Viaggio Ye’ud. Diario finale di un ‘esperienza indimenticabile

Giovani

di Naomi Stern

naomiGià quando si torna da un viaggio normale è difficile riprendere in mano la propria vita, le proprie abitudini e le attività quotidiane. Immaginatevi per di più di tornare a casa dopo aver passato una delle settimane più intense e interessanti della vostra vita, in un altro continente, insieme a 16 ragazzi sconosciuti ma molto simili a voi. È quello che è successo a me quando sono tornata a Milano, dopo il seminario di Ye’ud.

Ero partita con l’aspettativa di imparare molte cose interessanti e di fare nuove conoscenze. Ma mai mi sarei potuta immaginare la qualità delle esperienze che sarei andata a fare.

Nel briefing finale abbiamo tutti espresso il nostro feedback, il nostro ricordo più grande che ci porteremo dietro. Personalmente ho impresso nella mente il momento in cui, dopo aver visitato i tunnel sotterranei del Kotel, ho rivisto il cielo. Erano le 19:30, il cielo era senza una nuvola, di un blu elettrico che a Milano si vede solo quando salta la luce e i lampioni sono spenti. Un cielo pieno di stelle e senza inquinamento luminoso. Anche se in realtà delle luci c’erano, ed erano molto forti: i fari puntati contro il Muro del Pianto, uno dei luoghi più ricchi di energia al mondo.

naomi2Ogni volta che mi è capitato di trovarmi in questo luogo così speciale ho sempre provato emozioni diverse. Questa volta ero insieme a persone che conoscevo da un paio di giorni ma con cui mi sembrava di esser cresciuta. Non avevamo la stessa età: c’erano ragazzi di 19 anni come di 31. Venivamo da Milano, Torino, Trieste, Roma e Firenze, ma in quei momenti era come se venissimo tutti da una stessa città, o meglio, da una stessa famiglia.

Ho provato la sensazione di essere al centro di un gruppo, di un team e di una famiglia. Tutto questo a fianco del Kotel e sotto un cielo stellato. Questo è il ricordo che porterò sempre con me.

Durante il briefing finale ognuno di noi ha espresso le proprie sensazioni e pensieri riguardo alla settimana appena passata. C’era chi non dimenticherà mai la nostra aula #3. Non dei semplici banchi, delle sedie e una lavagna. Potremmo dire un luogo speciale in cui vari esperti e luminari si sono alternati in cattedra e ci hanno regalato delle idee, degli spunti e degli esempi di vita. Abbiamo ascoltato demografi, psicologi e giornalisti. Non c’è stato nessuno che non abbia lasciato il segno dentro di noi.

Un altro ragazzo non dimenticherà mai la gita al Suk. Un’esplosione di colori, profumi ed etnie, ma anche di sapori, spezie e consistenze. Tutto nel bel mezzo del venerdì prima delle elezioni politiche. Un venerdì che ha reso Gerusalemme il palcoscenico ideale per la Maratona che si allargava per tutte le strade della città. Ma anche un venerdì come tutti gli altri, pieno di cose da fare, comprare e cucinare per Shabbat. Tra medaglie, ristorantini scavati nella roccia e venditori urlanti per le strade, l’energia caotica e incessante che ci circondava era incalcolabile.
naomi5Ci sono state le gite: dal Monte Herzl alla Corte di Giustizia, dal Ministero degli Esteri a una serata a Tel Aviv. Momenti, sensazioni, frame di immagini ripensando alle quali mi viene automatico sorridere.

Ci sono stati momenti emozionanti, altri in cui il nostro spirito italiano non si riusciva a coniugare facilmente con quello israeliano, soprattutto durante la colazione, quando uova e cetrioli non combaciavano bene con le nostre abitudini. Siamo arrivati a un compromesso: la celebre fake Nutella e due fette di pane tostato. Per fortuna che la nostra Aula #3 era dotata di un bollitore. Da bravi italiani il caffè di prima mattina era un must imprescindibile per affrontare nella maniera migliore la giornata!

Atterrata a Milano, la mia valigia non è arrivata, rendendo tutti i problemi del ritorno ancora maggiori. Nonostante questo piccolo imprevisto che ha reso il mio viaggio ancora più indimenticabile, posso dire di essere tornata a casa arricchita. Non parlo solo di una ricchezza interiore o spirituale. Ho conosciuto 16 ragazzi talmente in gamba che ora, pensando al futuro delle comunità, posso essere consciamente tranquilla.

Nessuno di noi ha intenzione di abbandonare la propria nave. Ci sono ragazzi che presto diventeranno adulti e che terranno alto il nome delle Comunità Ebraiche italiane nel mondo. E su questo, a differenza delle probabilità che la mia valigia ritorni a casa sana e salva, sarei pronta a scommettere tutto anche oggi.