Assemblea della Comunità / Roberto Jarach, ultimo atto

Il presidente uscente della comunità di Milano, Roberto Jarach, nella serata dedicata alla presentazione del Bilancio 2011 e delle liste elettorali, ha tenuto e dominato la scena per oltre un’ora e mezza col piglio del leone che pur ferito, sferra ancora le sue zampate.

Sì perché, alla fine, la serata che doveva essere dedicata soprattutto al futuro, quella che doveva prefigurare agli elettori della Comunità di Milano il dopo- Jarach, quella in cui i protagonisti dovevano essere i “nuovi”, si è trasformata nella messa in scena di un ultimo atto: un lungo flash-back sui due anni passati, “raccontati” con puntiglio e precisione sottolineando ombre e schiarite – le ombre degli scontri fino alla dimissioni di otto membri del Consiglio; le schiarite portate dall’amministrazione Jarach-Foà nei conti in profondo rosso della Comunità ereditata dalla precedente Giunta.

In questo sguardo a tutto tondo su ciò che è stato fatto e ciò che non si è potuto fare, Jarach non ha risparmiato critiche: chi ha fatto cadere questa giunta, ha fatto intendere chiaramente Jarach, ne porta con sé la responsabilità. Perché il bilancio di due anni di lavoro di questo Consiglio, è tutto sommato positivo, perché quest’amministrazione, ha osservato Jarach, ha lavorato per il bene comune della Comunità, per il risanamento dei conti, per il rinnovamento di una scuola evidentemente in crisi – per il calo del numero delle iscrizioni, il caro-rette, la concorrenza delle due altre scuole ebraiche milanesi; per il miglioramento dei servizi sociali in un momento storico che tocca in maniera inaudita gli anelli più deboli della società; per un’attività culturale di alto livello, e iniziative a favore dei giovani di portata non solo locale, ma anche nazionale.

In tutto questo, all’interno del Consiglio, la Giunta si è trovata non appoggiata, ma fronteggiata da alcuni esponenti dell’opposizione come anche dal rabbinato. Jarach ha sottolineato in particolare come  da parte di quest’ultimo sia mancata la volontà non tanto alla collaborazione con il Consiglio, quanto piuttosto alla condivisione di un’impostazione di lavoro per la gestione della res publica ebraica. “I cimiteri, le sinagoghe vanno amministrati e gestiti”, ha osservato Jarach, “e questo è un lavoro che deve fare chi lo sa fare. Non si possono passare 20 mesi a discutere solo per capire se le decisioni prese su un certo argomento sono state soddisfacenti o meno”
(in calce, la relazione integrale).

La lettura precisa del bilancio consuntivo 2011 ha portato via una buona mezz’ora e più di tempo provocando fra il pubblico ( più di 200 persone) anche un certo malumore – o forse solo una certa stanchezza. Jarach ha tenuto a sottolineare che la responsabilità dell’interruzione di un lavoro che pur difficile e che stava dando buoni frutti è di chi forzatamente ha voluto far cadere questo Consiglio prima del termine del mandato.
Sulle spalle di chi verrà dopo, ricadrà la “responsabilità della continuità” con questa Giunta uscente che seppure fra critiche e scontri anche duri, ha saputo rimettere in piedi una comunità in ginocchio –  Jarach ha ribadito questo concetto più volte, quasi come un monito per chi verrà dopo.

La presentazione del Bilancio è stata commentata da Roberto Liscia, che ha chiesto dei chiarimenti sugli accantonamenti di spesa, che a suo parere avrebbero dovuto essere considerati piuttosto tra le spese ordinarie.

Il cambio di scena e attori è cominciato con la presentazione delle tre liste di candidati all’Ucei: Milano per l’Unione, Machar-Domani, e Ucei per la Scuola, con Cobi Benatoff  candidato unico.

Presentazioni rapide, con cinque minuti a testa per ogni candidato chiamato a presentare la propria lista.

Hanno cominciato i candidati della lista Milano per l’Unione, che vede schierati Roberto Jarach, capolista, Giorgio Sacerdoti, Giorgio Mortara, Riccardo Hofmann, Annie Sacerdoti, David Bidussa, Milo Hasbani, Avram Hason, Daniela Ovadia, Liliana Picciotto. Un’introduzione rapida di Giorgio Sacerdoti, e poi di nuovo la parola a Jarach che nel presentare la sua candidatura all’UCEI ha dichiarato l’appoggio della lista Milano per l’Unione al presidente uscente Renzo Gattegna. Riccardo Hofmann ha sottolineato come nella lista si trovino rappresentate tutte le competenze e le esperienze di chi nell’Unione ha già ricoperto ruoli esecutivi di Giunta e Consiglio. La lista intende portare a Roma le istanze di Milano e delle piccole/medie comunità, rivendicando un ruolo chiave. Daniela Ovadia ha voluto ribadire che l’Unione non deve mai dimenticare il ruolo di rappresentante, volto e voce di tutti gli ebrei italiani nei confronti dell’esterno e delle istituzioni.  Un ruolo che impone ai suoi rappresentanti la difesa dei valori e delle specificità dell’ebraismo.

La lista Machar-domani (candidati Raffaele Turiel, Sara Modena, Guido Osimo, Nissan Hadjibay, Guido Guetta e Ariel Finzi) si è presentata con le parole di Raffaele Turiel, consigliere Ucei uscente dove ha ricoperto l’incarico di assessore alle Scuole. “Non possiamo prescindere dal dato demografico. Gli ebrei italiani sono passati in pochi anni da 40 mila a 25 mila”. Occorre quindi ottimizzare i servizi tra Roma e Milano per ridurre i costi, con un coordinamento unico nazionale per le Scuole.  L’UCEI non deve limitarsi al ruolo di organizzatore di un’agenda nazionale della vita ebraica. Deve invece assumersi la responsabilità di sostenere le scelte delle singole Comunità, agevolando economie di scala senza scavalcare le singole realtà. Marchio Unico nazionale della Kashrut, tribunale rabbinico nazionale, Centro Studi Ucei, Rete di scambio tra le Comunità, sono altri punti del programma Machar. Anche il candidato Guido Guetta, competenza economica, enti no profit, un volto nuovo di questa tornata, ha preso la parola, sottolineando la necessità di rendere trasparenti e chiari per tutti, con una suddivisione per temi e aree di interesse, i bilanci Ucei. Ariel Finzi, presidente del Tempio di via Eupili, membro dell’Assemblea Rabbinica, si vanta di aver azzerato i conflitti interni e promette un analogo impegno nel consiglio dell’Ucei.

Cobi Benatoff, unico candidato della lista Ucei per la Scuola, ha preferito rimandare la platea alla lettura del suo programma sulle pagine del Bollettino, mentre ha suggerito un intervento urgente per l’impiantistica della Scuola. Ha lasciato poi la parola ai candidati per le elezioni milanesi.

Cinque liste per la comunità.

La prima, Am Im, è composta da una sola candidata, Gabrielle Fellus. Si è presentata da sola, supportata da un gruppo di donne con la quale ha condiviso idee, progetti e voglia di impegno. Ha esordito con un atto di gratitudine verso tutti coloro che negli anni si sono impegnati per la comunità e un invito a non far cadere le esperienze passate. Poi ha presentato il suo programma: la Comunità deve fare fundraising in modo professionale e entrare in Reti di impresa, con le altre comunità ebraiche anche nel mondo, per creare sinergie e imparare a guadagnare. “Ci accusano di essere una lobby. Impariamo davvero ad organizzarci. Ho proposto 12 punti nel mio programma e sono piena di idee”.

Anche la seconda lista, Shalom, vede un solo candidato, Giuseppe “Joe” Chalom. “Mi sono candidato per mettere a disposizione della mia comunità la mia esperienza. Sono stato presidente del Centro Sociale Maurizio Levi, una realtà che purtroppo è stata chiusa ormai da molti anni per una scelta di risparmio economico da parte della Comunità”. Chalom proclama la necessità di ricreare esperienze del passato che si erano rivelate estremamente positive per i giovani.

Per la terza lista, Ken 2.0, ha parlato per primo un nuovo entrato nella compagine, Afshin Kaboli, già presidente UGEI e attivo nel consiglio del Noam, che ha spiegato la sua scelta di candidarsi e in particolare nella lista “che ha fatto tanto per la Comunità negli ultimi due anni, persone competenti e impegnate, con il grande pregio di saper ascoltare”.  Poi Daniele Cohen, capolista, ha rivendicato i risultati ottenuti dalla lista Ken, vincitrice delle scorse elezioni, nell’ambito della Cultura, nei rapporti con la città di Milano e le sue Istituzioni, nel potenziamento del Rabbinato, nell’offerta di carne Kasher a prezzi calmierati grazie all’impegno di Milo Hasbani, nel potenziamento delle attività giovanili, nel supporto al DEC Ucei decentrato a Milano, nei servizi sociali e nell’assistenza. “Dialogo, ascolto e partecipazione saranno le parole chiave di questo nostro rinnovato impegno”. Si deve continuare a lavorare sul risanamento economico, sulla scuola, che ha un boom di nuovi iscritti all’asilo e che arriverà ad oltre 500 iscritti per il 2012/2013, in linea con gli ultimi 14 anni. “Voglio ringraziare la nuova preside Esterina Dana  e al vicepreside Mino Chamla che hanno fatto un lavoro straordinario”. E a proposito delle famose cartelle esattoriali che tanti malumori hanno portato, Daniele Cohen ha ribadito che non si è trattato di una “bandiera” ma di un sistema efficace ed equo che ha aiutato le casse della comunità. “Abbiamo riportato dignità all’istituzione comunitaria attraverso regole chiare e procedure trasparenti”.  I candidati della lista Ken 2.0 sono: Daniele Cohen, Claudio Gabbai, Davide Hazan,  Stefano Jesurum, Afshin Kaboli, Gad Lazarov, Simone Mortara, Daniele Nahum, Gadi Schonheit, Claudia Terracina.

Walker Meghnagi, candidato presidente della lista 4,  Welcomunity ha preso la parola per presentare gli altri candidati della sua lista: Daniele Schwarz, Abramo (Rami) Galante,  David Nassimiha, Vanessa Alazraki, Raffaele Besso, Ruben Gorjian, Joseph (Ico) Menda, Guido Osimo, Raffaele Turiel. “Il problema principale oggi della nostra comunità è che è divisa profondamente, lacerata”, ha detto. “Nessuno escluso, non solo dei candidati, ma ogni membro della comunità deve superare questa lacerazione. Dobbiamo tornare a volerci bene. Se dovessimo essere eletti anche in tanti della nostra lista, non faremo un monocolore, e nemmeno un bicolore, cercheremo di fare un tricolore. Nessuno ha il diritto di governare da solo. Dobbiamo cercare di trovare ciò che ci accomuna”. Meghnagi si è impegnato ad andare da tutti coloro che si sono allontanati dalla Comunità per capirne le ragioni e riportarli indietro. “Non siamo disposti a dialogare sulle cartelle esattoriali, e non le useremo per la riscossione dei tributi. È un metodo che non ci piace”, ha detto. E a proposito dei rapporti con il Rabbinato: “È il Rabbinato che ci deve dire che cosa dobbiamo fare, noi consiglieri dobbiamo affiancarlo perché possa prendere le sue decisioni, non contrapporci ad esso”. Il candidato Daniele Schwarz, attivo nella Fondazione Scuola, ha ribadito il suo impegno in questo settore. “Dobbiamo migliorare la Scuola e la percezione che tutti noi abbiamo della Scuola stessa, darle una qualità indiscutibile. Per questo ci vuole un dirigente manager con larghe competenze e capacità”.

La quinta e ultima lista, Com.unità, è guidata da Roberto Liscia, candidato presidente. Comprende Andrea Bardavid, Beniamino Guetta, Roberto Guetta, Ariel Joel Klein, Ruben Pescara, Simone Samari, Simone Sinai, Daniel Sonnino, Rosanna Supino. “Una squadra, giovane, motivata, con elevata professionalità”, l’ha definita Liscia. “Ho passato due anni in consiglio con un grado elevato di conflittualità. Cerchiamo di superare le posizioni pregiudiziali”. La priorità è la Scuola. “Con il sondaggio, ci avete detto che i vostri figli li volete all’estero, manager, professionisti. Quindi volete una Scuola d’eccellenza! Dobbiamo migliorare lo studio dell’inglese, delle tecnologie, gli interscambi con scuole all’estero”. Secondo Liscia vanno cambiate profondamente le regole di gestione della Comunità e della Scuola che come sono oggi non funzionano. “La Scuola deve essere autonoma, responsabile, progettuale. Poi va cambiato il sistema delle deleghe”. Solidarietà e sociale sono altri punti da rafforzare. “Dobbiamo riscoprire le ragioni per le quali stiamo insieme”.

Dopo la presentazione delle liste, il Segretario Generale Alfonso Sassun ha dato la parola al pubblico. È intervenuta Alessandra Ortona, vicepresidente dell’UGEI, che ha voluto esprimere una considerazione: “Si parla tanto di giovani, giustamente è una priorità di tutte le liste, ma vorrei ricordare che coinvolgere i giovani non significa fare in modo di aumentarne l’affluenza agli eventi, ma dare fiducia ai giovani stessi nell’organizzazione delle manifestazioni. La visita di Gilad Shalit a Roma è stata interamente gestita da ragazzi di 20/25 anni, ai quali è stata affidata dalla Comunità di Roma questa responsabilità. Non so se a Milano sarebbe mai potuto accadere”.

Vittorio Robiati Bendaud ha invece preso la parola per dirsi preoccupato dei “Non detti”, cioè di tutto ciò che i candidati non hanno voluto esplicitare. “Che cos’è che li distingue? Nei programmi ci sono le stesse cose. Ma le strade possono essere molto diverse”.

La relazione del Presidente Roberto Jarach all’Assemblea del 22 maggio 2012

Si chiude ufficialmente, con questo ultimo atto formale di approvazione del Bilancio 2011, il mandato molto travagliato del Consiglio eletto il 16 Maggio 2010, nel quale la lista KEN aveva ottenuto inaspettatamente la maggioranza assoluta dei posti.

La gravità della situazione gestionale lasciata dalla precedente amministrazione, con un deficit 2009 di oltre 3.660 K€ ed una situazione di medio periodo basata su un deficit preventivo per il 2010 di 3.097 K€, altrettanto preoccupante, richiedeva interventi drastici ed impopolari senza esitazioni.

Il nostro gruppo aveva quindi deciso di eleggere una Giunta con solo rappresentanti della propria lista, iniziando una serie di azioni correttive immediate, sotto la guida del Vice Presidente Alberto Foà, che aveva consentito di chiudere già il Bilancio 2010 con un deficit ridotto a 1.611 K€.

Nonostante l’effetto innegabile del drastico ridimensionamento del deficit, del recupero di una ampia fetta del pregresso scaduto, sia sul fronte dei tributi che delle rette scolastiche, l’opposizione non si è mai voluta rassegnare alla decisione  democratica della maggioranza, dettata dall’assoluta emergenza della situazione, di poter gestire, almeno per il primo periodo del mandato, con la piena responsabilità di una Giunta monocolore.

Siamo stati ininterrottamente oggetto di accuse, false ed infondate, di voler gestire il potere con arroganza e disprezzo da parte dell’opposizione; qualsiasi atto esecutivo veniva presentato agli iscritti come una prevaricazione sull’opposizione.

Abbiamo avuto la forza di proseguire nel nostro progetto di risanamento nonostante i continui attacchi,  sino a che, dopo le prime 2 dimissioni tra Luglio e Settembre 2011 e quelle di Alberto Foà in Dicembre, abbiamo vissuto sotto la costante minaccia di dimissioni del gruppo di 4 Consiglieri della lista Per Israele che avrebbero determinato la caduta, ipso facto, di tutto il Consiglio: cosa che è avvenuta il 3/4/12.

Determinanti nell’esacerbare gli animi ed alimentare le tensioni sono stati i resoconti periodici di Guido Osimo,  che davano una versione strumentale di tutti i fatti del Consiglio e delle Giunte, sotto una fuorviante veste di buonismo da innocente spettatore.

Rivendico ora al nostro gruppo, con la presentazione di questo Bilancio, che sconta ancora il mancato completamento dei piani di medio periodo, la capacità di tenere la spesa sotto controllo, di normalizzare i flussi di entrata e di mettere in atto una strategia finanziaria in grado di consentire una gestione più serena e con la possibilità di programmare nel tempo nuovi investimenti per migliorare i servizi agli iscritti e l’efficienza degli uffici nel soddisfare le esigenze.

Nella fase di consolidamento di questi risultati avevamo mostrato apertura al passaggio ad una fase collaborativa, dapprima con la istituzione di commissioni aperte a tutte le componenti del Consiglio ed in un secondo tempo con un accordo su un eventuale inserimento in Giunta di rappresentanti delle minoranze.

Ritenevamo che questa apertura potesse portare a costruire insieme dei progetti per la soluzione dei temi strategici più importanti ed al recupero di quella fascia di iscritti che erano stati spinti, dal clima di contrapposizione costruito dalle opposizioni, a valutare ogni nostra decisione od azione condizionati dal pregiudizio.

La risposta finale, causa ultima della crisi irreversibile, è stata un documento che partiva dalla premessa che solo le opposizioni “buone” avevano a cuore alcuni temi cruciali per il futuro della Comunità ed i governanti “cattivi” non se ne occupavano, per passare ad una serie di condizioni impositive sia sui temi già oggetto dello studio delle citate Commissioni miste ed alla richiesta ricattatoria di sostituzione dell’Assessore al Culto, per giungere, in forma mascherata, all’imposizione di una figura nel Rabbinato non condivisa dalla maggioranza assoluta del Consiglio.

A nulla sono serviti i tentativi di mediazione con rinunce da entrambe le parti, fino a giungere alle dimissioni formali dei 4 Consiglieri di Per Israele, alcune senza motivazioni espresse, alcune con motivazioni strumentali ed in parte infondate.

Abbiamo continuato a lavorare, dopo aver indetto le elezioni per il 10/6, per completare la presentazione del Bilancio Consuntivo prima della decadenza effettiva e per evitare di lasciare aperte troppe situazioni: ringrazio tutti i Consiglieri di KEN ed Avram Hason per la serietà e dedizione dimostrata anche in questo ultimo e difficile frangente, ringrazio tutti i collaboratori, che in questi due anni hanno dimostrato la piena consapevolezza delle difficoltà che dovevamo fronteggiare, per lo spirito di collaborazione e l’impegno dimostrati e ringrazio tutti quegli iscritti che con la partecipazione, i consigli e l’appoggio ci hanno sostenuti.

Due sono le mie preoccupazioni principali in questo momento:

– l’uscita di scena, per motivi statutari, di ben 8 Consiglieri con esperienze e conoscenze che sarebbero state preziose ai nuovi Consiglieri per un avvio più morbido del nuovo mandato.

– la difficoltà di trovare nel Rabbinato un punto di riferimento per tutte le componenti di una Comunità così articolata e frammentata, che non può risolvere i propri problemi seguendo una logica solo “politica” e che ha assoluto bisogno di una guida “spirituale” capace di mediare e di aprirsi alle istanze ed alle esigenze di ogni ebreo, come la nostra storia millenaria ha dimostrato si possa e si debba fare per garantire la sopravvivenza stessa delle Comunità della diaspora.

Ci terrei infine a sottolineare che il mio rammarico maggiore sta nel fatto di non aver potuto portare a termine un progetto, condiviso dai miei compagni di lista, in cui credevo e che spero passi in buone mani, e soprattutto per la fine di una fase di oltre 30 anni al servizio della Comunità che ha condizionato e segnato tutta la mia vita.

Prima di passare all’analisi degli aspetti tecnici e numerici del Bilancio Consuntivo 2012 sul quale l’Assemblea è chiamata ad esprimere il proprio parere, desidero esprimere l’auspicio di un’ampia partecipazione al voto del 10/6 per il rinnovo del Consiglio e l’augurio ai nuovi eletti di poter lavorare in un clima più sereno di sincera e leale collaborazione e che, con nuove idee e nuovi stimoli, sappiano trovare valide soluzioni ai grandi temi che possano garantire il futuro e la ripresa della nostra Comunità.