La serata dell'AMPI di presentazione del libro di Niram Ferretti

“Il sabba intorno a Israele”, presentato al Franco Parenti il libro di Niram Ferretti

Eventi

di Nathan Greppi
Lunedì 11 dicembre, al Teatro Franco Parenti, è stato presentato il saggio Il sabba intorno a Israele. Fenomenologia di una demonizzazione, scritto dal ricercatore e giornalista Niram Ferretti. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Milanese Pro Israele (AMPI).

Il primo a prendere la parola è stato Alessandro Litta Modignani, attivista radicale e presidente dell’AMPI, il quale ha voluto ringraziare i presenti e in particolare la questura e le forze dell’ordine “che difendono la nostra libertà di parola.” Dopodiché ha passato la parola a Stefano Leanza, membro del consiglio direttivo dell’associazione e moderatore del dibattito. Nel presentare il libro, l’ha definito “molto scorrevole ma incredibilmente denso.”

Il primo dei relatori a parlare è stato Stefano Magni, giornalista ed esperto di politica mediorientale, che ha iniziato parlando di un argomento molto dibattuto in questi giorni: la decisione di Trump: “Normalmente quando si chiede a un giornalista che cosa ne pensa di Trump, non solo di questa scelta ma di qualunque altra cosa abbia detto, normalmente l’obbligo per il giornalista è quello di rispondere con ironia, con qualche risatina, con qualche battuta ironica su quanto è grezzo Trump e su quanto sia un ‘elefante nella cristalleria’,” quando invece quella su Gerusalemme è “la scelta giusta al momento giusto”. Tuttavia, ha aggiunto, vi è un margine di 6 mesi per capire se manterrà davvero la promessa fatta. Ha anche spiegato come, in Arabia Saudita, il progetto di modernizzazione dell’erede al trono Mohammed Bin Salman includa anche migliorare i rapporti con Israele, anche se non lo dice apertamente. Altrettanto ottimista è riguardo ai rapporti con la Russia, che sostiene gli arabi e l’Iran ma senza rompere del tutto con Israele; chi invece, secondo Magni, ci rimetterà di più sarà l’Europa Occidentale, che continua a vedere i palestinesi in modo romantico come negli anni ’70.

Paolo Salom, giornalista del Corriere della Sera, ha proseguito il discorso definendo il libro di Ferretti “opportuno, letto con grande interesse”; ha affermato che l’odio per gli ebrei è l’odio per qualcosa che percepisci come distante, pericoloso, e la Shoah avrebbe dovuto rappresentare la fine del male assoluto per chi odiava gli ebrei. “Durante la mia infanzia si pensava che l’antisemitismo fosse sparito, e invece è tornato più forte di prima, e stavolta usa come pretesto il conflitto tra arabi e israeliani.” Ha aggiunto che un tempo, nell’immaginario comune, erano gli ebrei i veri palestinesi, mentre gli altri erano solo “arabi” tanto che questi ultimi dicevano di boicottare le “merci palestinesi”. Per quanto riguarda Gerusalemme, ha raccontato che “a sentire i giornali, per i musulmani è più importante della Mecca”, aggiungendo che a lui stesso tempo fa un collega chiese cosa voleva dire “spostare la capitale da Tel Aviv a Gerusalemme”, quando Gerusalemme è capitale sin dal ’67. Per concludere ha raccontato che c’è chi ha detto che Gerusalemme dovrebbe diventare una città autonoma per le tre grandi religioni del libro, al che ha risposto “un piffero!”, ricordando che Roma è sia capitale politica dell’Italia sia il centro del cattolicesimo.

A questo punto Leanza ha portato al centro del dibattito un tema importante: quello del terzomondismo, che secondo lui va combattuto tanto quanto l’antisemitismo e che viene molto approfondito nel libro. Subito dopo ha passato la parola al semiologo Ugo Volli, il quale scrive di Israele e Medio Oriente per il sito Informazione corretta: “Considero Niram un fratello, nel senso che sta dallo stesso lato della barricata dove sto io. Oggi l’informazione su Israele in Italia è profondamente squilibrata, profondamente intrisa di fake news,” ha dichiarato, aggiungendo che i media mainstream cercano di far sembrare l’operato di Israele come dannoso per il processo di pace. “Chi vuole davvero rovesciare lo stato di cose è chi dice di ‘combattere l’imperialismo’, e chi odia gli ebrei, e ce ne sono tanti. È naturale che Israele cerca di resistere e rispondere agli attacchi, ma il nostro punto di vista non viene mai mostrato sui giornali italiani. Il sistema dei media italiano ha stabilito l’immagine di un Israele colonialista e di un popolo palestinese che resiste. Fortunatamente, ci sono coloro che tentano di introdurre voci diverse, come Informazione Corretta e (il sito) Progetto Dreyfus, con il quale collabora anche Niram. Ma a un certo punto uno sente che, per quanto la rete diffonda di più, occorra fare qualcosa in più. Consiglio questo libro perché fa un ottimo lavoro di sintesi.”

Ha aggiunto inoltre che l’Europa ha un profondo sentimento antisemita perché non sopporta l’idea di un popolo disperso che però vuole mantenere la propria identità. “Oggi si nega l’autodifesa ebraica, l’Europa si oppone a Israele più degli arabi e della Russia esattamente perché è antisemita. L’Europa è dominata da un oligarchia delegittimata che si è inventata la teoria delle fake news.” Per far capire quanto è complicato parlare a favore di Israele, ha ricordato che nei giorni scorsi Facebook ha censurato dei post dei giornalisti Giulio Meotti e Deborah Fait, oltre che dello stesso Ferretti.

E infine, è arrivato il turno dell’ospite più importante della serata: Niram Ferretti, nel spiegare le ragioni che lo hanno portato a scrivere il libro, ha fatto riferimento al “neo-linguaggio” presente nel romanzo 1984 di George Orwell, con il quale il regime eliminava molte parole per semplificare la realtà. “A Israele non si perdona che abbia miracolosamente vinto la Guerra dei Sei Giorni,” ha spiegato Ferretti. “Per i media oggi Israele è un paese razzista, colonialista, che pratica l’apartheid, e nella propaganda araba e musulmana è tornata anche l’accusa del sangue, quando si accusa Israele di rubare gli organi ai palestinesi.” Ha inoltre fatto capire che l’idea che la soluzione dei due stati sia compromessa è totalmente falsa, poiché Hamas nel suo statuto afferma senza mezzi termini che non riconosce il diritto a esistere di Israele, in quanto per loro quei territori appartengono all’Islam: “Trump ha avuto il coraggio e la determinazione di troncare questa ipocrisia.” Ha aggiunto anche che “il mondo arabo-sunnita è profondamente stanco della cosiddetta ‘causa palestinese’, fondamentalmente è sostenuta dall’Europa, sin da quando De Gaulle tradì Israele e la Francia iniziò a perseguire una politica anti-israeliana.” Ha concluso affermando che “è ironico che Bin Salman sia contrario alla nascita di uno stato palestinese e l’Europa invece è favorevole, un idea sostenuta dalle elite europee che commerciano con l’Iran.”