dachau e al quale è stato dedicato il Premio Parete, e dell’imprenditore Marco Carrai, oggetto del prestigioso riconoscimento, per il suo impegno a favore delle relazioni commerciali fra Italia e Israele.

L’assessore comunitario alla Cultura Romano ha subito sottolineato l’eroismo dei 5mila volontari della Brigata Ebraica che furono come ha ribadito “soldati di pace pronti a venire in Europa anche da Israele come i due protagonisti di un libro uscito nel 2002 lasciando tutto, pronti a mettersi in gioco e a rischiare la vita”. I volontari della Brigata, hanno combattuto in vari Paesi, in Francia, in Belgio e in Italia schierandosi a fianco degli eserciti e lottando senza risparmiarsi per la liberazione e contro i regimi. A questo proposito grazie al loro impegno riguardo all’Italia, l’On. Quartapelle ha fatto sapere che “assieme a Romano e allo storico Bienati abbiamo proposto al Parlamento e al Presidente della Repubblica di conferire la Medaglia d’Oro ed è il più alto riconoscimento possibile”.

Nel suo discorso la parlamentare ha espresso ammirazione per quei giovani che, come Enzo Sereni, rischiavano due volte la vita, sia come ebrei per le leggi razziali che come combattenti. “Essi” ha aggiunto “fra i tanti meriti hanno avuto il coraggio di riscattare il valore della Stella di Davide trasformandolo da marchio di persecuzione e di infamia voluto dai nazisti a simbolo di eroismo. Speriamo che entro il 2018 questa nostra proposta venga accolta in occasione dei 70 anni di anniversario dalle leggi razziali del 1938.” “La memoria storica” ha concluso deve essere qualcosa di unitario e di condiviso e non essere il pretesto per contrapposizioni e polemiche”. Molto interessante anche l’intervento dello storico Saletti, che attivo da anni riguardo al tema della Shoah ha contribuito in maniera fondamentale alla realizzazione del bel film “Il figlio di Saul” consegnando una sua ricerca storica al regista ungherese Lazslo Nemes. “L’idea di Brigata ebraica” ha specificato “è nata a metà dell’Ottocento con l’emancipazione e uno dei pionieri di questa idea fu uno dei grandi padri del sionismo Vladimir Zeev Jabotinsky. Nato a Odessa, città multiculturale per eccellenza, ha cercato di comunicare a vari governi, come quello inglese, la necessità di avere dei combattenti ebrei al loro fianco in Palestina contro gli Ottomani e poi nella lotta contro il nazifascismo.  Nel 1944 Churchill su richiesta di un altro grande personaggio come Haim Weizmann, primo presidente israeliano, prese in considerazione il progetto arruolando nelle sue truppe alcuni membri della futura Brigata ebraica”. In tema di testimonianze molto sentito è stato il discorso di Donato Parete, figlio del Sottuficiale della Guardia di Finanza Ermando che venne deportato a Dachau e che vissuto 93 anni “fino all’ultimo ha continuato a parlare nelle scuole, coltivando la Memoria senza mai covare odio o risentimento ma voleva comunicare la sua esperienza. Mio padre mi ha insegnato ad andare controcorrente e a cercare la verità delle cose, portandomi ad amare Israele e l’ebraismo”.

Su questo tema egli ha consegnato il Premio Parete dedicato a suo padre all’imprenditore Marco Carrai. Ricordando il suo costante legame e simpatia per Israele “per me quel luogo è come una casa” e le figure di Parete e di Nedo Fiano, oltre alla sua carriera politica al Comune di Firenze, Carrai ha dichiarato leggendo una toccante lettera di “sentirsi molto vicino nella lotta alla Banalità del Male a Israele e agli ebrei” e che andare in quel Paese “mi dà la grinta e la forza per andare avanti nelle sfide quotidiane e lavorative”. Una serata molto sentita e partecipata che ha ricordato non solo il valore della Brigata ebraica ma l’importanza di attualizzarlo in questi anni rendendo viva  e attuale la memoria e la storia e collegando mondo ebraico e società circostante.