INAUGURATA SALAMALEIKUM: UNA GIORNATA PER PARLARE DI PACE

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E’ stata prima di tutto una giornata per parlare di pace quella dell’inaugurazione della mostra di arte islamica alla sinagoga di Casale. Dal titolo SalamAleikun, non ci si poteva aspettare di meno, ma il messaggio si è levato senza retorica e in modo tanto forte e spontaneo che la giornata è stata giudicata un segno importante a livello nazionale. Un messaggio che ben recepito dai media e dalle istituzioni, ha portato nella sola giornata di ieri non meno di 300 persone a visitare la mostra.

La parola pace compare prima di tutto nei titoli delle opere dei 14 artisti portati qui dal Centro Studi Europeo Ibn Sina. Pace è la parola che si è sentita di più nei discorsi tra chi indossava la kippà e chi invece il sikki, i copricapi tradizionali ebraici e islamici che si alternavano nell’antica sala di preghiera del capoluogo Monferrino. Per tutta la giornata il dialogo tra due culture è stato così fitto e concreto da suscitare commozione nel pubblico che ha affollato il ghetto ebraico, una emozione che è trapelata anche nei discorsi di tutte le autorità presenti. In prima fila Gianni Oliva, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte che ha finanziato la mostra nell’Ambito di Piemonte Mediterraneo. E poi ancora il presidente della Provincia Paolo Filippi e l’Assessore Provinciale Rita Rosso. Il Comune di Casale era rappresentato dal vicesindaco Gianni Crisafulli, mentre l’Ucei (unione delle comunità Ebraiche italiane) ha inviato a Casale, Yoram Ortona, consigliere delegato beni culturali nord Italia, Milo Hasbani in rappresentanza della comunità di Milano e Carola Funaro, in rappresentanza comunità di Roma. La mostra inoltre aveva il patrocinio dell’Unione delle Comunità Islamiche.

Si è cominciato con la musica, anche questa equamente divisa tra tradizione ebraica, con i solisti dell’opera ragazzi diretta da Erika Patrucco e quella islamica rappresentata da Fakhreddin Gafarov gran virtuoso Azzero di Tar, strumento a corda diffuso nell’Asia centrale.

La piccola lezione del Sufi Gabriele Mandel è stata esemplare, non solo per introdurre i presenti all’arte islamica, ma anche per sfatare alcuni luoghi comuni sull’islamismo. “Tra Islam e Occidente non c’è una invasione, ma la continuazione di un interscambio che esiste da sempre” e cita il lavoro anatomico di Leonardo che ricalca i numerosi codici arabi in suo possesso, il fratello di Donizetti chiamato a dirigere il conservatorio di Istambul. “L’arte è sempre pace – conclude il sufi – je il dialogo è intelligenza”. Lo ripeterà da lì a poco insieme a Giorgio Ottolenghi, presidente della Comunità ebraica di Casale. Mentre Elio Carmi, Animatore Culturale della Comunità Casalese, usa una storiella Yiddish per spiegare questa giornata “una persona che si è persa in un bosco ne incontra un’altra che a sua volta si è persa venendo da un altro lato. Nessuno dei conosce la strada per uscire, ma se si racconteranno i propri errori forse ritroveranno la via.”

La mostra, visitata sotto la guida del curatore Elvio Arancio, riserva numerose occasioni di riflessione su questi temi. Merita sicuramente una menzione il tunisino Lassad Metodi considerato uno dei più grandi calligrafi arabi. Parole che diventano pennellate e colori che diventano di nuovo parole rincorrendosi di sfumatura in sfumatura. Calligrafo anche Musah Abdallah Saleh, ricco di influenze della sua etnia (Turkestan Cinese) e Favzi Gunuç che propone una stoffa dall’arabesco preciso e complesso. Scelgono di rappresentare la parola anche Azim Damini, pittore Iraniano che mette sulla tela una quartina di Omar Khayyam (vivere la pace) e Daewish Parwiz anch’egli Iraniano, nel suo “La danza della pace”. Patrizia Guerresi Maimouna sceglie invece di mettere su una lastra di ottone finemente sbalzata il nome del Sufi Mandel. I dervisci sono al centro dell’opera di Franco Battiato, in questa poco conosciuta veste di pittore, e danzano anche nel quadro presentato da Mehmet Buyukçanga, artista Turco.

Di grande livello tecnico anche le ceramiche dello stesso Elvio Arancio di Andrea Raggi e di Enrico Monti, La pittura di Mario Verastro punta invece sull’alchemia, mentre in Monia Touiss si rivedono su carta tutti i colori accesi del Marocco.

All’insegna del dialogo, questa volta tra sapori differenti, anche il rinfresco kasher preparato dalla cuoca israeliana Meirav Segal che ha unito piatti provenienti dalla tradizione di tutto il bacino del mediterraneo.