Ricordando Baruch Mizrahi, un eroe fuori dagli schemi

di Nathan Greppi

A differenza dei mondi cristiano e islamico, in quello ebraico è più difficile entrare attraverso la conversione. Tuttavia, tra coloro che scelgono di farlo vi è chi ci ha creduto con tutto il cuore. A volte, tanto da morire per esso.

Domenica 30 aprile, poco prima di Yom Hazikaron, si è tenuta una commemorazione dedicata al combattente dell’Irgun Baruch Mizrahi, che rientra sicuramente tra gli eroi sopra descritti: nato musulmano, convertitosi all’ebraismo e morto combattendo per la causa sionista.

Secondo Ynet, alla nascita Mizrahi si chiamava Hamoudeh Abu al-Aynin, e veniva da una famiglia di musulmani nazionalisti della città di Safed. Tuttavia, a un certo punto si convertì all’ebraismo per poi unirsi al movimento giovanile sionista Betar, fondato da Vladimir Jabotinskij.

A causa delle sue attività, nel 1946 gli inglesi lo internarono in un campo di prigionia in Eritrea, dove venne ferito in una sparatoria. Un giorno, quando ricevette la visita dell’allora Rabbino Capo di Palestina Isaac Herzog, Mizrahi gli chiese di riportare il suo corpo in Israele nel caso fosse morto lì. E invece si riprese e riuscì a tornare nella sua terra, dove continuò a combattere finché, nell’aprile 1948, venne ucciso durante un’operazione di spionaggio vicino a Jenin. Aveva 22 anni, e non aveva figli.

Purtroppo, il suo corpo dovette aspettare più di vent’anni prima di poter ricevere la giusta sepoltura, poiché venne ritrovato solo nel 1968.

Il Consiglio Regionale di Samaria ha fatto in modo che il suo sacrificio venisse ricordato al pari di quello di qualunque soldato dell’IDF. Ogni anno, almeno una dozzina di persone provenienti dall’insediamento di Sa-Nur tengono una cerimonia in suo onore al cimitero di Netanya. Il capo del Consiglio, Yossi Dagan, ha dichiarato si sono presi la responsabilità di tenere viva la memoria di Mizrahi “soprattutto a causa del grande rispetto che abbiamo per i nostri combattenti. È inconcepibile che uno che ha dato la propria vita, cosi come la possibilità di farsi una famiglia, non abbia nessuno che possa ricordarlo”.