Guastalla, una commovente serata in onore di Victoria Acik

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di Roberto Zadik

Il 26 aprile, presso la Sinagoga Centrale di via Guastalla, si è svolto un Limmud (uno studio) in onore di Victoria Acik; partendo dalla Torà e dalle Parashot di Aharei Mot e Kedoshim, per arrivare a una serie di aneddoti e curiosità sulla sua personalità, si è voluto ricordarla e celebrarne la memoria. In occasione della conclusione della settimana di lutto (Shivà) iniziata dopo le esequie, hanno parlato varie personalità, dal Rabbino Capo Alfonso Arbib, al presidente della Comunità di Casale, Elio Carmi, a Rav Moshe Lazar a Rav Sendi Wilschanski, a Roberto Attas, amico di Victoria da lungo tempo,  fino alla testimonianza più toccante e intima, quella di sua sorella Smadar, israeliana di nascita ma che da tempo risiede a Los Angeles.

Scomparsa lo scorso 19 aprile, a soli 55 anni,  e sepolta nel cimitero ebraico di Casale Monferrato domenica 22 aprile, la dottoressa, studiosa e scrittrice Victoria Ofra Acik è stata un personaggio carismatico, intenso e molto stimato da tanta gente, sia a Valenza, dove viveva e lavorava, sia nella Comunità milanese. Nata a New York da famiglia ashkenazita, emigrò in Italia a soli sei mesi.

Partendo dalle caratteristiche peculiari della parashah settimanale di Aharei Mot, che si legge anche a Yom Kippur e riflettendo sulla morte dei due figli di Aronne, fratello di Mosè, e Sommo Sacerdote del Tempio, Nadav e Avihu, Rav Arbib si è soffermato  su una serie di temi importanti, come la sofferenza e sulla difficoltà di immedesimarsi nel dolore altrui, sull’unicità di qualsiasi persona. Riflettendo sul tema della morte e sulla specialità di ognuno, il Rabbino ha messo in luce la centralità di uno dei Proverbi dei Pirkè Avot di «imparare da ogni uomo” e come “ognuno di noi abbia qualcosa di specifico da insegnare e che tutti impariamo in maniera diversa e sentiamo e soffriamo in modo differente». Più personali e dedicati alla memoria di Victoria Acik, sono stati gli altri discorsi.

A cominciare da Rav Lazar che ha subito espresso la propria difficoltà «nel fare un elogio funebre per una allieva» enfatizzando quanto anche egli abbia molto imparato da questa sua studentessa. Il Rav e Victoria si conoscevano da lungo tempo e, emozionato, ha ricordato una serie di elementi chiave della sua vita e della sua personalità.  «Victoria ci ha dato una lezione importante su come sopravvivere come ebrei in questo Paese. Lei viveva sola a Valenza, ma ha resistito tenacemente e studiava sempre, era una mente curiosa e faceva tante domande, mi telefonava anche dopo le nostre lezioni e ricordo il suo sorriso e la sua capacità di ragionamento».

Rav Wilscanski ha segnalato che nonostante «l’abbia conosciuta tutto sommato poco ricordo alcuni elementi della sua personalità. Il suo grande impegno per la festa di Purim organizzata assieme a Rav Nasrollahi e dove è riuscita a riunire una quarantina di persone, mettendo tutto sé stessa e dedicandosi completamente agli altri e all’ebraismo».

La sua forte identità ebraica, l’altruismo e la marcata capacità di ascolto, sensibilità e di empatia sono state ricordate anche  da Carmi, Attas e da sua sorella Smadar che ha parlato per ultima. «Aveva sempre la battuta pronta, sapeva ascoltare i problemi del prossimo e da una pronuncia e da un accento riconosceva la provenienza di qualcuno e la sua spiritualità era parte della sua essenza» ha detto commosso Carmi. In conclusione hanno parlato sua sorella Smadar  e Roberto Attas. La prima ha riassunto alcuni momenti della sua vita, il suo legame molto stretto con Valenza nonostante fosse nata negli Stati Uniti e con il Tempio di via Guastalla «dove ricordo, 27 anni fa, la cerimonia per la scomparsa di nostro padre» ha detto la sorella.  «Victoria è stata molto amata e tutti quelli che l’hanno conosciuta hanno qualche storia o aneddoto su lei – ha ricordato – era una studiosa di Cabala e questo si nota anche da alcuni libri che ha scritto, come la raccolta Storie di un medico cabalista». Umoristica, ma anche profonda, generosa e versatile. Roberto Attas, suo grande amico e fra gli organizzatori dell’incontro, ha sottolineato non solo la formazione cabalistica ma anche il suo interesse per l’astrologia, e soprattutto l’amore per il prossimo che lei nutriva fortemente.