Ghetton, Ghettout: idee giovani

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Ghetton, la straordinaria esperienza di sport, dibattito e socializzazione, avviata autono- mamente anche sul web alcuni anni fa da un gruppo di giovani milanesi, ha un volto. E per la prima volta parla di sé, si guarda dall’esterno, analizza i problemi e la realtà giovanile, porta un proprio contributo a quella che dovrà essere l’analisi, la riflessione più importante dei prossimi anni per realtà ebraica italiana.
In questa intervista, raccolta da Riccardo Hofmann, due leader di Ghetton, Michael Meghnagi e Yasha Maknouz, ci offrono qualche considerazione sulla loro vicenda e su cosa vivono i giovani di oggi. Ma i leader comunitari devono essere avvertiti: se questo passaggio determinante deve avvenire, se è urgente mettersi all’ascolto delle realtà giovanili, ci sarà un prezzo da pagare. Certo stare alla larga dalla fretta di giudicare, certo evitare ad ogni costo la tentazione censurare. Ma anche dimostrare la capacità di stare al gioco, incassare le provocazioni cercando di fare in modo che non restino battute fini a se stesse. E soprattutto abbandonare le cattive abitudini di un’informazione ingessata e inibita che con i giovani rischia di perdere i contatti.

g.v.

Ghetton è un’esperienza di aggregazione ebraica assolutamente autogestita, quale sono stati i motivi che vi hanno spinto a ritagliarvi un vostro spazio?

Cinque anni fa, la Milano ebraica per i giovani non offriva molte opportunità, ad eccezione del centro sociale che era molto frequentato il sabato sera e ben gestito dall’ufficio giovani. Venivano inoltre organizzate delle feste occasionali e ben riuscite, a volte anche in posti esterni al CS, ma al di fuori di questo poco altro.

Mancava quindi un “coso” indipendente, che potesse unire i giovani sia nel mondo reale che soprattutto in quello virtuale, che fosse in grado di proporre spunti di discussione, spazi nuovi per incontrarsi, mezzi indipendenti per comunicare e soprattutto cercare di rompere l’equazione diffusa in quel periodo : ebreogiovanechesichiudealCSilsabatosera = Sfigato.
E’ proprio sulla parola dispregiativa Ghetto che proviamo a lanciare la sfida, cercando di ribaltare la percezione dei giovani sullo stare insieme fra “compaesani” e rendendo “cool” il frequentarsi regolarmente, perché no, anche nel ghetto (vedi CS).

Quali sono le idee e le volontà che hanno permesso di creare il vostro modello associativo?

Le idee sono tante, alcune sono venute alla luce altre rimaste in soffitta.
Il sito e’ stata l’idea alla base e vero collante fra tutti.
Fiore all’occhiello e’ ovviamente la Ghettons League, giunta al quinto anno, che ha visto la partecipazione media di circa 120 giocatori ogni anno (comprese 4 squadre femminili) e che in quest’edizione coinvolge più di 150 persone dai 14 ai 50.
Tra le altre iniziative proposte anche tornei misti di Beach Volley, weekend in agriturismo, il seder di Pesach, biglietti omaggio per mostre, musical e film in anteprima, oltre che ovviamente la collaborazione con altri movimenti giovanili per la realizzazione di Ghettout e Zooish (due weekend a Milano che hanno coinvolto complessivamente più di 1500 persone da tutta Europa).

Cosa dovrebbero fare o non fare o cosa non hanno fatto le istituzioni comunitarie per favorire le iniziative dei giovani ?

Facile: dovrebbero portare per un paio di anni a Milano un centinaio di modelle ebree, intelligenti, religiose al punto giusto, e possibilmente ricchissime. I maschi invece vanno benissimo quelli già in giro nel ghetto.

Il vostro sito e’ costantemente aggiornato non solo come contenuti, ma anche dal punto di vista tecnico, come vi dividete i compiti in ghetton ?

Nello staff di Ghetton figurano una manciata di sfigati che non sanno come passare il loro tempo libero, quindi si dilettano a rinnovare e mantenere il sito, a controllare il forum, a coordinare campi e arbitri per il torneo, a fare le videointerviste, a cercare due lire dagli sponsors, a scrivere fiumi di editoriali ogni settimana, a pubblicare foto a bobaz (siamo a più di 1000), a suggerire eventi in giro per Milano e a cestinare le svariate email che arrivano da simpatica gente che contesta questo o quell’altro forum.

I tornei di calcio sono sicuramente un elemento fondamentale della vostra attività e del vostro stare insieme, avete previsto di introdurre tornei di altri sport?

In primavera replicheremo il torneo di Beach Volley misto, che è piaciuto di brutto nella precedente edizione. Sappiamo inoltre che ci sono piccoli gruppi autonomi sparsi di giovani e meno giovani che giocano quasi regolarmente a tennis e basket. Potrebbe essere carino provare a proporre anche a loro la “formula Ghetton” con sito, risultati, video e foto in modo da dare il giusto sex appeal ai loro tornei e coinvolgere più persone possibile. Ci piacerebbe inoltre realizzare delle serate “a tema” in cui coinvolgere un folto pubblico nelle piste di go-kart, o in tornei di jorkyball, oppure col buon vecchio bowling. Insomma sulla carta sono iniziative tristissime, però chissamai che possano diventare un cult nella proposta di Ghetton.

Il vostro forum tratta in modo libero moltissimi argomenti ebraici e non, vi capita di introdurre alcuni temi o sono esclusivamente introdotti dai partecipanti al forum?

Ovviamente sì, ci piace lanciare alcuni temi di attualità e vedere le reazioni della gente. Alcune volte facciamo cilecca e il forum resta inchiodato a pochi interventi. Però quando colpiamo nel segno arriviamo anche a discussioni con più di 100 interventi ciascuna.

Nelle vostre iniziative e in voi ho trovato un grande entusiasmo ed una grande voglia di fare, avete qualche suggerimento da dare agli altri giovani della comunità?

Penso sia inutile sottolineare come sia l’entusiasmo a fare la differenza nello svolgere le nostre iniziative, proprio in virtù della natura stessa di ciò che facciamo,essendo una sorta di “volontariato” in cui nessuno di noi è spinto da motivazioni per così dire “di denaro”.
L’obiettivo che ci poniamo è quello di coinvolgere sempre più persone nell’organizzazione e nello svolgimento di feste, tornei o singoli incontri; obiettivo che negli anni si è dimostrato non facilmente raggiungibile, vuoi per una mancanza vera e propria di “materia prima” (molti ragazzi sono partiti definitivamente o temporaneamente), vuoi per la difficoltà per ognuno di noi di conciliare la propria vita e le proprie esigenze personali con gli impegni che da questa organizzazione derivano.
La decisione di organizzare una “Serie B” nel nostro torneo di calcio “Ghetton’s League” va proprio in questa direzione,con un’attenzione particolare ai più giovani, in modo tale che col passare degli anni possano assumersi sempre più responsabilità in linea con il fisiologico ricambio che ogni organizzazione impone. In questo senso penso di poter dire che le risposte date in questi primi mesi siano assolutamente soddisfacenti, poiché abbiamo trovato molta voglia di fare e di mettersi in mostra da parte di ragazzi più giovani, che probabilmente vedono in Ghetton un divertente strumento per far qualcosa di “socially correct”.