Joseph Bali, presidente del Bené Berith

L’Associazione Bené Berith di Milano ha chiuso domenica 22 giugno la sua attività per l’anno sociale 2007-2008 dopo l’insediamento di Joseph Bali alla presidenza per il prossimo biennio. Vi diamo di seguito un estratto dal discorso fatto dal nuovo presidente.

Stiamo vivendo una delle più grandi trasformazioni nella storia dell’umanità. Con l’abbondanza di canali di comunicazione – internet, e-mail, gruppi chat, giornali on-line e migliaia di canali di TV satellitare e a cavo, il mondo ha acquisito una nuova dimensione nella quale l’uomo sente di perdere il controllo sulla propria vita.
L’ansia crea la paura, la paura porta alla rabbia e la rabbia alla violenza.
Di questo parla estensivamente Jonathan Sacks, Rabbino Capo del Regno Unito, nel suo libro La Dignità della differenza, sottotitolato “Come evitare lo scontro delle civiltà”. Egli dice che l’unico antidoto alla violenza è la conversazione. Parlare delle nostre paure, ascoltare le paure degli altri e cercare di arrivare alla reciproca comprensione attraverso i confini della differenza.

Nell’era dell’Internet c’è molto meno contatto umano per confrontarsi con chi la pensa diversamente attraverso la ragione e la discussione. Oggi possiamo selezionare chi la pensa come noi e evitare le voci del dissenso. Sempre più spesso i gruppi parlano solo con loro stessi e non l’uno con l’altro.
Quelli che vogliono far conoscere le loro idee cercano di usare dei mezzi per attirare l’attenzione e far notizia spesso tramite qualche forma di violenza, un evento che può essere ripreso in un immagine drammatica o in scene di scontro. Sta scomparendo la volontà di confrontarsi sull’arena delle idee.

Per quasi 2000 anni dispersi in tutto il mondo, noi ebrei siamo il primo popolo globale del pianeta. Questa nostra unica esperienza ci impone di riflettere su molti problemi che ora sono l’esperienza condivisa dell’umanità: come mantenere l’identità come minoranza, come far fronte all’insicurezza e come sostenere la dignità umana in un mondo che spesso sembra negarla. Dobbiamo essere capaci di portare una voce ebraica a quello che deve diventare una conversazione globale.

La cultura globale è una cultura universale, e culture universali mentre hanno portato del bene, hanno anche fatto dei grossi danni perché partendo dal concetto che gli uomini sono tutti uguali tendono a condannare e a cancellare le diversità.
Eppure è dalle nostre diversità che dipende la nostra dignità umana.

L’ebraismo ci insegna che Dio ama la diversità. Egli intervenne per impedire il primo progetto globale del mondo: la costruzione della Torre di Babele. Quale era il pericolo? Il testo (Genesi 11) non lascia dubbi: In tutta la terra si parlava una lingua unica e si usavano le stesse espressioni. E il Signore scese e disse “Sono un popolo solo, parlano tutti la stessa lingua e hanno cominciato a far questo!
Dobbiamo stare attenti e vigili quando si tende a parlare una lingua unica sia all’interno della tradizione e della collettività ebraica sia nel mondo che ci circonda.
In un mondo che diventa sempre più minaccioso con le sue spesso violenti contrapposizioni dobbiamo saper relazionarci con “l’altro” forti degli insegnamenti della nostra tradizione e della nostra memoria storica. E in questo relazionarsi dobbiamo saper interrogarci, guardarci nello specchio, capire chi siamo e che cosa vogliamo diventare.

Io credo che la “conversazione” sia carente anche all’interno della nostra Comunità. La partecipazione alla vita comunitaria si limita sempre di più alla frequentazione di sinagoghe, scuole, mentre dall’altra parte c’è un progressivo disinteresse e allontanamento di una parte consistente degli ebrei di Milano.
Esistono pochi ambiti di incontro e confronto e forse anche poca volontà di partecipare.

In questo nuovo scenario, il ruolo del Bené Berith diventa sempre più importante. Siamo un’Associazione che proprio per la sua natura e per la sua tradizione può e deve diventare un laboratorio di “conversazione”. Un’Associazione che ambisce a costituire una piattaforma di dialogo e comunicazione fra le diverse sensibilità con totale rispetto per la pluralità delle opinioni, per essere un punto di riferimento ed una voce autorevole nella vita ebraica comunitaria.
Nel biennio di questo Consiglio, vogliamo dedicare la nostra attività culturale prevalentemente al tema dell’ALTRO che implica anche conoscere noi stessi. L’ALTRO inteso come L’Ebreo ed il mondo circostante, l’ALTRO all’interno del mondo ebraico, l’ ALTRO inteso come quello meno fortunato, l’ALTRO inteso come minoranza, come diverso, come emarginato.

Nel tempo stesso prenderemo in mano con grande impegno quello che è uno dei principi fondanti della nostra Associazione: la beneficenza. Stiamo individuando delle esigenze non soddisfatte nel campo dell’assistenza; esigenze che affronteremo coordinando la nostra attività con il Rabbinato, con il Servizio Sociale della Comunità e con altre Associazioni attive in questo campo.

Il Bené Berith è un’Associazione europea e mondiale, fondata nel 1843, con presenza in 58 paesi del mondo e con una rappresentanza permanente alle Nazioni Unite, impegnata in aiuti umanitari, che combatte contro l’antisemitismo, qualsiasi forma di razzismo e discriminazione e per il diritto ad esistere dello Stato di Israele.
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