Robert Capa e gli anni della guerra in Italia

di Roberto Zadik

CapaRaccontare e fotografare, a volte, possono essere due arti molti simili che rivelano fra loro interessanti punti di contatto e restituiscono intatte e vivide storie, vite e stati d’animo anche molto lontani dalla nostra contemporaneità.

Un esempio è sicuramente il lavoro del fotografo ebreo ungherese Robert Capa che, con le sue intensissime immagini, ha immortalato episodi e sofferenze della Seconda Guerra Mondiale, affermandosi a livello internazionale come uno dei migliori fotografi bellici di tutti i tempi, per poi morire, a soli 43 anni, nel 1954. Ora le sue istantanee, passate alla storia per la loro espressività, arrivano qui a Milano nella mostra “Robert Capa in Italia”.

L’iniziativa è in corso allo Spazio Oberdan fino al 26 aprile. Quale sarà l’oggetto della mostra? Concentrandosi sugli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale, dal 1943 al 1945, l’esposizione raccoglie settantotto immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero, scattate da Erno Friedmann, questo il vero nome di Capa, che documentano l’ingresso delle truppe angloamericane nel nostro Paese.

La mostra, curata da Beatrix Lengyel, permette al grande pubblico di ammirare la grande abilità del fotografo nel catturare col suo obbiettivo tutte le emozioni – disperazione, paura e senso di smarrimento – ma anche la speranza dei protagonisti di quei tremendi anni fra il 1943 e il 1945. Dallo sbarco in Sicilia all’arrivo a Anzio, egli testimoniò, con il linguaggio diretto e emozionante delle sue immagini, l’arrivo degli americani in un’Italia sconvolta dalla fame, dai bombardamenti e dai cupi anni del fascismo. Insomma un ritratto incisivo di un’epoca che troppo spesso sembra lontanissima mentre  sono passati solo settant’anni che, per i tempi della storia, è davvero poco.

Ma chi era Erno Friedmann, meglio conosciuto come Robert Capa? Un uomo coraggioso e appassionato, avventuroso e spesso spericolato, che nella sua folgorante carriera ha raccontato cinque guerre che hanno segnato il Novecento. Fra queste, la guerra di Spagna e la guerra arabo- israeliana nei suoi primi anni, nel 1948 appena dopo la nascita di Israele. Seguì questi conflitti come inviato della rivista Life, la stessa testata con cui collaborava l’esordiente Stanley Kubrick, stravagante, sognatore e  correligionario di Capa.

Tornando a Capa e al suo carattere, egli ha vissuto una vita breve ma molto intensa, fuggendo dalla sua Ungheria dopo la vittoria della destra nazionalista, essendo di religione ebraica e di sinistra. Girò l’Europa da vero “ebreo errante”, per citare un famoso libro di Joseph Roth. In pochi anni passò da Berlino, dove cominciò a scattare le sue prime istantanee con l’agenzia Dephot, a Parigi per arrivare a Londra e nel Nord Africa. In quel periodo, a causa dell’ascesa del nazismo e dell’inizio delle persecuzioni antiebraiche, cambiò il suo cognome decisamente ebraico, Friedmann, nel più asettico e sintetico Capa.

Fu proprio fra la fine degli anni ‘30 e l’inizio del decennio successivo che Capa si affermò a livello internazionale collaborando col cinema (sua la fotografia di “Notorius”, diretto dal geniale e misterioso Hitchcock) e diventando reporter di guerra per varie riviste e giornali dell’epoca e fondando la prestigiosa agenzia fotografica “Magnum”. Come si vede in questa mostra, egli si è gettato con il suo consueto coraggio fra le varie battaglie, a caccia di volti, attimi e vicende e di nuove storie da raccontare e da far conoscere al mondo, avventurandosi sulle montagne siciliane e calabresi o fra le milizie americane, con la passione e la curiosità che l’hanno sempre contraddistinto. La guerra e le sue inutili crudeltà furono sempre impresse nella sua mente, tanto che durante una guerra, quella d’Indocina, nel 1954 morì saltando su una mina, mentre stava fotografando qualche nuova immagine e la sua vita venne bruscamente e tragicamente interrotta.

“Robert Capa in Italia”. Mostra aperta dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.30, costo del biglietto 8 euro con riduzioni per studenti e over 65. Info e prenotazioni: Spazio Oberdan, Fondazione Cineteca Milano, Viale Vittorio Veneto 2, tel. 02 77406300.