n° 5 - Maggio 2014

La forza della tradizione

2014
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n° 5 – Maggio 2014
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Caro lettore, cara lettrice,

la tentazione dell’Aventino è in agguato quando la delusione ci colpisce alle spalle, quando il malaffare intorbida le acque della res publica e il furto di alcuni azzera il buon governo di altri. L’immagine della Comunità è stata sporcata, le nostre tasche svuotate, ma c’è chi pensa bene sia meglio sfilarsi, prendere le distanze da una Comunità divenuta oggi più opaca. Sta accadendo a noi, qui, con lo scandalo dell’affaire Lainati e con la sottrazione di milioni di euro dalle nostre casse. Nei giorni passati, amici e conoscenti dichiaravano, delusi e amareggiati, di essere pronti ad imboccare la strada dell’Aventino, dell’esilio volontario: chi diceva “me ne vado, mi iscrivo alla Comunità di Venezia”, chi a quella di Napoli o di Casale Monferrato, chi minacciava la defezione tout court… Un Aventino fatto di facile corruccio, accompagnato dalla critica indignata di chi si chiama fuori e non si sporca mai le mani con il confronto da dentro, preferendo mettersi in cattedra da fuori che non partecipare a un ordinario Consiglio, sempre splendidi assenti alle umili Assemblee di Comunità ma sempre presenti quando si tratta di temi nobili o adunate patrizie. Sì, c’è anche chi, nel momento più nero e depresso della nostra piccola Comunità, pensa di abbandonare la barca, o chi, con labbra serrate dallo sdegno, contrabbanda la propria insipienza con una specie di scelta etica controcorrente e fuori dal coro. Sia chiaro: personalmente capisco le obiezioni, capisco le perplessità sulla leggerezza delle passate leadership, i dubbi e le domande sulla poca accortezza dimostrata dai politici, su una gestione che trascurava controlli contabili incrociati. Tuttavia, questo non è il momento di andarsene. Sarebbe un peccato. Un atto di sfiducia che l’ebraismo milanese non merita. Non dimentichiamoci che siamo la parte lesa e che le leadership di ieri e oggi sono vittime di un raggiro molto ben congegnato avvenuto con la complicità di un istituto bancario. Che persino i più accorti e sperimentati capitani di economia e finanza sono stati beffati (e l’entità della truffa ne denuncia la sofisticatezza). Senza contare che è stato grazie al Consiglio e al Presidente Meghnagi che il ladro è stato scoperto e denunciato alla Procura.

Mi considero da sempre una outsider, allergica alle facili etichette e non sono mai stata una paladina del “facciamo quadrato”. Ma stavolta no. Non si diserta quando c’è da combattere. La ferita inflitta a una Comunità che oggi sarebbe potuta essere economicamente sana e prospera, con una scuola piena di ragazzi grazie a rette più basse, con sussidi ai bisognosi e più servizi per tutti, ecco questa ferita merita di essere curata e non punita con la disaffezione. Viceversa, vorrà dire che hanno vinto loro, i ladri, che insieme ai soldi si sono presi anche l’anima. Mai come oggi servono tutte le voci, specialmente quelle del dissenso, purché non politicizzato. Mai come oggi la nostra piccola polis ha bisogno di un’agorà di scontro, incontro, confronto. Non certo di defezioni.

Fiona Diwan