Gli ebrei in Ucraina: una serata del Keren Hayesod

di Roberto Zadik

IMG-20170116-WA0004Da molto tempo, più di tre anni, una sanguinosa guerra fra Russia e Ucraina, di cui si parla molto poco sui media e nella stampa internazionale ma che nonostante la pace firmata nel 2015 continua a provocare morti e distruzione seminando il panico fra la popolazione ebraica delle zona nelle città di Donnetsk Lugansk piuttosto che di Odessa ma anche nei piccoli villaggi. Organizzata dal Keren Hayesod e dal presidente Andrea Jarach si è tenuta alla Biblioteca Hasbani lo scorso 15 gennaio l’interessante serata “Che cosa sta succedendo agli ebrei dell’Ucraina?” che grazie a preziose testimonianze e interessanti aneddoti ha fornito un quadro esaustivo sulle sofferenze ebraiche e non solo della zona di Kiev e dei grandi centri ma anche di piccoli villaggi martoriati dal conflitto.

A occuparsi del salvataggio e dell’emigrazione dell’aliyah in Israele di migliaia di ebrei, oltre al Keren Hayesod e all’Agenzia ebraica, presente Carmel Luzzati, direttore dell’Agenzia ebraica in Italia, i coraggiosi membri dell’organizzazione “Ebenezer-operazione esodo”, di ispirazione cristiano evangelica, Gianluigi Morotti e Vadim Rabochyi sovraintendente dell’associazione per l’Ucraina, e presente in cinquanta Paesi nel mondo.  Proprio gli emissari di questa associazione arrivano dove nemmeno la Sochnut riesce a arrivare, nei piccoli e innevati villaggi dell’Ucraina dove vivono ancora oggi famiglie ebraiche e si occupano di metterli in contatto con l’Ambasciatore di Israele e di portarli via dalle loro sofferenze e alla volta della Terra Promessa applicando, come ha specificato Morotti, la profezia “biblica e dei Salmi del ritorno del popolo di Israele alla loro Casa”.

A introdurre la serata è stato Andrea Jarach, presidente del Keren Hayesod Italia, che ha ricordato come in passato l’Ucraina la patria di grandi maestri chassidici, ad esempio Rabbi Nachman di Breslov e il Rebbe di Lubavitch Schneerson, e di fiorenti comunità ebraiche con città Odessa, Leopoli o Lvov che erano delle piccole “Gerusalemme” con prestigiosi rabbini e autorevoli pensatori. Poi dalla Shoah la situazione si sia sempre di più aggravata. “Prima era assoggettata alla Russia” ha raccontato il presidente del Keren Hayesod, “poi perseguitata dal nazismo e dal comunismo e solo nel 1991 essa raggiunse l’indipendenza ma è stata più fittizia che non reale”. Nel suo resoconto efficace, il presidente del Keren Hayesod e direttore della casa editrice Proedi ha ricordato come l’Ucraina sia stata una terra martoriata da grandi problemi e sofferenze dove i nazisti dal 1941 al 1945 hanno ucciso spietatamente un milione di ebrei. Dopo i pogrom, il comunismo e il nazismo ci si chiede in piena guerra fra filorussi del Governo di Mosca e esercito ucraino quanti ebrei vivano attualmente in questo Stato e quale sia la loro attuale situazione e a quanto pare sembra molto complesso dare una risposta definitiva.

Come ha ricordato Jarach e poi i volontari di Ebenezer, Morotti e Rabochyi, “Dipende dalle fonti,per alcuni sono 63mila e per altri 400mila e c’è molta confusione sui numeri e su chi possa effettivamente ritenersi ebreo anche per via dei tanti matrimoni misti.  Più o meno la cifra si aggira fra i 100 e i 200mila ebrei presenti non solo nella grandi città ma anche nei piccoli centri e l’Ucraina è classificata come la sesta comunità ebraica più importante al mondo” ha evidenziato Andrea Jarach nella sua introduzione. Successivamente hanno preso la parola Morotti, presidente di Ebenezer Italia, che ha specificato come “la nostra missione è l’applicazione delle profezie bibliche e dei Salmi. Siamo nati nel 1991 dopo la caduta del muro di Berlino e da allora abbiamo collaborato a stretto contatto con la Sochnut salvando e portando in Israele migliaia di ebrei dell’ex Unione Sovietica”. Coraggiosi e motivati i volontari di questa organizzazione internazionale che ha una cinquantina di uffici in tutto il mondo, non si occupa solo degli ebrei dei grandi centri ma anche di minuscole realtà sfidando la guerra, le intemperie e mille difficoltà per “salvare vite, a prescindere dalla religione e dall’etnia, mettiamo al centro la persona prima di tutto” ha detto Morotti. Citando varie fonti bibliche nonché le profezie di Isaia, Morotti, ha raccontato la grande emozione quando “varie volte abbiamo accompagnato gli ebrei all’aeroporto alla volta della Terra Promessa. Negli anni ’90 i voli si dirigevano a Budapest e a Varsavia,che erano le zone di passaggio e poi da lì partivano per Israele. Era molto complesso per chi fuggiva dalla Russia e dall’Ucraina fare i documenti e preparare le pratiche da portare all’Agenzia ebraica prendeva molto tempo”. Ebenezer in questi anni ha ricoperto un ruolo fondamentale, aiutando gli ebrei a preparare i documenti, a ottenere i visti  e passaporti, a metterli in contatto con l’Agenzia ebraica, un tempo gli ebrei dei villaggi dovevano viaggiare per ore per andare a Kiev e a Donnetsk e parlare con la Sochnut, “noi li abbiamo facilitati” ha ricordato Morotti “portando i membri dell’Agenzia nei villaggi dove si trovavano e evitandoli lunghi e costosi spostamenti”. Fra gli eventi recenti, Morotti, ha ricordato l’emozionante “partenza di venti olim hadashim da Roma, il mese scorso, alla presenza di autorità come Ruth Duregello e Noemi Di Segni”. Molto interessante la lunga e appassionante testimonianza di Vadim Rabochyi, direttore di Ebenezer Ucraina, che ha raccontato di come dal “1991 al 2004 siamo riusciti a far emigrare in Israele 350mila ebrei. Abbiamo realizzato progetti importanti, coinvolgendo le comunità religiose così come i laici e organizzando grandi feste per Yom Hatzmauth dove assieme ai membri della Sochnut davamo informazioni alle tante famiglie che progettavano di fare l’aliyah”. Mostrando una serie di immagini davanti al pubblico Rabochyi ha spiegato che tanti sono i bisogni degli ebrei ucraini che attualmente vivono in stato di emergenza, senza i viveri di prima necessità, dallo shampoo all’acqua corrente, che per le guerre è mancata molte volte alle famiglie, rendendoli la vita impossibile. Nascosti dalla paura, con ancora i traumi della Shoah e delle persecuzioni comuniste e il presente conflitto, gli ebrei ucraini e russi stanno crescentemente decidendo di lasciare la loro terra e i più zelanti in questo sono i giovani. A questo proposito, tanti ragazzi “con mia sorpresa da soli e senza famiglia” ha detto Rabochyi “partono per intraprendere programmi universitari e noi ci occupiamo di loro, dell’alloggio e di eventuali borse di studio.” Ma Ebenezer viene in aiuto alle persone anche sotto le bombe,, come nel progetto “Nascondiglio” affittando rifugi e alloggi lontano dalle zone più colpite dalle guerriglie che sembrano non smettere mai nonostante nel 2015 le autorità sembravano avessero firmato una pace.” Anche per arrivare a questi rifugio, ha fatto sapere Rabochyi, “tanti sono i problemi che le persone devono fronteggiare. Le lunghe code ai posti di blocco con file di ore in macchina sotto la pioggia e la neve”. Mancano spesso i viveri, ha raccontato, formaggi yogurt e “tante persone lasciano tutto, le loro case e le macchine, per mettersi in salvo e poter un giorno ricominciare una vita”. Una situazione molto complicata, in cui ci sono pochi oligarchi, come hanno reso noto sia Morotti che Rabochyi, alcuni di origine ebraica e una massa di persone povere, disperate e bisognose disposte a perdere tutto pur di sopravvivere. In conclusione della serata, sia Jarach che gli altri due relatori hanno ricordato “la centralità di aiutare Israele e gli ebrei di tutto il mondo a tornare a casa.”