Alla ricerca dei tesori perduti

Arte

Secondo le teorie dell’archeologo inglese Sean Kingsley, il complesso degli oggetti sacri saccheggiati dai romani dal Tempio di Gerusalemme che per lungo tempo si credevano nascosti nei sotterranei del Vaticano, sarebbero ritornati nella loro terra d’origine e si troverebbero in realtà in Terra Santa.

Egli avrebbe scoperto che cosa è successo alla raccolta, che è il più grande complesso di tesori biblici fra cui ci sarebbero anche le famose trombe d’argento, quelle che dovevano annunciare l’avvento del Messia, e poi i candelabri d’oro, la Tavola della Divina Provvidenza tempestata di pietre preziose, e tutti gli oggetti sacri che dopo la distruzione del Tempio nel 70 d.C. vennero caricati sulle navi e portati a Roma.

Dopo lunghe ricerche su antichi testi e su fonti archeologiche che nessuno aveva mai approfondito, Kingsley ha potuto ricostruire le vicende avventurose del tesoro e dimostrare così in modo inequivocabile che nel 5° secolo esso venne portato via da Roma.

Dopo la distruzione del Tempio in seguito alla rivolta degli ebrei, Vespasiano si portò a Roma un bottino di 50 tonnellate d’oro, argento e opere d’arte: nell’arco di Tito, costruito verso l’80 d.C. sono infatti raffigurati soldati romani che si caricano sulle spalle le sacre spoglie (il famoso candelabro). Gli ebrei vennero poi cacciati da Gerusalemme e fu l’inizio della diaspora.

Fra il 75 d.C. e l’inizio del 5° secolo, il tesoro rimase dunque esposto all’Ara Pacis a Roma. Il Vaticano però assicura che nei suoi archivi non c’è alcuna prova che esso sia rimasto a Roma partire da quel periodo. E di ciò Kingsley è certo, il tesoro non è sepolto nei sotterranei del Vaticano.

Fra le fonti consultate c’è naturalmente Giuseppe Flavio, lo storico ebreo del 1° secolo, massima autorità per quel periodo. Poi ci sono le opere di Procopio, storico di corte dell’imperatore Giustiniano, morto nel 562 d.C., e di Teofane Confessore (c. 760 – 817), monaco cristiano di Costantinopoli.

Nella sua Chronographia, che copre il periodo che va dal 284 al 813, quest’ultimo ricorda come nel 455 d.C il re dei vandali Genserico avesse caricato su una nave diretta a Cartagine (oggi in Tunisia) i tesori che “Tito aveva portato a Roma dopo la conquista di Gerusalemme”.

Nel 533, il bizantino Belisario si sarebbe impadronito del tesoro che era su un vascello regale in fuga dal porto di Hippus Regius (ora Algeria) che quindi venne trasferito a Costantinopoli, e da lì a Gerusalemme. Nell’anno 614, il patriarca Modesto avrebbe trasportato in gran segreto i tesori fino alla loro destinazione finale nel deserto di Giudea, sotto il Monastero di Teodosio.

La questione del tesoro del Tempio è stata oggetto di aspre polemiche tra il Vaticano e Israele che ne ha sempre accusato il papato del sequestro. La rivelazione del luogo segreto finale – nell’attuale Cisgiordania, nel cuore del territorio controllato da Hamas – non mancherà, dice Kingsley, di suscitare clamore. Lo studioso esporrà le sue teorie in un libro di prossima pubblicazione dal titolo: “L’oro di Dio: alla ricerca del tesoro perduto del Tempio di Gerusalemme”.