Rafi Eitan, spia del Mossad che catturò Adolf Eichmann

È morto Rafi Eitan, la mitica spia israeliana che catturò Adolf Eichmann

di Marina Gersony
Rafi Eitan, leggenda del Mossad, è deceduto il 23 Marzo a Tel Aviv. Aveva 92 anni. La notizia della sua morte è stata data dalla famiglia. Figura leggendaria in Israele e non solo, guidò nel 1960 la cattura di Adolf Eichmann, militare e funzionario SS tra i maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista.

La sua vita, ricca di colpi di scena, di missioni impossibili, di incontri e personaggi, è a dir poco degna di un romanzo. Tuttavia, l’operazione che lo ha reso noto in tutto il mondo è stata la cattura di Eichmann, l’uomo che coordinò le deportazioni diventando uno degli esecutori materiali più importanti nell’Olocausto. Come noto, Eichmann riuscì a fuggire dalla Germania, alla pari di molti nazisti, vivendo in Argentina sotto il falso nome di Riccardo Klement. Ma non gli è andata bene: il caso volle che suo figlio rivelò alla ragazza che frequentava la vera identità del padre. La giovane a sua volta lo riferì al proprio genitore, Lothar Hermann, un ebreo ceco scappato dall’Olocausto che ricollegò il cognome Eichmann a quello del nazista che tutto il mondo stava cercando. Da lì  iniziò prendere forma il piano per la sua cattura che ha fatto storia.

Già ufficiale dei servizi segreti, Eitan aveva ricevuto l’incarico di dirigere l’agenzia di intelligence interna Shin Bet. Ma fu successivamente, grazie alla sua posizione di Capo del coordinamento tra Shin Bet e Mossad, che gli fu possibile di portare a temine il più grande trionfo del post-Olocausto: Adolf Eichmann venne infatti rapito per strada dal Mossad e trasferito in segreto in Israele, per essere sottoposto nel 1961 al famosissimo processo relativo ai crimini che aveva compiuto nel corso della guerra.  Il resto è storia.

 Chi era Rafi Eitan?

Figlio di sionisti immigrati dalla Russia in Palestina nel 1923, Eitan nacque nel Kibbutz Ein Harod durante l’era del mandato. Suo padre, Noach Hantman, era un contadino e poeta e sua madre, Yehudit Volwelsky un’attivista politica. La coppia aveva quattro figli e viveva a Ramat HaSharon, all’epoca un piccolo insediamento di poche famiglie. Il giovane Eitan si diede da fare, studiò e si laureò alla London School of Economics. Tra le numerose biografie che circolano su di lui, si legge che già da ragazzino sia stato determinatissimo e politicamente impegnato: a soli 12 anni si unì all’Haganah e in seguito aiutò l’immigrazione clandestina di rifugiati ebrei dall’Europa in fuga dal nazismo. È solo l’inizio di una vita straordinaria e fuori dagli schemi di un uomo considerato tra i migliori agenti segreti di sempre.

Consigliere sull’antiterrorismo, imprenditore commerciale, politico, combattente nella guerra d’indipendenza, ufficiale degli 007 che ha condotto centinaia di operazioni segrete e altro ancora (tenne tra l’altro le fila di Jonathan Pollard, la spia Usa che passò ad Israele molte informazioni segrete dall’estate del 1984 al novembre del 1985), è davvero impossibile riassumere in poche righe le vicissitudini di una personalità così unica e speciale; una fra tutte quando, nel 1946, dovette attraversare vari canali di scarico maleodoranti per far saltare a Haifa il radar inglese sul Monte Carmelo che tracciava l’arrivo delle navi clandestine ebraiche: in quell’occasione gli affibbiarono il soprannome di “Rafi the stinker”, Rafi il puzzolente. E come non ricordare come tra una missione leggendaria e l’altra, trovasse anche il tempo per scolpire: pare che nel corso di 30 anni abbia realizzato un centinaio di opere poi esposte in un’importante mostra.

Come racconta il New York Times, «in tantissime operazioni di spionaggio e innumerevoli intrighi internazionali c’era il suo zampino», che si trattasse della sicurezza di Israele, di antiterrorismo, o di semplice ritorsione, come nell’uccisione dei palestinesi responsabili del massacro di Monaco, nel 1972.

Dopo Shabbat, la notizia della sua morte è apparsa sulla seguitissima pagina Facebook del Presidente Reuven Rivlin: che ha manifestato il suo dolore per la perdita di un guerriero coraggioso che ha dato il suo contributo alla sicurezza dello Stato d’Israele, «un combattente nell’anima, fedele alla missione e alla sua verità. Quest’oggi chiniamo il capo alla sua memoria, con profonda gratitudine e non meno ammirazione ci congediamo da lui».

(הלך מאיתנו לוחם אמיץ שתרומתו לביטחון מדינת ישראל עוד תילמד דורות רבים.
רפי היה לוחם בנשמתו, דבק במשימה ובאמת שלו.
אנו מרכינים היום ראש לזכרו ונפרדים ממנו בעצב וברגשי תודה והערכה עמוקים על כל פועלו למען העם והמדינה.

(תמונה: עמוס בן גרשום, לע”מ)