I Giovani e lo studio dei Profeti con rav Arbib

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Rav Arbib durante la lezione su Geremia

Lunedì 23 Maggio si è svolta, al Tempio di Via Guastalla, una lezione tenuta da Rav Alfonso Arbib in collaborazione con l’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia). Il tema della lezione è stato, come ha detto scherzosamente Rav Arbib, “non uno dei temi più frequentati”: il Profeta Yirmeyahu, noto in italiano come Geremia.

Si tratta di uno dei grandi profeti, quelli che scrivono le proprie profezie. Per essere più comprensibile, Rav Arbib ha iniziato raccontando la storia di Yirmeyahu dal punto di vista storico anziché teologico. Ha raccontato di come Yirmeyahu fosse ritenuto un profeta di sventura, in quanto predisse la distruzione del Bet HaMikdash, tanto che in italiano esiste il termine geremiadi, sinonimo di lamentele e previsioni catastrofiche. In contrasto con ciò, Arbib ha dedicato la lezione a un ragazzo romano che era stato aggredito a Milano poche ore prima perché indossava la kippah, e al quale ha augurato una buona guarigione.

Ha spiegato che i profeti più importanti, durante la loro vita, sono sempre stati figure scomode, soprattutto per i sovrani. Sono personaggi tormentati, che in vita vengono considerati quasi sempre eretici e solo dopo la morte vengono rivalutati. L’unico profeta che sia riuscito a diventare una guida già mentre era in vita è Moshe. Ma Geremia, a differenza di altri profeti suoi contemporanei come Isaia, non ha avuto un grande seguito neanche dopo la sua morte; infatti anche il movimento sionista delle origini rifiutava le sue idee, in quanto era ritenuto il profeta della distruzione, mentre loro cercavano di ricostruire. Un’eccezione in questo senso fu David Ben Gurion, che esaltò Geremia nei suoi scritti.

Nel corso della lezione Rav Arbib ha parlato della concezione di profeta (Eliyahu HaNavi, colui che riporta la parola di Dio)  secondo Moshe Ben Maimon (Maimonide), che nei suoi scritti riporta tre concezioni, accettando solo la terza:

  • Chiunque può essere profeta, è Dio a decidere chi lo diventa e chi no, concezione attribuita ad alcuni ebrei; Maimonide la rifiuta perché trova inconcepibile che un’analfabeta possa diventare un profeta;
  • Il profeta è una persona che possiede una forte predisposizione sia intellettuale che emotiva e la coltiva, e quando arriva alla profezia raggiunge la perfezione umana; concezione probabilmente di origine greca, viene scartata perché non include Dio, l’opposto della prima;
  • Una persona riceve la profezia a patto che raggiunga una serie di traguardi: deve entrare nel Pardes (acronimo di Peshat, Remez, Derash e Sod) senza morire o impazzire; deve far parte del mondo in cui vive senza farsi influenzare dalla “vanità del tempo”, ossia i luoghi comuni. Maimonide accetta questa concezione perché include sia Dio che l’uomo.

Partendo dall’aspetto storico, Rav Arbib ha raccontato in che contesto è vissuto Geremia: era nato all’incirca nel 650 avanti era volgare nel Regno di Giuda, che trecento anni prima si era separato dal Regno di Israele, che nel frattempo era stato distrutto dall’Impero Assiro e la sua popolazione in gran parte deportata. Al contrario il Regno di Giuda, guidato da Re Menashe, si era arreso ed era diventato uno stato vassallo; ciò comportò che da una parte l’economia prosperava, ma dall’altra erano stati importati elementi della religione assira, inclusi i sacrifici umani al dio Molekh. Il successore di Menashe, Yoshiyahu, ripristinò le vecchie tradizioni approfittando del fatto che l’Impero Assiro era in crisi, minacciato dall’avanzata babilonese.

Infine Rav Arbib ha spiegato il primo tema del libro di Geremia: il rapporto tra Yehuda ed Efraim.

Essi sono una metafora dei regni di Giuda e Israele, che Geremia aspirava a riunificare, e con essi le 10 tribù. Questo perché Efraim era figlio di Yosef (Giuseppe), e la sua stirpe aveva fondato il Regno di Israele. Purtroppo non erano molto accettate, poiché anni prima il Regno di Israele aveva attaccato il Regno di Giuda, facendo morti e prigionieri, e le ferite erano ancora aperte. Per queste idee Geremia venne considerato, oltre che profeta della distruzione, anche profeta della Gheula, la redenzione.