Le catacombe ebraiche

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A Roma solo due catacombe ebraiche si sono salvate attraverso i secoli e la storia. Sono quelle di Villa Torlonia, sulla via Nomentana e quelle di Vigna Randanini, sulla via Appia. Si sa che ce n’erano molte altre e tre furono distrutte tra fine Ottocento e inizio Novecento. Erano a Vigna Apolloni, sulla via Labicana, Vigna Cimarra, sulla via Appia, e Monteverde, sulla via Portuense. Di esse, scoperte alcune già a metà del 1600, sono rimaste iscrizioni marmoree, conservate ai Musei Vaticani, nel Convento vicino a San Paolo fuori le mura, nel Museo Nazionale Romano e nei Musei Capitolini di Roma.

Delle due catacombe superstiti quella di Vigna Randanini è la più intatta. Scoperta nel 1859, è una proprietà privata della nobile famiglia del Gallo, che la apre al pubblico una volta al mese. L’altro complesso si estende sotto Villa Torlonia, già residenza di Mussolini durante il fascismo. Queste catacombe, scoperte nel 1918, appartenevano per legge allo Stato. Per una clausola del Concordato tra Stato e Chiesa nel 1929 furono invece assegnate alla Pontificia commissione archeologica sacra che le ha gestite fino al 1984, quando sono tornate allo Stato, sotto la Soprintendenza archeologica di Roma.

La catacomba di Villa Torlonia si estende per un’area di circa 12 mila metri quadrati. Secondo uno studio condotto nel 1997 da studiosi dell’American Academy of Rome e della Duke University diretti da Leonhard V. Rutgers dell’Istituto Olandese di Roma, esistono 3828 tombe, di cui 630 vuote, le altre con frammenti più o meno importanti di ossa. E’ stato poi calcolato che esisterebbero altre 264 tombe tutt’ora chiuse.

Secondo l’archeologo Padre Ugo Fasola, che studiò sistematicamente il sito, le sepolture sarebbero cominciate all’inizio del III secolo e sarebbero proseguite per i successivi due secoli. All’origine c’erano due distinte aree cimiteriali, che si sviluppavano a livelli diversi e che vennero poi collegate. Oggi esiste un unico ingresso al sottosuolo (all’origine erano due) che immette nell’area più antica.

Le iscrizioni trovate nel complesso sono in greco e solo alcune in latino, tutte con precisi riferimenti ebraici. Le iscrizioni sono arricchite da simboli ebraici e disegni.
Secondo gli esperti la maggior parte delle tombe appartenevano a defunti di classe modesta e solo alcune, quelle dipinte, a persone di classi più abbienti. I disegni più frequenti sono il candelabro a sette bracci (menorà) e simboli della tradizione, come cedri (etrog) e corni (shofar). Alcune volte i fregi sono arricchiti con delfini con tridente ed elementi vegetali. Di particolare interesse è un affresco con l’arca aperta, che contiene i Rotoli della Legge, circondata, in alto, dal sole e dalla luna e, ai lati, da due candelabri, l’ampolla per l’olio, il corno, il cedro e altri elementi che collocano idealmente la scena nel distrutto Tempio di Gerusalemme. In questo momento sono in corso importanti lavoro di restauro da parte della Sovrintendenza archeologica per permetterne la riapertura al pubblico.

Le catacombe di Villa Torlonia rappresentano oggi una testimonianza storica unica al mondo, paragonabile per importanza e interesse antropologico e sociologico solo a quelle di Venosa. Piccole catacombe si trovano anche in Sicilia e Sardegna.

Le catacombe saranno aperte al pubblico eccezionalmente durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica, grazie alle visite organizzate dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Onlus in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità Ebraica di Roma e la Soprintendenza Archeologica di Roma.
Per prenotazioni e informazioni, contattare Diletta Cesana 340/7368280 fondazione@ucei.it